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L'Angelus. Il Papa: il 26 gennaio preghiamo per la pace in Ucraina

Redazione Internet lunedì 24 gennaio 2022

Al termine dell'Angelus di domenica 23 gennaio, il Papa, preoccupato dei venti di guerra che agitano il confine tra Russia e Ucraina e di conseguenza tutto il continente europeo, ha proposto una giornata di raccoglimento: "Ogni azione e iniziativa politica sia al servizio della fratellanza umana, più che di interessi di parte".

"Seguo con preoccupazione l’aumento delle tensioni che minacciano di infliggere un nuovo colpo alla pace in Ucraina e mettono in discussione la sicurezza nel Continente europeo, con ripercussioni ancora più vaste." Da qui il suo "accorato appello" a pregare e ad agire, ma non nell'interesse personale bensì comune:

"Faccio un accorato appello a tutte le persone di buona volontà, perché elevino preghiere a Dio onnipotente, affinché ogni azione e iniziativa politica sia al servizio della fratellanza umana, più che di interessi di parte. Chi persegue i propri scopi a danno degli altri, disprezza la propria vocazione di uomo, perché tutti siamo stati creati fratelli."

Quindi la proposta per il prossimo mercoledì: "Per questo e con preoccupazione, viste le tensioni attuali, propongo che mercoledì prossimo 26 gennaio sia una giornata di preghiera per la pace".

L'ANGELUS

Gesù è il Messia fatto carne, è l’oggi della Profezia, col suo messaggio di consolazione e liberazione. E la sua Parola, grazie alla potenza dello Spirito, non è moralismo o concetto astratto, ma è viva, entra nell’oggi e lo riempie di Dio. Familiarizziamo allora col Vangelo, ci porterà novità e gioia!


Questo il cuore della riflessione che il Papa ha offerto ai fedeli in occasione della recita dell’Angelus della terza Domenica del Tempo ordinario, che per volere di Francesco, sin dal 2019, è la Domenica della Parola di Dio nata per comprenderne meglio ricchezza e valore nelle esistenze singole e in uno spirito ecumenico.

Francesco si è soffermato sull’“oggi”, parola chiave del Vangelo di Luca. La pagina domenicale infatti narra di Gesù che inizia la sua predicazione dalla sinagoga di Nazaret dove è cresciuto. In piedi, ha letto il passo del profeta Isaia che annuncia la venuta del Messia, e, al termine, esordisce dicendo: “Oggi si è compiuta questa Scrittura”:

Soffermiamoci su questo oggi. È la prima parola della predicazione di Gesù riportata dal Vangelo di Luca. Pronunciata dal Signore, indica un “oggi” che attraversa ogni epoca e rimane sempre valido. La Parola di Dio sempre è “oggi”. Incomincia un “oggi”: quando tu leggi la Parola di Dio, nella tua anima incomincia un “oggi”, se tu la intendi bene. “Oggi”. La profezia di Isaia risaliva a secoli prima, ma Gesù, «con la potenza dello Spirito», la rende attuale e, soprattutto, la porta a compimento e indica il modo di ricevere la Parola di Dio: “oggi”. Non come una storia antica, no: “oggi”. “Oggi” parla al tuo cuore.

È dunque Gesù, innanzitutto, l’ ”oggi” della profezia, la sua attualizzazione e il suo compimento, ma non solo.

Il Papa ha parlato infatti anche di un “oggi” di Gesù, che è ciò che rende la sua parola viva, e lo suggerisce ai predicatori e agli annunciatori del Vangelo perché appunto non facciano “discorsi ben costruiti” ma incapaci di toccare l’anima. Nella sinagoga - nota il Papa ancora seguendo il Vangelo di oggi - i “compaesani di Gesù” erano colpiti dalla sua parola, intuivano che in lui c’era qualcosa "di più”. Era - spiega - “l’unzione dello Spirito Santo”, la potenza dello Spirito, che dà alla predicazione una forza che “muove il cuore”, mentre tante omelie - osserva parlando a braccio - sono astratte e invece di svegliare l'anima l'addormentano.

La predicazione corre questo rischio: senza l’unzione dello Spirito impoverisce la Parola di Dio, scade nel moralismo e in concetti astratti; presenta il Vangelo con distacco, come se fosse fuori dal tempo, lontano dalla realtà e questa non è la strada. Ma una parola in cui non pulsa la forza dell’oggi non è degna di Gesù e non aiuta la vita della gente. Per questo chi predica, per favore, è il primo a dover sperimentare l’oggi di Gesù, così da poterlo comunicare nell’oggi degli altri.

Riallacciandosi idealmente all’omelia della Messa di domenica mattina in San Pietro, in cui ha istituito lettori e catechisti con il compito di servire e annunciare il Vangelo, anche all’Angelus Francesco è tornato a rivolgersi proprio a quanti portano la Parola di Dio nel mondo, pregando perché “vivano l’oggi di Gesù, la dolce forza del suo Spirito che rende la Scrittura viva”.

La Parola di Dio, infatti, è viva ed efficace, ci cambia, entra nelle nostre vicende, illumina il nostro quotidiano, consola e mette ordine. Ricordiamoci: la Parola di Dio trasforma una giornata qualsiasi nell’oggi in cui Dio ci parla.

L’altro “oggi” di cui parla Francesco è dunque quello della nostra quotidianità, in cui la Parola di Dio entra e a cui la Parola di Dio parla, e se ogni giorno leggiamo una pagina del Vangelo - dice il Papa - ce ne accorgiamo: Con il tempo scopriremo che quelle parole sono fatte apposta per noi, per la nostra vita. Ci aiuteranno ad accogliere ogni giornata con uno sguardo migliore, più sereno, perché, quando il Vangelo entra nell’oggi, lo riempie di Dio.

Allora perché - è la proposta di Francesco per le domeniche dell’anno liturgico basato sul Vangelo di Luca, quello della misericordia - non leggere ogni giorno un piccolo passo del Vangelo e familiarizzare con esso: “Ci porterà - dice - la novità e la gioia di Dio!".

Nella Domenica della Parola di Dio dunque, Francesco guida alla comprensione profonda della forza di essa, della sua vitalità, della sua guida ma anche del valore che ha per la Chiesa tutta:

La Parola di Dio è anche il faro che guida il percorso sinodale avviato in tutta la Chiesa. Mentre ci impegniamo ad ascoltarci a vicenda, con attenzione e discernimento – perché non è fare un’inchiesta di opinioni, no: discernere è la parola, lì – ascoltiamo insieme la Parola di Dio e lo Spirito Santo. E la Madonna ci ottenga la costanza per nutrirci ogni giorno del Vangelo.

Nei saluti seguiti alla recita dell'Angelus il Papa ha ricordato le beatificazioni che hanno avuto luogo ieri a El Salvador: martiri e uomini al fianco dei poveri e testimoni della giustizia. Siano esempio di coraggio - ha detto - nell'operare la pace. Quindi l'accorato appello per dissolvere le tensioni in Ucraina e i timori di guerra. A tutti gli uomini di buona volontà si è rivolto il Papa: preghino affinchè - ha detto - ogni iniziativa politica sia a servizio della fratellanza e non degli interessi di parte. Per questo - ha annunciato - viste le tensioni attuali il 26 gennaio sarà una giornata di preghiera per la pace.

Infine salutando i fedeli il Papa ha ricordato anche che nel contesto della Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani che termina il 25 gennaio ha proclamato Dottore della Chiesa col titolo di Doctor unitatis Sant'Ireneo vescovo di Lione: il Signore ci conceda - sono state le sue parole - di lavorare insieme per la piena unità dei cristiani.