Papa

Angelus. Il richiamo del Papa a non essere cristiani di facciata

lunedì 13 febbraio 2017

Essere cristiani di sostanza e non di facciata: è il richiamo di Papa Francesco all’Angelus. La liturgia dell’odierna domenica offre un nuova pagina del Discorso della montagna di Gesù, riferito dall’evangelista Matteo. Quello che fu detto nell’Antica Alleanza non era tutto,afferma il Papa e, nel brano di oggi, Gesù invita ad una rilettura della legge di Mosè, in particolare su tre temi: l’omicidio, l’adulterio e il giuramento.

Gesù è venuto per dare compimento e per promulgare definitivamente la legge di Dio, manifestando i suoi aspetti autentici. E lo fa, spiega il Papa, con la sua predicazione e più ancora con il dono di sé sulla croce: “Così Gesù insegna come fare pienamente la volontà di Dio, con una “giustizia superiore” rispetto a quella degli scribi e dei farisei. Una giustizia animata dall’amore, dalla carità, dalla misericordia, e pertanto capace di realizzare la sostanza dei comandamenti, evitando il rischio del formalismo: questo posso, questo non posso; fino a qui posso, fino a qui non posso … No: più, di più, di più".


Tre gli aspetti che in particolare Gesù esamina nella pagina evangelica che la liturgia propone oggi e su cui si sofferma Francesco: l’omicidio, l’adulterio e il giuramento.
Non solo l’omicidio vero e proprio viola, secondo Gesù, il comandamento “non uccidere”, ma anche i comportamenti contrari alla dignità della persona umana, comprese le ingiurie: “Certo, queste non hanno la stessa gravità e colpevolezza dell’uccisione, ma si pongono sulla stessa linea, perché ne sono le premesse e rivelano la stessa malevolenza. Gesù ci invita a non stabilire una graduatoria delle offese, ma a considerarle tutte dannose, in quanto mosse dall’intento di fare del male al prossimo. E Gesù dà l’esempio. Insultare: ma, noi siamo abituati a insultare, è come dire “buongiorno”. E quello è sulla stessa linea dell’uccisione. Chi insulta il fratello, uccide nel proprio cuore il fratello. Per favore, non insultare! Non guadagniamo niente".


Riguardo all’adulterio Gesù va alla radice del male: “Come si arriva all’omicidio attraverso le ingiurie e le offese, così si giunge all’adulterio attraverso le intenzioni di possesso nei riguardi di una donna diversa dalla propria moglie”.
Tutti i peccati, infatti, nascono nel nostro intimo e poi si attuano nel comportamento. E Gesù dice: quello che guarda una donna che non è la propria con animo di possesso, è un adultero nel suo cuore, ha incominciato la strada dell’adulterio. Pensiamo un po’ su questo: sui pensieri cattivi che vengono su questa linea".


Non giurate, dice Gesù ai suoi discepoli, perché il giuramento è segno dell’insicurezza e della doppiezza delle relazioni umane.
“Piuttosto siamo chiamati ad instaurare tra di noi, nelle nostre famiglie e nelle nostre comunità un clima di limpidezza e di fiducia reciproca, così che possiamo essere ritenuti sinceri senza ricorrere a interventi superiori per essere creduti”.
In definitiva il richiamo del Papa è quello di “essere cristiani non ‘di facciata’, ma di sostanza”.