Papa

L'angelus. «Il Sinodo: lavoro intenso che porterà frutti»

Papa Francesco lunedì 26 ottobre 2015
​Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Questa mattina, con la Santa Messa celebrata nella Basilica di San Pietro, si è conclusa l’Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sulla famiglia. Invito tutti a rendere grazie a Dio per queste tre settimane di lavoro intenso, animato dalla preghiera e da uno spirito di vera comunione. E’ stato faticoso, ma è stato un vero dono di Dio, che porterà sicuramente molto frutto.
La parola “sinodo” significa “camminare insieme”. E quella che abbiamo vissuto è stata l’esperienza della Chiesa in cammino, in cammino specialmente con le famiglie del Popolo santo di Dio sparso in tutto il mondo. Per questo mi ha colpito la Parola di Dio che oggi ci viene incontro nella profezia di Geremia. Dice così: «Ecco, li riconduco dalla terra del settentrione e li raduno dalle estremità della terra; fra loro sono il cieco e lo zoppo, la donna incinta e la partoriente: ritorneranno qui in gran folla». E il profeta aggiunge: «Erano partiti nel pianto, io li riporterò tra le consolazioni; li ricondurrò ai fiumi ricchi d’acqua per una strada dritta in cui non inciamperanno, perché io sono un padre per Israele» (31,8-9).
Questa Parola di Dio ci dice che il primo a voler camminare insieme con noi, a voler fare “sinodo” con noi, è proprio Lui, il nostro Padre. Il suo “sogno”, da sempre e per sempre, è quello di formare un popolo, di radunarlo, di guidarlo verso la terra della libertà e della pace. E questo popolo è fatto di famiglie: ci sono «la donna incinta e la partoriente»; è un popolo che mentre cammina manda avanti la vita, con la benedizione di Dio.
È un popolo che non esclude i poveri e gli svantaggiati, anzi, li include. Dice il profeta: «Fra loro sono il cieco e lo zoppo». E’ una famiglia di famiglie, in cui chi fa fatica non si trova emarginato, lasciato indietro, ma riesce a stare al passo con gli altri, perché questo popolo cammina sul passo degli ultimi; come si fa nelle famiglie, e come ci insegna il Signore, che si è fatto povero con i poveri, piccolo con i piccoli, ultimo con gli ultimi. Non lo ha fatto per escludere i ricchi, i grandi e i primi, ma perché questo è l’unico modo per salvare anche loro, per salvare tutti: andare con i piccoli, con gli esclusi, con gli ultimi.
Vi confesso che questa profezia del popolo in cammino l’ho confrontata anche con le immagini dei profughi in marcia sulle strade dell’Europa, una realtà drammatica dei nostri giorni. Anche a loro Dio dice: «Erano partiti nel pianto, io li riporterò tra le consolazioni». Anche queste famiglie più sofferenti, sradicate dalle loro terre, sono state presenti con noi nel Sinodo, nella nostra preghiera e nei nostri lavori, attraverso la voce di alcuni loro Pastori presenti in Assemblea. Queste persone in cerca di dignità, queste famiglie in cerca di pace rimangono ancora con noi, la Chiesa non le abbandona, perché fanno parte del popolo che Dio vuole liberare dalla schiavitù e guidare alla libertà.
Dunque, in questa Parola di Dio, si rispecchia sia l’esperienza sinodale che abbiamo vissuto, sia il dramma dei profughi in marcia sulle strade dell’Europa. Il Signore, per intercessione della Vergine Maria, ci aiuti anche ad attuarla in stile di fraterna comunione.
Dopo l'Angelus:
Cari fratelli e sorelle,
saluto tutti voi, fedeli romani e pellegrini di diversi Paesi.
In particolare saluto la Hermandad del Señor de los Milagros di Roma [in spagnolo: quanti peruviani ci sono in piazza!], che con tanta devozione ha portato in processione l’Immagine venerata a Lima, nel Perù, e dovunque vi sono emigrati peruviani. Grazie della vostra testimonianza!
Saluto i pellegrini musicisti della “Musikverein Manhartsberg”, provenienti dalla diocesi di Vienna; e l’Orchestra di Landwehr, Friburgo (Svizzera), che ieri sera ha tenuto un concerto di beneficenza.
Saluto l’Associazione Volontari Ospedalieri “San Giovanni” di Lagonegro, e il gruppo della Diocesi di Oppido Mamertina-Palmi.
Auguro a tutti una buona domenica. E, mi raccomando, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci.