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Omelia. Pentecoste: pace e riconciliazione doni dello Spirito

lunedì 25 maggio 2015
​«Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi … Ricevete lo Spirito Santo» (Gv 20,21.22), così ci dice Gesù. L’effusione avvenuta la sera della Risurrezione si ripete nel giorno di Pentecoste, rafforzata da straordinarie manifestazioni esteriori. La sera di Pasqua Gesù appare agli Apostoli e alita su di loro il suo Spirito (cfr Gv 20,22); nel mattino di Pentecoste l’effusione avviene in maniera fragorosa, come un vento che si abbatte impetuoso sulla casa e irrompe nelle menti e nei cuori degli Apostoli. Di conseguenza essi ricevono un’energia tale che li spinge ad annunciare nei diversi idiomi l’evento della Risurrezione di Cristo: «Tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue» (At 2,4). Insieme con loro c’era Maria, la Madre di Gesù, la prima discepola, e lì Madre della Chiesa nascente. Con la sua pace, con il suo sorriso, con la sua maternità, accompagnava la gioia della giovane Sposa, la Chiesa di Gesù.
La Parola di Dio, specialmente quest’oggi, ci dice che lo Spirito opera, nelle persone e nelle comunità che ne sono ricolme, le fa capaci di recipere Deum, “capax Dei”, dicono i Santi Padri. E cosa fa lo Spirito Santo mediante questa capacità nuova che ci dà? Guida a tutta la verità (Gv 16,13), rinnova la terra (Sal 103) e dà i suoi frutti (Gal 5, 22-23). Guida, rinnova e fruttifica.
Nel Vangelo, Gesù promette ai suoi discepoli che, quando Lui sarà tornato al Padre, verrà lo Spirito Santo il quale li «guiderà a tutta la verità» (Gv 16,13). Lo chiama proprio «Spirito della verità» e spiega loro che la sua azione sarà quella di introdurli sempre più nella comprensione di ciò che Lui, il Messia, ha detto e ha fatto, in particolare della sua morte e risurrezione. Agli Apostoli, incapaci di sopportare lo scandalo della passione del loro Maestro, lo Spirito darà una nuova chiave di lettura per introdurli alla verità e alla bellezza dell’evento della salvezza. Questi uomini, dapprima impauriti e bloccati, chiusi nel cenacolo per evitare le ripercussioni del venerdì santo, non si vergogneranno più di essere discepoli del Cristo, non tremeranno più davanti ai tribunali umani. Grazie allo Spirito Santo di cui sono ricolmi, essi comprendono «tutta la verità», cioè che la morte di Gesù non è la sua sconfitta, ma l’espressione estrema dell’Amore di Dio; Amore che nella Risurrezione vince la morte ed esalta Gesù come il Vivente, il Signore, il Redentore dell’uomo, il Signore della storia e del mondo. E questa realtà, di cui loro sono testimoni, diventa la Buona Notizia da annunciare a tutti.
Poi, lo Spirito Santo rinnova - guida e rinnova - rinnova la terra. Il Salmo dice: «Mandi il tuo spirito … e rinnovi la terra» (Sal 103,30). Il racconto degli Atti degli Apostoli sulla nascita della Chiesa trova una significativa corrispondenza in questo Salmo, che è una grande lode di Dio Creatore. Lo Spirito Santo che Cristo ha mandato dal Padre, e lo Spirito Creatore che ha dato vita ad ogni cosa, sono uno e il medesimo. Perciò il rispetto del creato è un’esigenza della nostra fede: il “giardino” in cui viviamo non ci è affidato perché lo sfruttiamo, ma perché lo coltiviamo e lo custodiamo con rispetto (cfr Gen 2,15). Ma questo è possibile solo se Adamo – l’uomo plasmato con la terra – a sua volta si lascia rinnovare dallo Spirito Santo, se si lascia ri-plasmare dal Padre sul modello di Cristo, nuovo Adamo. Allora sì, rinnovati dallo Spirito, possiamo vivere la libertà dei figli, in armonia con tutto il creato, e in ogni creatura possiamo riconoscere un riflesso della gloria del Creatore, come afferma un altro salmo: «O Signore, Signore nostro, quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!» (8,2.10). Guida, rinnova e dona, dà frutto.
Nella Lettera ai Galati san Paolo vuole mostrare qual è il “frutto” che si manifesta nella vita di coloro che camminano secondo lo Spirito (cfr 5,22). Da un lato c’è la «carne», con il corteo dei suoi vizi che l’Apostolo elenca, e che sono le opere dell’uomo egoistico, chiuso all’azione della grazia di Dio. Invece, nell’uomo che con la fede lascia irrompere in sé lo Spirito di Dio, fioriscono i doni divini, riassunti in nove virtù gioiose che Paolo chiama «frutto dello Spirito». Di qui l’appello, ripetuto in apertura e in conclusione, come un programma di vita: «Camminate secondo lo Spirito» (Gal 5,16.25).
Il mondo ha bisogno di uomini e donne non chiusi, ma ricolmi di Spirito Santo. La chiusura allo Spirito Santo è non soltanto mancanza di libertà, ma anche peccato. Ci sono tanti modi di chiudersi allo Spirito Santo: nell’egoismo del proprio vantaggio, nel legalismo rigido – come l’atteggiamento dei dottori della legge che Gesù chiama ipocriti –, nella mancanza di memoria per ciò che Gesù ha insegnato, nel vivere la vita cristiana non come servizio ma come interesse personale, e così via. Invece, il mondo ha bisogno del coraggio, della speranza, della fede e della perseveranza dei discepoli di Cristo. Il mondo ha bisogno dei frutti, dei doni dello Spirito Santo, come elenca san Paolo: «amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé» (Gal 5,22). Il dono dello Spirito Santo è stato elargito in abbondanza alla Chiesa e a ciascuno di noi, perché possiamo vivere con fede genuina e carità operosa, perché possiamo diffondere i semi della riconciliazione e della pace. Rafforzati dallo Spirito - che guida, ci guida alla verità, che rinnova noi e tutta la terra, e che ci dona i frutti - rafforzati nello Spirito e da questi molteplici doni, diventiamo capaci di lottare senza compromessi contro il peccato, di lottare senza compromessi contro la corruzione, che si allarga sempre più nel mondo di giorno in giorno, e di dedicarci con paziente perseveranza alle opere della giustizia e della pace.