Papa

L'udienza in Aula Nervi. E Frate Mago spiazza anche papa Francesco

Vincenzo Varagona lunedì 14 ottobre 2019

Papa Francesco ride agli scherzi di frate Mago

«Santità, mi dica una carta….». «Sì… il tre di denari…». «Santità, abbia pazienza, ma temo che quella carta si trovi esattamente sotto il suo zucchetto… permette?». Così padre Gianfranco Priori, in arte Frate Mago, con delicatezza solleva lo zucchetto bianco dal capo del Papa, lo prende in mano, ci infila la sua, e con maestria ne estrae la carta, proprio il tre di denari, lasciando il pontefice a bocca aperta. Pochi secondi, poi il papa esclama, divertito… «Ma qui c’è il diavolo…. ».

Siamo nella sala Nervi, dove Francesco venerdì scorso ha ricevuto i cappuccini delle Marche. Sono una settantina. «Un incontro nato per caso – spiega padre Gianfranco – il 16 giugno il padre provinciale, pranzando con il Papa a Camerino, in occasione della visita nella città colpita dal terremoto, gli consegna una lettera con la quale chiede di poter essere ricevuto in Vaticano con i confratelli. Passano poche settimane e incredibilmente ci arriva la convocazione, con la data: il 10 ottobre. Così siamo andati…». Tre ore e mezzo di incontro, informale, senza protocollo. Il Papa risponde alle domande dei religiosi. Dice di essere fisicamente in forma, consegna le sue raccomandazioni pastorali: «Siate semplici, autentici».

«Una catechesi – precisa padre Gianfranco – incentrata sul dialogo, condotta in modo cordiale, come solo papa Francesco sa fare. Abbiamo offerto alcuni doni della terra marchigiana e quelli provenienti dai luoghi del mondo in cui i cappuccini sono in missione». A un certo punto padre Gianfranco viene invitato a improvvisare un piccolo spettacolo. Il religioso si avvicina e i due si guardano negli occhi. Il Papa lo fissa come a dire: ma noi ci conosciamo. E Frate Mago gli ricorda: «Santità, noi ci siamo incontrati a Santa Marta, cinque anni fa. Fu lei, benedicendo le carte, le cordicelle, a esclamare ridendo: Ma tu sei un mago!».

Il Papa mostra di ricordare tutto, compresa quella parola con cui aveva sdoganato decenni di chiusure, rispetto a un termine che racchiude un mondo “difficile”. E lo sfida: «Fammi vedere quello che sai fare!». Così Frate Mago decolla e mentre agita cordicelle, cerchi e smazza le carte, il Papa si diverte, ride di gusto, si stupisce, perché il cappuccino marchigiano gli indovina tutte le carte, e lui, come tanti, come tutti, non capisce come faccia.

Mentre gioca, però, Frate Mago gli racconta l’ultima vera magia: lui rettore del Santuario dell’Ambro, immerso nei Sibillini, distrutto dal terremoto del 2016, in pochi mesi è riuscito a rimetterlo in piedi, unico edificio sacro nelle quattro regioni colpite dal sisma. Ha ottenuto un finanziamento privato di un milione e mezzo di euro da una banca locale. A dicembre la chiesa è stata riaperta, rimettendo in moto tutta l’economia della zona, che era abbandonata e depressa. La gente del posto ha definitivo tutta l’operazione un miracolo.

Il Santuario in questi 10 mesi ha registrato una folla impressionante di fedeli e turisti, come mai se n’erano visti prima. Un altro miracolo Frate Mago l’aveva compito nei 15 anni di responsabilità delle missioni cappuccine in Etiopia e Benin, portando le adozioni internazionali da 1.500 a 7.000, una cifra record mai più eguagliata.

Il Papa si diverte e ascolta, si compiace e lo incoraggia ancora, perché il compito di padre Gianfranco non è concluso. Francesco continua a scegliere carte, Frate Mago continua a indovinarle senza vederle. È uno spettacolo nello spettacolo, osservarli, mentre si studiano, mentre cresce la loro complicità. E alla fine padre Gianfranco prima gli consegna una lettera con l’invito a visitare il Santuario di cui è rettore, poi sfodera il volume che gli hanno dedicato le Paoline, che in copertina riporta proprio le foto dell’incontro di cinque anni prima in Santa Marta. Il Pontefice lo prende e lo firma. Il suggello di una splendida amicizia.