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Papa. Agli studenti stranieri: servono intellettuali che si adoperino per la pace

giovedì 1 dicembre 2016

Lo studio deve servire “per il bene dell’umanità”. Così papa Francesco si è rivolto agli studenti internazionali, provenienti da 36 Paesi dei cinque Continenti, convenuti a Roma per il loro quarto Congresso mondiale organizzato dal Pontificio Consiglio per i migranti e gli itineranti.

Ricevendoli in udienza nella Sala Clementina, il Papa ha ricordato che “l’obiettivo da tenere sempre presente” è “costruire una società più sana”, ed “è importante che le nuove generazioni vadano in questa direzione, si sentano responsabili della realtà in cui vivono e artefici del futuro”.

“Alla concezione moderna dell’intellettuale, impegnato nella realizzazione di se stesso e in cerca di riconoscimenti personali, spesso senza tener conto del prossimo, è necessario contrapporre – ha sottolineato il Papa – un modello più solidale, che si adoperi per il bene comune e per la pace. Solo così il mondo intellettuale diventa capace di costruire una società più sana”. Infatti, ha ricordato, “chi ha il dono di poter studiare ha anche una responsabilità di servizio per il bene dell’umanità. Il sapere è una via privilegiata per lo sviluppo integrale della società; e l’essere studenti in un Paese diverso dal proprio, in un altro orizzonte culturale, permette di apprendere nuove lingue, nuovi usi e costumi. Consente di guardare il mondo da un’altra prospettiva e di aprirsi senza paura all’altro e al diverso. Questo porta gli studenti, e chi li accoglie, a diventare più tolleranti e ospitali”.

Papa Bergoglio ha poi chiesto di perseguire “un’educazione che insegni a pensare criticamente e che offra un percorso di maturazione nei valori”, perché “in questo modo, si formano giovani assetati di verità e non di potere, pronti a difendere i valori e a vivere la misericordia e la carità, pilastri fondamentali per una società più sana”.


“L’arricchimento personale e culturale permette ai giovani d’inserirsi più facilmente nel mondo del lavoro, assicurandosi un posto nella comunità e diventandone parte integrante. Da parte sua, la società è chiamata ad offrire alle nuove generazioni valide opportunità occupazionali, evitando la cosiddetta ‘fuga di cervelli’. Che qualcuno scelga liberamente di andare a specializzarsi e a lavorare all’estero, è cosa buona e feconda; invece è doloroso che giovani preparati siano indotti ad abbandonare il proprio Paese perché mancano adeguate possibilità di inserimento”, ha aggiunto Papa Francesco, ricevendo in udienza agli studenti internazionali.

Papa Bergoglio ha poi messo in guardia dall’“insorgere di certe chiusure, meccanismi di difesa di fronte alla diversità, muri interiori che non permettono di guardare il fratello o la sorella negli occhi e di accorgersi dei suoi reali bisogni”, invitando i presenti a “sviluppare una notevole capacità di adattamento, imparando a essere custodi degli altri come fratelli e del creato come casa comune, e questo – ha concluso il Pontefice – è decisivo per rendere il mondo più umano”.