Papa

S. Marta del 24 aprile. Il Papa: lo Spirito rende liberi, no a compromessi e rigidità

Alessandro Gisotti - Radio Vaticana lunedì 24 aprile 2017

Non dimenticarsi mai che la nostra fede è concreta e rifiuta compromessi e idealizzazioni. Così Papa Francesco nella Messa mattutina a Casa Santa Marta, alla quale hanno preso parte anche i cardinali consiglieri del C9 che da oggi al 26 aprile si riuniscono con il Santo Padre. Il Pontefice ha messo l’accento sulla libertà che ci dona lo Spirito Santo che fa sì che l’annuncio del Vangelo avvenga senza compromessi e rigidità. Il servizio di Alessandro Gisotti per Radio Vaticana.

L’incontro di Nicodemo con Gesù e la testimonianza di Pietro e Giovanni dopo la guarigione dello storpio sono state al centro dell’omelia di Papa Francesco a Casa Santa Marta, nella prima Messa mattutina nella Domus dopo la pausa per le Festività pasquali. Gesù, ha osservato, spiega a Nicodemo con amore e pazienza che bisogna “nascere dall’alto”, “nascere dallo Spirito” e dunque passare “da una mentalità a un’altra”. Per capire meglio questo, ha detto, ci si può soffermare proprio a quanto narra la Prima Lettura, tratta dagli Atti degli Apostoli. Pietro e Giovanni hanno guarito lo storpio e i dottori della legge non sanno come fare, come “nascondere” questo, “perché la cosa è pubblica”. E nell’interrogatorio, “loro rispondono con semplicità” e quando gli intimano di non parlarne più, Pietro risponde: “No! Non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato. E … continueremo così”.


Il Verbo si è fatto carne, la nostra è una fede concreta
Ecco, ha detto il Papa, “la concretezza di un fatto”, “la concretezza della fede” rispetto ai dottori della legge che “vogliono entrare nei negoziati per arrivare a compromessi”: Pietro e Giovanni “hanno coraggio, hanno la franchezza, la franchezza dello Spirito”, “che significa parlare apertamente, con coraggio, la verità, senza compromessi”. Questo è “il punto”, “la concretezza della fede”:“Alle volte noi dimentichiamo che la nostra fede è concreta: il Verbo si è fatto carne, non si è fatto idea: si è fatto carne. E quando recitiamo il Credo, diciamo tutte cose concrete: ‘Credo in Dio Padre, che ha fatto il cielo e la terra, credo in Gesù Cristo che è nato, che è morto …’, sono tutte cose concrete. Il Credo nostro non dice: ‘Io credo che devo fare questo, che devo fare questo, che devo fare questo o che le cose sono per queste …’: no! Sono cose concrete. La concretezza della fede che porta alla franchezza, alla testimonianza fino al martirio, che è contro i compromessi o la idealizzazione della fede”.

A volte anche la Chiesa è caduta in una “teologia del si può e non si può”

Per questi dottori della legge, ha proseguito, il Verbo “non si è fatto carne: si è fatto legge: e si deve fare questo fino a qui e non di più”, “si deve fare questo” e non altro:“E così erano ingabbiati in questa mentalità razionalistica, che non è finita con loro, eh? Perché nella storia della Chiesa tante volte, ma, la Chiesa stessa che ha condannato il razionalismo, l’Illuminismo, poi tante volte è caduta in una teologia del ‘si può e non si può’, ‘fino a qui, fino a là’, e ha dimenticato la forza, la libertà dello Spirito, questo rinascere dallo Spirito che ti dà la libertà, la franchezza della predica, l’annuncio che Gesù Cristo è il Signore”.

Il Signore ci doni lo Spirito per annunciare il Vangelo senza rigidità
“Chiediamo al Signore – è stata l’invocazione del Papa – questa esperienza dello Spirito che va e viene e ci porta avanti, dello Spirito che ci dà l’unzione della fede, l’unzione delle concretezze della fede”: “‘Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va. Così è chiunque è nato dallo Spirito’: sente la voce, segue il vento, segue la voce dello Spirito senza conoscere dove finirà. Perché ha fatto un’opzione per la concretezza della fede e la rinascita nello Spirito. Il Signore ci dia a tutti noi questo Spirito pasquale, di andare sulle strade dello Spirito senza compromessi, senza rigidità, con la libertà di annunciare Gesù Cristo come Lui è venuto: in carne”.