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Udienza. Il Papa ai medici: curare è rispettare dono della vita dall'inizio alla fine

Redazione Internet sabato 22 giugno 2019

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"Siete chiamati a dare le cure con delicatezza e rispetto della dignità e dell'integrità fisica e psichica delle persone. Siete chiamati ad ascoltare con attenzione, per rispondere con parole adeguate, che accompagnino i gesti di cura rendendoli più umani e quindi anche più efficaci. Siete chiamati a incoraggiare, a consolare, a rialzare, a dare speranza". Lo ha detto papa Francesco ai medici della Federazione Internazionale delle Associazioni Mediche Cattoliche (FIAMC), in udienza.

"Curare vuol dire rispettare il dono della vita dall'inizio fino alla fine. Non siamo noi i proprietari: la vita ci viene affidata, e i medici ne sono i servitori". "Non si può curare ed essere curati senza speranza; in questo siamo tutti bisognosi e riconoscenti a Dio, che ci dona la speranza. Ma anche riconoscenti verso quanti lavorano nella ricerca medica". Il Papa ha ricordato che "negli ultimi cent'anni i progressi sono stati grandissimi. Vi sono nuove terapie e numerosi trattamenti in stato di sperimentazione. Tutte queste cure erano impensabili nelle generazioni passate. Possiamo e dobbiamo alleviare la sofferenza ed educare ciascuno a diventare più responsabile della propria salute e della salute di vicini e parenti".

La missione dei medici "è nello stesso tempo una testimonianza di umanità, un modo privilegiato di far vedere, di far sentire che Dio, nostro Padre, si prende cura di ogni singola persona, senza distinzione. Egli vuole servirsi per questo - ha aggiunto il Papa - anche delle nostre conoscenze, delle nostre mani e del nostro cuore, per curare e guarire ogni essere umano, perché ad ognuno egli vuole dare vita e amore. Questo esige da voi competenza, pazienza, forza spirituale e solidarietà fraterna. Lo stile di un medico cattolico unisce la professionalità alla capacità di collaborazione e al rigore etico. E tutto ciò va a beneficio sia dei malati sia dell'ambiente in cui operate. Molto spesso, lo sappiamo, la qualità di un reparto è data non tanto dalla ricchezza delle strumentazioni di cui è dotato, ma dal livello di professionalità e di umanità del primario e della squadra dei medici".