Papa

Omelia dell'Assunzione . «No alle economie disumane che creano nuovi poveri»

sabato 16 agosto 2014

In unione con tutta la Chiesa celebriamo l’Assunzione della Madonna in corpo e anima nella gloria del Paradiso. L’Assunzione di Maria ci mostra il nostro destino quali figli adottivi di Dio e membri del Corpo di Cristo. Come Maria nostra Madre, siamo chiamati a partecipare pienamente alla vittoria del Signore sul peccato e sulla morte e a regnare con Lui nel suo Regno eterno. Questa è la nostra vocazione. Il “grande segno” presentato nella prima lettura ci invita a contemplare Maria, intronizzata in gloria accanto al suo Figlio divino. Ci invita inoltre a prendere coscienza del futuro che ancora oggi il Signore Risorto apre davanti a noi. I coreani tradizionalmente celebrano questa festa alla luce della loro esperienza storica, riconoscendo l’amorevole intercessione di Maria operante nella storia della nazione e nella vita del popolo. Nella seconda lettura abbiamo ascoltato san Paolo affermare che Cristo è il nuovo Adamo, la cui obbedienza alla volontà del Padre ha abbattuto il regno del peccato e della schiavitù ed ha inaugurato il regno della vita e della libertà (cfr 1 Cor 15,24-25). La vera libertà si trova nell’accoglienza amorosa della volontà del Padre. Da Maria, piena di grazia, impariamo che la libertà cristiana è qualcosa di più della semplice liberazione dal peccato. E’ la libertà che apre ad un nuovo modo spirituale di considerare le realtà terrene, la libertà di amare Dio e i fratelli e le sorelle con un cuore puro e di vivere nella gioiosa speranza della venuta del Regno di Cristo. Oggi, mentre veneriamo Maria Regina del Cielo, ci rivolgiamo a Lei quale Madre della Chiesa in Corea. Le chiediamo di aiutarci ad essere fedeli alla libertà regale che abbiamo ricevuto nel giorno del Battesimo, di guidare i nostri sforzi per trasformare il mondo secondo il piano di Dio, e di rendere capace la Chiesa in questo Paese di essere più pienamente lievito del suo Regno all’interno della società coreana. Possano i cristiani di questa nazione essere una forza generosa di rinnovamento spirituale in ogni ambito della società. Combattano il fascino di un materialismo che soffoca gli autentici valori spirituali e culturali e lo spirito di sfrenata competizione che genera egoismo e conflitti. Respingano inoltre modelli economici disumani che creano nuove forme di povertà ed emarginano i lavoratori, e la cultura della morte che svaluta l’immagine di Dio, il Dio della vita, e viola la dignità di ogni uomo, donna e bambino. Come cattolici coreani, eredi di una nobile tradizione, siete chiamati a valorizzare questa eredità e a trasmetterla alle future generazioni. Ciò comporta per ognuno la necessità di una rinnovata conversione alla Parola di Dio e un’intensa sollecitudine per i poveri, i bisognosi e i deboli in mezzo a noi. Nel celebrare questa festa, ci uniamo a tutta la Chiesa sparsa nel mondo e guardiamo a Maria come Madre della nostra speranza. Il suo cantico di lode ci ricorda che Dio non dimentica mai le sue promesse di misericordia (cfr Lc 1,54-55). Maria è beata perché «ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto» (Lc 1,45). In lei tutte le promesse divine si sono dimostrate veritiere. Intronizzata nella gloria, ci mostra che la nostra speranza è reale; e fin d’ora tale speranza si protende «come un’ancora sicura e salda per la nostra vita» (Eb 6,19) là dove Cristo è assiso nella gloria. Questa speranza, cari fratelli e sorelle, la speranza offerta dal Vangelo, è l’antidoto contro lo spirito di disperazione che sembra crescere come un cancro in mezzo alla società che è esteriormente ricca, ma tuttavia spesso sperimenta interiore amarezza e vuoto. A quanti nostri giovani tale disperazione ha fatto pagare il suo tributo! Possano i giovani che sono attorno a noi in questi giorni con la loro gioia e la loro fiducia, non essere mai derubati della loro speranza! Rivolgiamoci a Maria, Madre di Dio, e imploriamo la grazia di essere gioiosi nella libertà dei figli di Dio, di usare tale libertà in modo saggio per servire i nostri fratelli e sorelle, e di vivere e operare in modo da essere segni di speranza, quella speranza che troverà il suo compimento nel Regno eterno, là dove regnare è servire. Amen.