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Angelus. Papa Francesco: trasformiamo beni e ricchezze in relazioni

Redazione Internet lunedì 23 settembre 2019

Ma cosa significa "farsi amici con il denaro"? E quale è l'uso della ricchezza cui Gesù fa riferimento in relazione alle "dimore eterne"? La parabola dell'amministratore disonesto nel Vangelo di questa domenica interroga il cristiano e lo invita a farsi "scaltro" nell'assicurarsi non il successo mondano ma la vita eterna, dando valore più alle persone e alle relazioni che ai beni e alle ricchezze possedute.
"La ricchezza disonestà è il denaro - detto anche sterco del diavolo - e in generale i beni materiali". Lo ha sottolineato papa Francesco all'Angelus, commentando le letture del giorno. "La ricchezza può spingere a erigere muri, creare divisioni e discriminazioni - ha osservato -. Gesù, al contrario, invita i suoi discepoli ad invertire la rotta: 'Fatevi degli amici con la ricchezza'". "È un invito a saper trasformare beni e ricchezze in relazioni, perché le persone valgono più delle cose e contano più delle ricchezze possedute - ha spiegato il Pontefice -. Nella vita, infatti, porta frutto non chi ha tante ricchezze, ma chi crea e mantiene vivi tanti legami, tante relazioni, tante amicizie attraverso le diverse 'ricchezze', cioè i diversi doni di cui Dio l'ha dotato".

Il Papa ha comunque puntato il dito contro il "farsi amici con la corruzione, e ottenere gratitudine con la corruzione, come purtroppo è consuetudine oggi". "Ma Gesù indica anche la finalità ultima della sua esortazione: 'Fatevi degli amici con la ricchezza, perché essi vi accolgano nelle dimore eterne'", ha proseguito il Papa. "Ad accoglierci in Paradiso, se saremo capaci di trasformare le ricchezze in strumenti di fraternità e di solidarietà, non ci sarà soltanto Dio, ma anche coloro con i quali abbiamo condiviso, amministrandolo bene, quanto il Signore ha messo nelle nostre mani", ha spiegato.
"Di fronte alle nostre mancanze e ai nostri fallimenti, Gesù ci assicura che siamo sempre in tempo per sanare con il bene il male compiuto - ha aggiunto Francesco -. Chi ha causato lacrime, renda felice qualcuno; chi ha sottratto indebitamente, doni a chi è nel bisogno". Secondo il Pontefice, "facendo così, saremo lodati dal Signore 'perché abbiamo agito con scaltrezza', cioè con la saggezza di chi si riconosce figlio di Dio e mette in gioco sé stesso per il Regno dei cieli". Occorre "essere scaltri nell'assicurarci non il successo mondano, ma la vita eterna - ha concluso il Papa -, affinché al momento del giudizio finale le persone bisognose che abbiamo aiutato possano testimoniare che in loro abbiamo visto e servito il Signore".

Al termine della recita dell'Angelus papa Francesco ha salutato i tanti partecipanti alla corsa podistica Via Pacis, i quali, nonostante il clima certo non favorevole, hanno portato questa mattina per le strade di Roma un messaggio di pace e dialogo; poi, ricordando l'appuntamento del prossimo 29 settembre con la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato - quest'anno sul tema "Non si tratta solo di migranti" - ha invitato a partecipare alla Messa che presiederà in piazza San Pietro per "esprimere anche con la preghiera, la nostra vicinanza ai migranti e rifugiati del mondo intero".