Papa

Bratislava. Il Papa alla comunità ebraica: nella Shoah atti indicibili di disumanità

Mimmo Muolo, inviato a Bratislava lunedì 13 settembre 2021

Papa Francesco a Bratislava incontra i membri della comunità ebraica

Francesco si "inchina" commosso davanti alla memoria di 100mila ebrei slovacchi uccisi durante la seconda Guerra Mondiale. Nella piazza Rybné nàmestie, dove sorge il memoriale proprio nel luogo della sinagoga distrutta, il Papa scandisce: "Il nome di Dio è stato disonorato: nella follia dell'odio". E questo avviene quando "si viola la dignità unica e irripetibile dell'uomo, creato a sua immagine". "Qui - ribadisce - il nome di Dio è stato disonorato, perché la blasfemia peggiore che gli si può arrecare è quella di usarlo per i propri scopi, anziché per rispettare e amare gli altri". Parole forti che il Pontefice pronuncia davanti alla comunità ebraica locale e al mondo. "Qui davanti alla storia del popolo ebraico, segnata da questo affronto tragico e inenarrabile, ci vergogniamo ad ammetterlo: quante volte il nome ineffabile dell'Altissimo è stato usato per indicibili atti di disumanità. Quanti oppressori hanno dichiarato: "Dio è con noi". Ma erano loro a non essere con Dio".

Il Papa ha però voluto anche lanciare un messaggio di speranza. "Non solo la distruzione e la morte ad avere l'ultima parola". "Qui insieme affermiamo davanti a Dio la volontà di proseguire nel cammino di avvicinamento e di amicizia". E anche Richard Duda, presidente dell'Unione Centrale delle Comunità Religiose Ebraiche della Repubblica Slovacca, nel suo saluto ha rimarcato lo stesso concetto: "Per la comunità ebraica in Slovacchia - ha detto -, oggi è una svolta, un momento storico, perché i Suoi passi come Pontefice L’hanno portata in questo luogo di ricordo delle vite perdute di migliaia dei membri della nostra comunità. Apprezziamo molto questo gesto. Non si devono dimenticare gli errori del passato per non ripeterli mai più. Che questo luogo possa anche trasmettere il messaggio sulla collaborazione tra i cristiani e gli ebrei. Negli ultimi anni cerchiamo di intensificarla".

Al saluto del presidente si sono poi unite le testimonianze del professor Lang, un sopravvissuto e di una suora. Papa Bergoglio ha risposto così: "Cari fratelli e sorelle, la vostra storia è la nostra storia, i vostri dolori sono i nostri dolori". Aggiungendo poi: "Questo è per noi il tempo in cui non si può più oscurare l’immagine di Dio che risplende nell’uomo. Aiutiamoci in questo. Perché anche oggi non mancano idoli vani e falsi che disonorano il nome dell’Altissimo. Sono quelli del potere e del denaro che prevalgono sulla dignità dell’uomo, dell’indifferenza che gira lo sguardo dall’altra parte, delle manipolazioni che strumentalizzano la religione, facendone questione di supremazia oppure riducendola all’irrilevanza. E ancora, sono la dimenticanza del passato, l’ignoranza che giustifica tutto, la rabbia e l’odio. Siamo uniti – lo ribadisco – nel condannare ogni violenza, ogni forma di antisemitismo, e nell’impegnarci perché non venga profanata l’immagine di Dio nella creatura umana".

Anche nei rapporti reciproci dunque " è bene proseguire, nella verità e con sincerità, nel percorso fraterno di purificazione della memoria per risanare le ferite passate, così come nel ricordo del bene ricevuto e offerto". Perciò il Papa ha voluto concludere: "Il mondo ha bisogno di porte aperte. Sono segni di benedizione per l’umanità". Di qui l'auspicio finale: "Qui, in questa terra slovacca, terra d’incontro tra est e ovest, tra nord e sud, la famiglia dei figli di Israele continui a coltivare questa vocazione, la chiamata a essere segno di benedizione per tutte le famiglie della terra. La benedizione dell’Altissimo si riversa su di noi quando vede una famiglia di fratelli che si rispettano, si amano e collaborano. Vi benedica l’Onnipotente, perché in mezzo a tanta discordia che inquina il nostro mondo possiate essere sempre, insieme, testimoni di pace. Shalom! ".