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Te Deum. Papa Francesco: ancora oggi ci sono forme indegne di schiavitù, anche a Roma

Vatican News - Barbara Castelli martedì 1 gennaio 2019

“È l’amore che dà pienezza a tutto” e Gesù, il “concentrato” di tutto l’amore che Dio nutre per ogni essere umano, nasce per “riscattare”, per “far uscire da una condizione di schiavitù e restituire alla libertà, alla dignità e alla libertà”. Lo sottolinea Papa Francesco celebrando i primi vespri della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio. Il Padre Celeste è “nato da donna” perché noi “potessimo ricevere la pienezza della nostra umanità”: “dal suo abbassamento siamo stati risollevati. Dalla sua piccolezza è venuta la nostra grandezza. Dalla sua fragilità, la nostra forza. Dal suo farsi servo, la nostra libertà”.

Ne dà notizia Vatican News.


Dolore per le odierne forme di schiavitù

In questo anno che volge al termine, il Pontefice riconosce con dolore e rammarico che, ancora oggi, sono tante le “condizioni di schiavitù”, “indegne”, che prostrano uomini e donne, anche nella città di Roma.

Penso, in particolare, a quanti vivono senza una dimora. Sono più di diecimila. D’inverno la loro situazione è particolarmente dura. Sono tutti figli e figlie di Dio, ma diverse forme di schiavitù, a volte molto complesse, li hanno portati a vivere al limite della dignità umana. Anche Gesù è nato in una condizione simile, ma non per caso, o per un incidente: ha voluto nascere così, per manifestare l’amore di Dio per i piccoli e i poveri, e così gettare nel mondo il seme del Regno di Dio, Regno di giustizia, di amore e di pace, dove nessuno è schiavo, ma tutti sono fratelli, figli dell’unico Padre.

Una realtà a cui la Chiesa, madre, non vuole semplicemente rivolgere uno sguardo assistenziale, ma essere “dentro”, “vicina a queste persone e a queste situazioni”, come la Vergine Maria ha accolto e abbracciato il Figlio di Dio.

La pienezza del tempo

Nel corso dell’omelia, Papa Bergoglio riflette sull’espressione “pienezza del tempo”. Gesù, di cui da poco abbiamo celebrato la nascita, è la stella polare della storia.

Certo, per il momento è quasi invisibile e insignificante, ma nel giro di poco più di trent’anni, quel Gesù sprigionerà una forza inaudita, che dura ancora e durerà per tutta la storia. Questa forza si chiama Amore. È l’amore che dà pienezza a tutto, anche al tempo; e Gesù è il “concentrato” di tutto l’amore di Dio in un essere umano.

Gesù spezza le catene del peccato

La missione del “Figlio di Dio”, sottolinea il Pontefice, è quella di “riscattare” l’uomo, restituendogli la libertà. “La schiavitù” a cui fa riferimento l’apostolo Paolo, prosegue, è quella dei “precetti da osservare”, la “Legge” che educa l’uomo ma non lo libera “dalla sua condizione di peccatore”, anzi, per così dire lo “inchioda”, “impedendogli di raggiungere la libertà del figlio”.

Dio Padre ha mandato nel mondo il suo Figlio Unigenito per sradicare dal cuore dell’uomo la schiavitù antica del peccato e così restituirgli la sua dignità. Dal cuore umano infatti – come insegna Gesù nel Vangelo (cfr Mc 7,21-23) – escono tutte le intenzioni malvagie, le iniquità che corrompono la vita e le relazioni.

La visita alla medicheria e la sosta al Presepe

Nella Basilica Vaticana è stato poi esposto il Santissimo Sacramento, prima di intonare il tradizionale inno Te Deum di ringraziamento a conclusione dell’anno civile. Finita la celebrazione, Papa Francesco, accompagnato dall’elemosiniere pontificio cardinale Konrad Krajewski, ha fatto una sosta negli spazi per i senzatetto – bagni, docce, barberia, ambulatorio medico – realizzati sotto il colonnato berniniano. Dopo essersi intrattenuto con le persone radunatesi in piazza San Pietro, il Pontefice ha pregato dinanzi al Presepe, realizzato in sabbia dal team “Sultans of sand” e donato dal comune di Jesolo e dal patriarcato di Venezia.