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Francesco in Bahrein. Hinder: un incoraggiamento sulla via del dialogo con le fedi

Riccardo Maccioni giovedì 3 novembre 2022

Papa Francesco ricevuto dal re del Bahrein, Hamad bin Isa Al Khalifa

Probabilmente la parola chiave del viaggio, il filo rosso che lo percorre, è “dialogo”. Inteso come radice di pace e via per edificare la fratellanza. Nel segno dello storico documento firmato con il grande imam di al-Azhar, Aḥmad al-Tayyeb, non molto lontano da qui, ad Abu Dhabi il 4 febbraio 2019. Una linea di impegno che vale più che mai in Bahrein, Paese che per la prima volta ospita un Pontefice e in cui l’islam sciita rappresenta la stragrande maggioranza della popolazione, pur essendo la famiglia reale di credo sunnita. Con la comunità cattolica piccola minoranza.

«La visita del Papa – spiega monsignor Paul Hinder, 80enne amministratore apostolico del vicariato dell’Arabia del Nord (che comprende anche Kuwait, Qatar e formalmente Arabia Saudita dove però non solo ammessi culti diversi dall’islam) – è un grande incoraggiamento per i nostri fedeli che qualche volta si sentono dimenticati. Essendo un piccolo gregge, con circa 80mila membri, tra un milione e mezzo di abitanti in uno dei più piccoli paesi nel mondo, la visita del Papa li riempie di gioia e orgoglio.

Condividono questa gioia i fedeli degli altri paesi della Penisola che si aggiungeranno il 5 novembre alla Santa Messa nello Stadio Nazionale. L’arrivo del Papa è una occasione per presentarsi al mondo come un paese aperto e tollerante e come piattaforma per il dialogo interreligioso in una regione molto spesso lacerata da conflitti anche religiosi».

In Bahrein, come pressoché ovunque in quest’area, i cattolici sono soprattutto lavoratori stranieri.

Provengono dal mondo intero. Come negli altri Paesi della regione, sono maggiormente di origine asiatica (filippini e indiani) ma arrivano anche dal Levante. Il Bahrein conta comunque un numero notevole di cittadini tra i membri della Chiesa. I cristiani godono piena libertà religiosa e non hanno bisogno di nascondersi. I loro problemi non sono collegati all’appartenenza religiosa ma all’insicurezza sul futuro. Molti già sono dovuti ritornare alla loro patria o si sono mossi verso un altro paese a causa della perdita del posto di lavoro.

Cuore della visita sarà il forum per il dialogo ad Awali: ancora una volta il riferimento è il documento di Abu Dhabi.

Sappiamo bene che a papa Francesco sta a cuore un’intesa con il mondo musulmano sui problemi esistenziali di questa terra: la pace, la giustizia, l’abitabilità della casa comune, la migrazione. Se le religioni che professano Dio come creatore “del cielo e della terra” (ebrei, cristiani, musulmani) non vivono in mutuo rispetto e collaborano nei campi delle sfide esistenziali e vitali, il mondo intero avrà un problema. Ci aspettiamo che la visita del Papa prosegua sulla strada già tracciata nel 2019 ad Abu Dhabi ma anche negli altri viaggi di questi ultimi anni.

Ci sono organizzazioni internazionali che temono la strumentalizzazione della visita da parte di un regime ritenuto intollerante.

Ogni viaggio del Papa può essere strumentalizzata da persone o partiti che difendono i loro interessi e le loro opinioni. Non conosco alcun Paese nel mondo che abbia la coscienza pulita a questo riguardo. Papa Francesco, senza tradire i propri principi, ha sempre mostrato la volontà di rimanere in dialogo anche con paesi e società il cui indice dei diritti umani non corrisponde a tutte le norme internazionali. Uno sguardo equilibrato alla situazione in Bahrein mi sembra rivelare che la situazione generale nel paese lungi da essere ideale non merita di introdurre misure più severe di quelle applicate ad altri Stati che registrano situazioni molto più criticabili.

Ad Awali si trova la Cattedrale di nostra Signora d’Arabia, la cui prima pietra fu donata proprio da papa Francesco.

È la sede del vicario apostolico dell’Arabia del Nord. La nuova chiesa di nostra Signora d’Arabia, consacrata nel 2021, è la cattedrale di tutto il vicariato. Trovandosi alle porte dell’Arabia Saudita è un punto di riferimento anche per i cattolici che vivono in quel paese. Molti di loro possono raggiungere la cattedrale per partecipare alle Messe, passando il ponte che collega i due paesi.

Abbiamo più volte ricordato come la stragrande maggioranza del Bahrein sia di fede islamica. Come vive questa visita?

Non conosco il cuore dei musulmani locali. Ho però l’impressione che la maggioranza condivida con noi l’orgoglio di ricevere papa Francesco che gode di tante simpatie nel mondo islamico. Preparando la visita in collaborazione con gli ufficiali musulmani del governo, abbiamo potuto osservare lo spirito di amicizia con cui vogliono ricevere e ospitare il Papa, che riconoscono come voce morale di altissimo valore. Preghiamo che il tema della visita “pace in terra a tutti gli uomini di buona volontà” venga attualizzata.

Monsignor Paul Hinder - Vicariato dell’Arabia del Nord