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La visita. Papa a Carpi: mai intrappolati da macerie, è Gesù che risolleva la vita

Gianni Cardinale lunedì 3 aprile 2017

Con l’aiuto di Dio è possibile sollevarsi dalle “macerie”, spirituali e materiali, e, “con paziente speranza”, ricostruire. E poi non bisogna “cedere allo scoraggiamento dinanzi alle difficoltà che ancora permangono”. E’ questo il messaggio lasciato da Papa Francesco nella giornata passata ieri a Carpi e Mirandola, in questo lembo dell’Emilia funestata dal terremoto del 2012.

Il pontefice ha visitato Carpi una settimana dopo che la cattedrale è stata riaperta al pubblico con una cerimonia presieduta dal cardinale segretario di stato Pietro Parolin. Mentre ha potuto verificare come a Mirandola, dove le cicatrici lasciate dal sisma sono più profonde, a cinque anni dal sisma ci sia ancora molto lavoro da fare.

Accolto nel campo di rugby trasformato in eliporto dal vescovo Francesco Cavina e dalle autorità civili, Il breve e intenso tour emiliano del Pontefice è iniziato la mattina con la messa celebrata nella grande e bella Piazza Martiri, colma di fedeli. Concelebranti i vescovi della regione e il cardinale Carlo Caffarra che il Papa ha salutato con particolare calore.


Nell’omelia il Pontefice ha commentato il Vangelo del giorno – con l’episodio della morte e resurrezione di Lazzaro. E ha esortato a non stare dalla parte della delusione e della morte, ma dalla parte di Gesù. “C’è chi si lascia chiudere nella tristezza – ha detto – e chi si apre alla speranza”. “C’è chi – ha subito aggiunto con un riferimento anche al terremoto – resta intrappolato nelle macerie della vita e chi, come voi, con l’aiuto di Dio solleva le macerie e riscostruisce con paziente speranza”.



Il tema della speranza è stato ripreso nel corso della tappa pomeridiana a Mirandola. Davanti ad una folla che si è radunata davanti al Duomo ancora semidistrutto, il Pontefice – tra numerosi applausi – ha esortato ad avere “il coraggio di crescere e di far crescere i vostri figli in quella dignità, in quella fortezza, in quello spirito di speranza, in quel coraggio che voi avete avuto nel momento delle ferite” provocate dal sisma.

“Il mio augurio – ha continuato il Papa – è che non vengano mai meno la forza d’animo, la speranza e le doti di laboriosità che vi distinguono”. Così che “rimanga saldo il vostro intento di non cedere allo scoraggiamento dinanzi alle difficoltà che ancora permangono”.


Francesco ha lasciato nel Duomo un mazzo di fiori in memoria di morti del sisma e ha esortato ad avere un “deciso impegno” per il recupero dei “centri storici” resi invivibili dal terremoto, perché sono “memoria storica” e “spazi indispensabili della vita sociale ed ecclesiale”. Una notizia positiva e di speranza l’ha data il vescovo Cavina con l’annuncio che, grazie forse anche alla visita papale, sono arrivate tutte le autorizzazioni per iniziare i lavori di restauro del Duomo.

Durante la visita a Carpi, prima della recita dell’Angelus, il Papa ha rivolto un pensiero alle vittime della tragica valanga di fango in Colombia della notte precedente, ai sanguinosi scontri armati che stanno sconvolgendo (colpendo anche persone e proprietà della Chiesa) la regione del Kasai nella Repubblica democratica del Congo, e alle convulsioni in corso in Venezuela e Paraguay (con la richiesta di evitare “violenza” e ricercare “soluzioni politiche”).

Sempre nel corso dell’Angelus il Pontefice ha voluto ricordare due figure di carpigiani molto care al popolo dei fedeli: il beato martire Odoardo Focherini e la venerabile Marianna Saltini, la Mamma Nina fondatrice della “Casa della Divina Provvidenza”.


Al termine della messa Papa Francesco ha poi benedetto quattro prime pietre di altrettante opere progettate dalla diocesi. Una nuova chiesa per la parrocchia di Sant’Agata di Cibeno, la Cittadella della Carità a Carpi, la Struttura polivalente di San Martino Carano di Mirandola e il Centro di spiritualità a Sant’Antonio in Mercadello a Novi di Modena. La prima pietra di quest’ultimo complesso proviene significativamente dalla chiesa dell’Immacolata di Qaraqosh, cittadina cristiana della Piana di Ninive devastata dall’Isis.

Dopo il pranzo (tipicamente emiliano: cappelletti e lambrusco) con i seminaristi, il Pontefice ha incontrato a porte chiuse chierici e religiose della diocesi. Si è trattato di un colloquio con domande e risposte, di cui non si sa ancora se verrà fornito un resoconto ufficiale.

La visita emiliana di Papa Francesco si è svolta in un clima di gioia e commozione. Le piazze di Carpi, anche quelle collegati con maxischermi, si sono riempite di di decine di migliaia di fedeli. Tantissimi, circa 4500, i malati e i disabili che hanno voluto partecipare. A loro il Pontefice ha voluto riservare un saluto speciale: “Grazie a voi, che con le vostre sofferenze aiutate la Chiesa, aiutate a portare la croce di Cristo. Grazie! Grazie tante a voi!”.

A piazza Martiri è risultata quindi più che mai anacronistica una vecchia lapide addossata al Castello dei Pio. Venne scolpita nel lontano 1881 a nome dai “reduci delle patrie battaglie” e da “428 cittadini carpensi” a “perenne ricordo” della presa di Porta Pia del 20 settembre 1870, evento che “emancipava il pensiero umano dalla tirannide papale”. Davvero altri tempi.


E infatti il vescovo Cavina nella stessa piazza, davanti ai vertici politici di Regione, provincia e comune (e la ministro Graziano Delrio) ha salutato e ringraziato il Papa con un paragone “forse irriverente” ma efficace. “La sua parola e la sua presenza tra noi” ha detto “rappresentano un cardiotonico che noi vogliamo assumere, perché i nostri cuori possano tornare a prendere il largo con gioia e fiducia per testimoniare che Vita semper vincit – La vita sempre vince” come recita il motto della visita. E “la vita è Cristo morto e risorto, che libera dalla paura”.

Papa Francesco da parte sua sembra aver apprezzato la calda accoglienza che gli è stata riservata in questo tratto della Bassa emiliana. Illuminante in questo senso quanto rivelato da Cavina in serata, subito dopo aver salutato il Papa che si involato con l’elicottero dell’Aeronautica Militare che lo ha riportato a Roma. A lui il Pontefice ha infatti confidato che questo viaggio lo abbia aiutato meglio comprendere e apprezzare le figure di Peppone e don Camillo, i due “personaggi” immaginari ma non troppo ambientati da Giovannino Guareschi in un angolo della Bassa, Brescello, a meno di 40 chilometri da Carpi.