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Focsiv. Migrazioni, il Papa: in tanti muoiono mentre si discute del loro destino

Redazione Internet lunedì 14 novembre 2022

L'udienza alla Focsiv

"Noi stiamo vivendo una civilta' dello scontro. Le guerre sono un grande scontro e oggi nessuno dubita che stiamo vivendo la terza guerra mondiale: in un secolo, uno scontro dietro l'altro, uno dietro l'altro... E non impariamo mai, a livello mondiale, ma anche a livello personale". Così papa Francesco parlando durante l'udienza alla Focsiv, la Federazione degli Organismi Cristiani di Servizio Internazionale e Volontariato, in occasione del 50esimo di Fondazione.

Il Papa chiede di sostenere "un reale sviluppo" di quei Paesi da dove partono tante persone in cerca di una vita migliore. "Pensiamo a quanti giovani - si legge nel discorso che il Pontefice ha consegnato ai volontari della Focsiv ricevuti in Vaticano - sono oggi costretti a lasciare la propria terra alla ricerca di un'esistenza dignitosa; a quanti uomini, donne e bambini affrontano viaggi disumani e violenze di ogni tipo, pur di cercare un domani migliore; a quanti continuano a morire sulle rotte della disperazione, mentre si discute sul loro destino o ci si gira dall'altra parte! Le migrazioni forzate, per fuggire a guerre, fame, persecuzioni o mutamenti climatici, sono uno dei grandi mali di questa epoca, che potremo affrontare alla radice solo assicurando un reale sviluppo in ogni Paese. E voi, volontari della Focsiv, siete impegnati anche su questo versante".

La Federazione degli Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontari celebra i 50 anni di attività nel mondo.​ QUI IL TESTO DEL DISCORSO

Il Papa dopo aver consegnato il discorso ha parlato a braccio. Ecco la trascrizione.

Grazie tante per questa visita, grazie tante a Lei, per le sue parole. Questo è il discorso che io devo leggere adesso, ma è meglio che voi lo leggiate a casa, e che in questo momento vi dica qualche cosa che mi venga dal cuore, d’accordo? Io lo do alla Presidente, lei si incarica di farlo conoscere.

Il volontariato è una delle tre cose che ho trovato in Italia come una caratteristica vostra, non l’ho trovato così altrove. Le altre cose sono gli oratori parrocchiali, al nord soprattutto, e poi le associazioni di aiuto economico, bancario, perché la gente prenda lì il mutuo e vada avanti, un aiuto di tipo economico. Tre cose tipicamente italiane.

Prendo la prima:

Il volontariato. È una delle cose più belle. Perché ognuno con la propria libertà sceglie di fare questo cammino che è un cammino di uscita verso l’altro, uscita con la mano tesa, un cammino di uscita per preoccuparsi degli altri. Si deve fare un’azione. Io posso rimanere a casa seduto, tranquillo, guardando la tv o facendo altre cose… No, io mi prendo questa fatica di uscire. Il volontariato è la fatica di uscire per aiutare altri, è così. Non c’è un volontariato da scrivania e non c’è un volontariato da televisione, no. Il volontariato è sempre in uscita, il cuore aperto, la mano tesa, le gambe pronte per andare. Uscire per incontrare e uscire per dare. Queste due parole voglio riprenderle.

Uscire per incontrare. Noi stiamo vivendo una civiltà dello scontro. Le guerre sono un grande scontro e oggi nessuno dubita che stiamo vivendo la terza guerra mondiale: in un secolo, uno scontro dietro l’altro, uno dietro l’altro… E non impariamo mai, a livello mondiale, ma anche a livello personale. Quante volte si prendono decisioni in base allo scontro: “Tu chi sei?” – “No, io non so chi sono, ma sono contro questo e contro questo”. La propria identità è essere-contro, scontrarsi. Invece la strada che voi proponete, che voi vivete, e che è una vera proposta cristiana è l’incontro per risolvere, per risanare lo scontro. Noi stiamo vivendo la civiltà dello scontro. È più facile dire “io sono contro questo, contro quello, contro quell’altro”, che dire “io sono con”. Ci costa più fatica questo. E voi uscite per trovare gente, per trovare uomini e donne che hanno bisogno di aiuto, hanno bisogno della mano tesa, per camminare insieme, con, non contro.

Questo è il vostro volontariato, e lo fate senza stipendio; sì forse vi danno qualcosa per il bus, il biglietto, ma niente di più. Senza stipendio, non per guadagnarti la vita, ma per vocazione. Ed è un investimento del vostro tempo che rende feconda la vita degli altri. Continuate su questa strada del volontariato, è una delle ricchezze della vostra cultura italiana.

Se ci sono dei problemi – sempre ci saranno dei problemi, dappertutto – i problemi non vanno risolti come fa lo struzzo mettendo la testa sotto terra, i problemi si risolvono camminando, andando, litigando… Sì, litigando, fa bene! A volte fa bene una bella litigata… E capirsi bene ma come fratelli, litigando come fratelli, i buoni fratelli sanno litigare bene. Io ricordo una volta – una cosa famigliare – noi siamo in cinque e mio fratello, il secondo, si è arrabbiato con la terza, entrambi già sposati, grandi e si sono detti (cose) di tutti i colori! Io lì che li ascoltavo, pensavo: “Dio mio, questi non se le mandano a dire!”. “Tu hai fatto… tu sei una cretina… tu sei questo, quell’altro…”. Di tutto. Poi si sono fermati. E mio fratello ha detto: “Io me ne vado perché ho da fare… Ciao bella!”. Un bacio ed è finita. I fratelli sanno discutere ma senza arrivare a distruggere l’essenziale che è il legame fraterno. Noi dobbiamo fare questo, cercare la verità, ci sono punti di vista diversi, si discute, bene, ma quello non si tocca, quello rimane sempre, la fratellanza. E il volontariato è un inno alla fratellanza, è un inno ad andare avanti così. Per questo, continuate ad andare avanti così, ad aiutare in questo senso, aiutare dando una mano alla gente.

Questo volevo dirvi prima di dare la benedizione e di salutarvi. Sono contentissimo di questo che voi fate. Continuate, e che si uniscano a voi altre persone per fare questo bel lavoro di umanità. Grazie!