Papa

Gli 80 anni del Papa. L'amica soprano: mi è stato vicino nelle difficoltà

Giacomo Gambassi sabato 17 dicembre 2016

Papa Francesco con l'amica soprano argentina Haydée Dabusti

«Tutte le volte che mi vede mi chiede: “Ma quando torni a cantare Norma?”». È accaduto anche pochi mesi fa che papa Francesco abbia domandato all’amica soprano Haydée Dabusti se avrebbe interpretato di nuovo l’eroina resa celebre in musica da Vincenzo Bellini. Perché la cantante argentina che nel Paese natale del Pontefice hanno soprannominato la “Maria Callas di Buenos Aires” è stata per trentanove volte la figlia del capo dei Druidi. E Bergoglio lo sa bene. Le è stato accanto nella sua vita segnata da lutti, rinunce, problemi. Fino a che, dopo aver interrotto per anni la sua carriera musicale, ha trovato la forza di ricominciare. «E il Papa mi continua a ripetere: racconta ai giovani la tua vicenda personale, di’ loro che le difficoltà si possono superare e che anche nel buio dell’esistenza è possibile trovare la strada giusta. Poi lui aggiunge: con la fede si possono davvero affrontare i momenti più neri ed è questo che dobbiamo testimoniare».

La soprano era a Roma nel giorno dell’80° compleanno di Francesco. «Non potevo mancare – racconta –. E sa che cosa gli ho regalato? Un dvd di lirica che contiene anche “Casta Diva” tratta da Norma e l’Ave Maria dall’Otello di Giuseppe Verdi. Del resto il Papa ama tutta la musica, compresa l’opera. Mi ha dimostrato di apprezzare in particolare Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni, Aida di Verdi e naturalmente Norma». Anche se, come lui stesso ha raccontato, adora Wagner (soprattutto La Tetralogia dell’anello eseguita da Furtwängler alla Scala e il Parsifal eseguito da Knappertsbusch) e cita Puccini con la sua Turandot.


In Vaticano chiamano Haydée Dabusti la “soprano del Santo Padre”. In questi anni di pontificato lo ha incontrato sette volte. Ma il rapporto con Bergoglio inizia alla fine degli anni Novanta. «Ero stata chiamata a cantare come solista per la Giornata della vita nella Cattedrale di Buenos Aires. Ricordo ancora che avevo eseguito l’Ave Maria di Schubert. E conobbi l’allora arcivescovo della città». Da quel momento nasce un’amicizia che non si è mai interrotta. «Abbiamo sempre parlato molto di musica». E Francesco conosce ciò che la cantante ha passato. «A 23 anni, dopo quattro anni di matrimonio, ho perso mio marito – confida il soprano –. Ero agli esordi della carriera e l’ho interpretato come un segno del cielo a cambiare vita. Ho troncato tutto. E ho messo su un negozio di fiori». Sarà nella Cattedrale di Buenos Aires che riprenderà a cantare entrando nel coro. «Il Signore ha accompagnato ogni mio passo – dice adesso –. E il Papa me lo ha ribadito molte molte».


Haydée Dabusti è un nome fisso nel cartellone del Teatro Colón, il grande tempio lirico di Buenos Aires e fra i più grandi teatri dell’America Latina. Ma è spesso in tournée anche nelle nazioni vicine. «La cosa più difficile è entrare in un personaggio – spiega –. Non basta cantare, c’è bisogno di interpretare per essere credibili e apprezzati dal pubblico». Alle spalle ha diciassette anni di carriera. «Non canto per vanità o per business ma per passione – sottolinea –. Ciò che mi preme è mettere a frutto i talenti che Dio mi ha dato: sul palcoscenico, sicuramente, ma anche insegnando ai giovani. Ho dodici allievi che seguo nella mia casa a Buenos Aires. E il mio sogno sarebbe quello che un “discepolo” superasse il maestro». A Roma Haydée Dabusti ha animato la Messa nella Chiesa degli artisti grazie al cerimoniere pontificio monsignor Guillermo Karcher. E il 3 febbraio sarà la “star” in un concerto all’ambasciata argentina. «A Francesco dico grazie – conclude –. E lo sento al mio fianco ogni momento».