Papa

Santa Marta. «La nostra è la Chiesa dei martiri, uniamoci ai fratelli perseguitati»

Alessandro Gisotti per Radio Vaticana martedì 21 aprile 2015
“La nostra Chiesa è Chiesa dei martiri”. Nella Messa mattutina a Casa Santa Marta, soffermandosi sulla lapidazione di Santo Stefano, Papa Francesco ricorda con parole commosse quanti oggi sono perseguitati e uccisi perché cristiani. E sottolinea che ci sono anche “martiri nascosti” che cercano strade nuove per aiutare i fratelli e per questo vengono perseguitati dai “Sinedri moderni”. Il servizio di Alessandro Gisotti:La Prima Lettura, tratta dagli Atti degli Apostoli, mostra il giudizio del Sinedrio contro Stefano e la sua lapidazione. Da questa scena drammatica si sviluppa l’omelia di Francesco che, nel cuore, porta i volti e le storie di tanti che anche oggi, come il primo martire della Chiesa, sono perseguitati e uccisi solo perché fedeli a Gesù. I martiri, osserva il Papa, non hanno bisogno di “altri pani”, il loro unico pane è Gesù. E sottolinea che Stefano “non aveva bisogno di andare al negoziato, ai compromessi”.La Parola di Dio dà fastidio ai cuori duriLa sua testimonianza è tale che i suoi detrattori “non riuscivano a resistere alla sapienza” e allo spirito “con cui egli parlava”. Come Gesù, anche Stefano deve affrontare falsi testimoni e la sollevazione del popolo che lo porta a giudizio. Stefano ricorda loro quanti profeti siano stati uccisi per essere stati fedeli alla Parola di Dio e quando “confessa la sua visione di Gesù”, allora i suoi persecutori si scandalizzano, si turano le orecchie per non sentirlo e poi lo trascinano fuori della città per lapidarlo. “La Parola di Dio sempre dispiace a certi cuori. La Parola di Dio dà fastidio, quando tu hai il cuore duro, quando tu hai il cuore pagano, perché la Parola di Dio ti interpella ad andare avanti, cercando e sfamandoti con quel pane del quale parlava Gesù. Nella Storia della Rivelazione, tanti martiri sono stati uccisi per fedeltà alla Parola di Dio, alla Verità di Dio”.Quanti Stefani nel mondo, perseguitati perché cristianiIl martirio di Stefano, prosegue, è simile a quello di Gesù: muore “con quella magnanimità cristiana del perdono, della preghiera per i nemici”. Questi che perseguitavano i profeti, come anche Stefano, evidenzia così Francesco, “credevano di dare gloria a Dio, credevano che con questo erano fedeli alla Dottrina di Dio”. Oggi, riprende, “vorrei ricordare che la Storia della Chiesa, la vera Storia della Chiesa, è la Storia dei Santi e dei martiri: perseguitati i martiri, tanti uccisi, da quelli che credevano di dare gloria a Dio, da quelli che credevano di avere ‘la verità’. Cuore corrotto, ma ‘la verità’”.“In questi giorni, quanti Stefani ci sono nel mondo! Pensiamo ai nostri fratelli sgozzati sulla spiaggia della Libia; pensiamo a quel ragazzino bruciato vivo dai compagni perché cristiano; pensiamo a quei migranti che in alto mare sono buttati in mare dagli altri, perché cristiani; pensiamo – l’altro ieri – a quegli etiopi, assassinati perché cristiani … e tanti altri. E tanti altri che noi non sappiamo, che soffrono nelle carceri, perché cristiani … Oggi la Chiesa è Chiesa di martiri: loro soffrono, loro danno la vita e noi riceviamo la benedizione di Dio per la loro testimonianza”.La nostra Chiesa è Chiesa di martiriCi sono, soggiunge, anche “i martiri nascosti, quegli uomini e quelle donne fedeli” alla “voce dello Spirito, che fanno strade, che cercano strade nuove per aiutare i fratelli e amare meglio Dio e vengono sospettati, calunniati, perseguitati da tanti "Sinedri moderni" che si credono padroni della verità: tanti martiri nascosti!”:  “E anche tanti martiri nascosti che per essere fedeli nella loro famiglia soffrono tanto per fedeltà. La nostra Chiesa è Chiesa di martiri. E adesso, nella nostra celebrazione verrà da noi il primo martire, il primo che ha dato testimonianza e più: e salvezza, a tutti noi. Uniamoci a Gesù nell’Eucaristia, e uniamoci a tanti fratelli e sorelle che soffrono il martirio della persecuzione, della calunnia e dell’uccisione per essere fedeli all’unico pane che sazia, cioè a Gesù”.