Papa

Benedizioni alle coppie gay. Il Papa chiarisce: «Sono alle persone, non alle unioni»

Mimmo Muolo venerdì 26 gennaio 2024

Un momento dell'udienza alla Plenaria del Dicastero per la Dottrina della Fede

Il Papa è tornato sulla questione delle benedizioni alle coppie gay o irregolari. Nell'udienza concessa oggi, 26 gennaio, ai partecipanti alla Plenaria del Dicastero per la Dottrina della Fede, parlando della recente Dichiarazione Fiducia supplicans, ha spiegato: «Vorrei sottolineare brevemente due cose: la prima è che queste benedizioni, fuori di ogni contesto e forma di carattere liturgico, non esigono una perfezione morale per essere ricevute; la seconda, che quando spontaneamente si avvicina una coppia a chiederle, non si benedice l'unione, ma semplicemente le persone che insieme ne hanno fatto richiesta. Non l'unione, ma le persone, naturalmente tenendo conto del contesto, delle sensibilità, dei luoghi in cui si vive e delle modalità più consone per farlo».

«L'intento delle 'benedizioni pastorali e spontanee - ha aggiunto - è quello di mostrare concretamente la vicinanza del Signore e della Chiesa a tutti coloro che, trovandosi in diverse situazioni, chiedono aiuto per portare avanti - talvolta per iniziare - un cammino di fede».

Le raccomandazioni di papa Bergoglio si riferiscono all’ampio impegno che il Dicastero per la Dottrina della Fede è chiamato a svolgere «nell’ambito dell’intelligenza della fede di fronte al cambiamento d’epoca che caratterizza il nostro tempo». Sono quindi tre le coordinate che il Papa offre ai membri della Dottrina della Fede: «Sacramenti, dignità e fede». Con i sacramenti «si nutre e cresce» la vita della Chiesa, ricorda Papa Francesco. Per tale ragione, «ai ministri è richiesta una particolare cura nell’amministrarli e nel dischiudere ai fedeli i tesori di grazia che comunicano».

C'è poi il «primato della persona umana e sulla difesa della sua dignità al di là di ogni circostanza». Il Dicastero sta lavorando a un documento su questo argomento, dice il Papa, accompagnando l’annuncio con l’auspicio che questo prossimo testo «possa aiutarci, come Chiesa, a essere sempre vicini a tutti coloro che, senza proclami, nella vita concreta di ogni giorno, lottano e pagano di persona per difendere i diritti di chi non conta».

Infine, ma non in ordine di importanza, il tema della fede. Quella che, come ebbe a dire Benedetto XVI, in estese aeree del pianeta oggi «non costituisce più un presupposto ovvio del vivere comune, anzi spesso viene perfino negata, derisa, emarginata e ridicolizzata». In tal ottica il Papa chiede un nuovo slancio nell’annuncio e nella comunicazione della fede nel mondo attuale, in particolare per le nuove generazioni. A tal proposito rammenta il decimo anniversario, da poco compiuto, dell’esortazione apostolica Evangelii gaudium e l’ormai prossimo Giubileo.

A questa ‘nuova evangelizzazione’, bisogna accompagnare «la conversione missionaria delle strutture ecclesiali e degli agenti pastorali; le nuove culture urbane, con il loro carico di sfide ma anche di inedite domande di senso». Infine e soprattutto, dice il Papa, «la centralità del kerigma nella vita e nella missione della Chiesa». In questo può essere di grande aiuto il Dicastero per la Dottrina della Fede.