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Sofia. Papa in Bulgaria: ponte Est-Ovest, non sia indifferente a chi bussa ai confini

Gianni Cardinale, inviato in Bulgaria domenica 5 maggio 2019

La prima giornata della visita di Papa Francesco in Bulgaria è finita nella serata di domenica con un simpatico fuori programma. Al termine della messa celebrata 
nella Piazza Knyaz Alexandar I, a Sofia, prima di salire in auto
per fare rientro in nunziatura il Pontefice, sentendo un
 gruppo di giovani che lo acclamava a gran voce "Papa Francesco,
 Papa Francesco", si è diretto verso di loro e ha rivolto loro 
alcune parole. "Voi siete giovani e sapete fare chiasso - ha
 detto il Papa, dopo aver fatto il gesto di abbassare un po’ il
 volume -. Ma vi faccio una domanda: sapete fare silenzio nel
cuore e trovare nel cuore i sentimenti più nobili? Questo è
bello, è un modo di pregare. Ma continuate pure a fare chiasso".
 Poi, prima di andarsene: "Ma sempre fare chiasso e anche un
pochettino di silenzio nel cuore".

Il botta e risposta testimonia il clima di gioia e semplicità che caratterizza il 29mo viaggio apostolico di papa Francesco.
È domenica sera e il successore di Pietro ha appena finito di celebrare la messa per i “suoi” fedeli. Ne sono arrivati circa dodicimila, molti di più dei 7/8mila previsti. Nell'omelia il pontefice esorta il “piccolo gregge” che lo sta ascoltando. "Non abbiate paura di essere i santi
 di cui questa terra ha bisogno – dice -, una santità che non vi toglierà 
forza, non vi toglierà vita o gioia; anzi, proprio al contrario,
 perché giungerete voi e i figli di questa terra ad essere quello
che il Padre sognò quando vi creò".

La Messa in piazza è l’ultimo appuntamento di una giornata segnata dall'incontro con le autorità civili e con le alte gerarchie della Chiesa ortodossa, maggioritaria nel Paese.

Sono le 10 (ora di Sofia, le 9 in Italia) quando papa Francesco viene accolto in aeroporto dal premier Boyko Borisov e quindi si reca a visitare il presidente Rumen Radev. Il cielo è nuvolo ma non piove. Non ci sono grandi folle ad attenderlo sulle strade, ma i fedeli della Chiesa di Roma qui sono appena l’1 per cento e il bagno di fedeli ci sarà nel pomeriggio e soprattutto oggi a Rakovsky, città in cui la maggioranza della popolazione è cattolica.

Nella piazza Atanas Burov c’è lo scambio di discorsi con il presidente Radev. Parla il Papa e sottolinea che la Bulgaria è un Paese “ponte fra est e ovest”, capace di “favorire l’incontro tra culture, etnie, civiltà e religioni differenti, che da secoli hanno qui convissuto in pace”. Un Paese che conosce il “dramma dell’emigrazione” – e dell’inverno demografico – e per questo si permette di “suggerire di non chiudere gli occhi, il cuore e la mano” a chi bussa ai suoi confini per sfuggire “a guerre e conflitti o alla miseria”.

Durante il volo da Fiumicino il Pontefice ha salutato, come fa sempre, i giornalisti al seguito. Scambiando con loro alcune battute.

Ad Eva Fernandez della spagnola Radio Cope che gli chiede se visiterà il proprio Paese nel 2021 per i 500 anni della conversione di Sant’Ignazio, dice che “ci penserà”. A Vera Scherbakova di Itar-Tass che gli fa notare come siamo vicini alla Russia risponde con un sorriso: “devo farci un salto”. A Enzo Romeo del Tg2 che gli dona il suo ultimo libro “Salvare l’Europa”, commenta: “Mi piace questo titolo!” e poi, con tono scherzoso, aggiunge: “Non hanno voluto citare le radici cristiane ma Dio si è ‘vendicato’”.
Nel suo primo discorso in terra bulgara – alle autorità e alla società civile - Papa Francesco sottolinea due punti: la sua visita “intende idealmente riallacciarsi” a quella, la prima di un pontefice, realizzata da Giovanni Paolo II nel 2002, e poi si svolge “nel grato ricordo” della presenza a Sofia di Angelo Giuseppe Roncalli, come visitatore e delegato apostolico, che da papa convocò il Concilio che diede “grande impulso e incisività allo sviluppo dei rapporti ecumenici”.

Il Pontefice saluta i leader delle comunità religiose presenti in piazza e ribadisce che "ogni religione” è “chiamata a promuovere armonia e concordia”, e quindi deve aiutare “la crescita di una cultura e di un ambiente permeati dal pieno rispetto per la persona umana e la sua dignità, instaurando vitali collegamenti fra civiltà, sensibilità e tradizioni diverse e rifiutando ogni violenza e coercizione”. In questo modo “si sconfiggeranno coloro che cercano con ogni mezzo di manipolarla e strumentalizzarla".
Dopo l’incontro con le autorità civili, arriva quello delicato con la Chiesa ortodossa bulgara, storicamente molto rigida nel dialogo ecumenico, tanto da escludere ogni liturgia o preghiera comune con esponenti di altre confessioni cristiane.

Al Papa infatti viene concesso esclusivamente di raccogliersi in silenziosa orazione nella cattedrale del Patriarcato, davanti ad un’immagine dei Santi Cirillo e Metodio, i grandi evangelizzatori di queste terre.
Nella chiesa intitolata a San Alexander Nevsky il Pontefice è accompagnato solo dal metropolita dell’Europa occidentale e centrale Antonio.

In precedenza papa Francesco ha incontrato il Patriarca Neofit e il Santo Sinodo, presente anche l’ex re Simeone II.

Nel suo discorso il vescovo di Roma ha espresso il desiderio che un giorno si possa raggiungere la piena comunione tra le due Chiese. Indicando però le tre dimensioni che nel frattempo possono accompagnare il cammino verso questa meta: “l’ecumenismo del sangue” con il martirio patito dai cristiani di tutte le confessioni, “l’ecumenismo del povero” con la collaborazione possibile in campo caritativo, “l’ecumenismo della missione” con la sottolineatura della priorità comune di trasmettere la fede alle nuove generazioni che altrimenti saranno tentate “di prestare fiducia alle tante sirene ingannevoli della società dei consumi”.
Il Patriarca Neofit da parte sua ha sottolineato il “reciproco rispetto” che caratterizza i rapporti tra le due Chiese. "Cerchiamo per quanto sia possibile – ha aggiunto - di seguire il Suo operato e siamo felici
quando sentiamo le Sue forti parole in difesa delle radici
cristiane dell’Europa e apprezziamo i Suoi moniti per le sfide
che potrebbero degenerare in una persecuzione fisica dei
cristiani nei loro paesi. Su questi temi le nostre opinioni
coincidono pienamente".

Terminata la preghiera in silenzio papa Francesco ha recitato il Regina Coeli davanti ad una piccola folla di fedeli.

E ha ricordato di nuovo la figura di Roncalli, a giusto titolo ricordato in queste contrade come “il santo bulgaro”. Nel pomeriggio, dopo il pranzo consumato nella nunziatura apostolica, il Papa ha presieduto la messa in piazza Kniaz Alexandar I. Oggi, dopo la visita privata al campo profughi “Vrazhdebna”, lo spostamento a Rakovsky, vicino Plovdiv, con la celebrazione liturgica in cui prenderanno la prima comunione più di 200 bambini.