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Udienza generale. Papa Francesco: sperare significa essere in cammino con Cristo

mercoledì 21 dicembre 2016

Sperare” per il cristiano “significa la certezza di essere in cammino con Cristo verso il Padre che ci attende. La speranza mai è ferma, sempre è in cammino e ci fa camminare”. Lo ha ricordato papa Francesco all’udienza generale nell’Aula Paolo VI di fronte a 4mila fedeli.

Nel proseguire il ciclo di catechesi dedicate al tema della speranza nel tempo dell'Avvento, il Papa si è soffermato sull'incarnazione del Figlio di Dio, momento in cui la speranza entra nel mondo.


«Dalle letture traspare il senso del Natale: Dio adempie la promessa facendosi uomo; non abbandona il suo popolo, non abbandona il suo popolo, si avvicina fino a spogliarsi della sua divinità. In tal modo Dio dimostra la sua fedeltà e inaugura un Regno nuovo, che dona una nuova speranza all'umanità, e qual è questa speranza? La vita eterna.

Quando si parla di speranza, spesso ci si riferisce a ciò che non è in potere dell’uomo e che non è visibile. In effetti, ciò che speriamo va oltre le nostre forze e il nostro sguardo. Ma il Natale di Cristo, inaugurando la redenzione, ci parla di una speranza diversa, una speranza affidabile, visibile e comprensibile, perché fondata in Dio. Egli entra nel mondo e ci dona la forza di camminare con Lui, verso la pienezza della vita; di stare in maniera nuova nel presente, benché faticoso».

“Le proprie sicurezze non ci salveranno”, ha rimarcato a braccio il Papa, ricordando che l’unica “sicurezza che ci salva” è la “speranza in Dio”. “Quella ci salva, è forte, ci fa camminare nella vita con gioia, con voglia di fare il bene, con voglia di diventare felici per tutta l’eternità”.


La riflessione sui personaggi e i luoghi del Presepe


Nella catechesi, centrata sul tema della speranza, Francesco ha proposto un riflessione sui personaggi e i luoghi del Presepe. Innanzitutto Betlemme, che “non è una capitale, e per questo è preferita dalla provvidenza divina, che ama agire attraverso i piccoli e gli umili”.

Poi Maria, che “con il suo ‘sì’ ha aperto a Dio la porta del nostro mondo”. “Il suo cuore di ragazza era pieno di speranza, tutta animata dalla fede; e così Dio l’ha prescelta e lei ha creduto alla sua parola”.

Accanto a lei Giuseppe: “Anche lui ha creduto alle parole dell’angelo, e guardando Gesù nella mangiatoia, medita che quel Bambino viene dallo Spirito Santo, e che Dio stesso gli ha ordinato di chiamarlo così, ‘Gesù’. In quel nome c’è la speranza per ogni uomo, perché mediante quel figlio di donna, Dio salverà l’umanità dalla morte e dal peccato”. Quindi i pastori, “che rappresentano gli umili e i poveri che aspettano il Messia”, e il coro degli angeli che “annuncia dall’alto il grande disegno che quel Bambino realizza”, a ricordare che “la speranza cristiana si esprime nella lode e nel ringraziamento a Dio, che ha inaugurato il suo Regno di amore, di giustizia e di pace”.

Guarda il video della catechesi di papa Francesco:


Papa Francesco ha rivolto un appello di pace e riconciliazione per il Congo

“Un accorato appello a tutti i congolesi perché, in questo delicato momento della loro storia, siano artefici di riconciliazione e di pace”. Lo ha rivolto papa Francesco, al termine dell’udienza generale nell’aula Paolo VI, in Vaticano, “alla luce di un recente incontro – ha detto il Papa – che ho avuto con il presidente e il vicepresidente della Conferenza episcopale della Repubblica Democratica del Congo”.

“Coloro che hanno responsabilità politiche – ha aggiunto il Papa – ascoltino la voce della propria coscienza, sappiano vedere le crudeli sofferenze dei loro connazionali e abbiamo a cuore il bene comune”. “Nell'assicurare il mio sostegno e il mio affetto all'amato popolo di quel Paese – ha concluso – invito tutti a lasciarsi guidare dalla luce del Redentore del mondo e prego affinché il Natale del Signore apra cammini di speranza”.