Papa

Angelus. Il Papa: non fare un mercato della nostra anima e della casa di Dio

lunedì 5 marzo 2018

Non vivere alla ricerca “dei nostri vantaggi e interessi” ma “per la gloria di Dio che è l’amore”. E’ l’esortazione di Papa Francesco che, stamani all’Angelus, riflette sulla pagina del Vangelo odierno, quando Gesù scaccia i mercanti dal tempio e ammonisce: “Non fate della casa del Padre mio un mercato!”.


È molto brutto quando la Chiesa scivola su questo atteggiamento di fare della casa di Dio un mercato. Queste parole ci aiutano a respingere il pericolo di fare della nostra anima, che è la dimora di Dio, un luogo di mercato, vivendo nella continua ricerca del nostro tornaconto invece che nell’amore generoso e solidale. Questo insegnamento di Gesù è sempre attuale, non soltanto per le comunità ecclesiali, ma anche per i singoli, per le comunità civili e per la società tutta.

“È comune, infatti, la tentazione di approfittare di attività buone, a volte doverose, per coltivare interessi privati, se non addirittura illeciti”, prosegue il Papa ricordando che Gesù usa maniere e parole forti per scuoterci da questo “pericolo mortale”, “un pericolo grave, specialmente quando strumentalizza Dio stesso e il culto a Lui dovuto, oppure il servizio all’uomo, sua immagine”.

La cacciata dei mercanti dal tempio da parte di Gesù viene compiuta in prossimità della Pasqua: è un’azione che suscitò ostilità in quanti si sentirono minacciati nei loro interessi economici. Non venne però intesa come violenta ma come “un’azione tipica dei profeti” che spesso denunciavano, in nome di Dio, abusi ed eccessi.

E sarà proprio lo zelo “per il Padre e per la sua Casa” a portare Gesù fino alla croce, al sacrificio di sé. Quindi, uno zelo di amore non “quello falso che presume di servire Dio mediante la violenza”. Con la Pasqua di Gesù infatti inizia un nuovo culto, “il culto dell’amore” nel nuovo tempio che è Lui stesso, conclude il Papa esortando a vivere proprio questo tempo di Quaresima come un’occasione buona per togliere dal cuore “ogni forma di idolatria”.