Papa

Santa Marta 29 aprile. «Una comunità cristiana è povera e in pace»

Alessandro de Carolis, Radio Vaticana martedì 29 aprile 2014
Ogni comunità cristiana dovrebbe confrontare la propria vita con quella che animava la prima Chiesa e verificare la propria capacità di vivere in “armonia”, di dare testimonianza della Risurrezione di Cristo, di assistere i poveri. Lo ha affermato Papa Francesco nell’omelia della Messa presieduta stamattina a Casa S. Marta. Il servizio di Alessandro De Carolis per la Radio Vaticana. Un’“icona” in tre “pennellate”: è quella che ritrae la prima comunità cristiana così come descritta dagli Atti degli Apostoli. Papa Francesco si sofferma sui “tre tratti” di questo gruppo, capace di piena concordia al suo interno, di dare testimonianza di Cristo al di fuori, di impedire che nessuno dei suoi membri patisse la miseria: le “tre peculiarità del popolo rinato”. L’omelia del Papa si sviluppa a partire da ciò che per tutta la settimana di Pasqua la Chiesa ha messo in luce: il “rinascere dall’Alto”, dallo Spirito, che dà vita – afferma – al primo nucleo dei “nuovi cristiani”, quando “ancora non si chiamavano così”: “’Aveva un solo cuore e un’anima sola’. La pace. Una comunità in pace. Questo significa che in quella comunità non c’era posto per le chiacchiere, per le invidie, per le calunnie, per le diffamazioni. Pace. Il perdono: ‘L’amore copriva tutto’. Per qualificare una comunità cristiana su questo, dobbiamo domandarci com’è l’atteggiamento dei cristiani. Sono miti, umili? In quella comunità ci sono liti fra loro per il potere? Liti d’invidia? Ci sono chiacchiere? Non sono sulla strada di Gesù Cristo. Questa peculiarità è tanto importante, tanto importante, perché il demonio cerca di dividerci sempre. E’ il padre della divisione”. Non che mancassero i problemi anche in quella prima comunità. Papa Francesco ricorda “le lotte interne, le lotte dottrinali, le lotte di potere” che pure sopraggiunsero più avanti. Per esempio, dice, quando le vedove si lamentarono di non essere assistite bene e gli Apostoli “dovettero fare i diaconi”. Tuttavia, quel “momento forte” dell’inizio fissa per sempre l’essenza della comunità nata dallo Spirito. Una comunità concorde e, secondo, una comunità di testimoni della fede, sulla quale Papa Francesco invita a confrontare ogni comunità di oggi: “È una comunità che dà testimonianza della risurrezione di Gesù Cristo? Questa parrocchia, questa comunità, questa diocesi crede davvero che Gesù Cristo è risorto? O dice: ‘Sì, è risorto, ma di qua’, perché lo crede qui soltanto, il cuore lontano da questa forza. Dare testimonianza che Gesù è vivo, è fra noi. E così si può verificare come va una comunità”. Terzo tratto su cui misurare la vita di una comunità cristiana sono “i poveri”. E qui, Papa Francesco distingue il metro di verifica in due punti: “Primo: com’è il tuo atteggiamento o l’atteggiamento di questa comunità con i poveri? Secondo: questa comunità è povera? Povera di cuore, povera di spirito? O mette la sua fiducia nelle ricchezze? Nel potere? Armonia, testimonianza, povertà e avere cura dei poveri. E questo è quello che Gesù spiegava a Nicodemo: questo nascere dall’Alto. Perché l’unico che può fare questo è lo Spirito. Questa è opera dello Spirito. La Chiesa la fa lo Spirito. Lo Spirito fa l’unità. Lo Spirito ti spinge verso la testimonianza. Lo Spirito ti fa povero, perché Lui è la ricchezza e fa che tu abbia cura dei poveri”. “Che lo Spirito Santo – conclude Papa Francesco – ci aiuti a camminare su questa strada di rinati per la forza del Battesimo”.