Opinioni

Vedere la tragedia dell'Ucraina e non dimenticare lo strazio in Yemen

Marco Tarquinio martedì 12 aprile 2022

Gentile direttore,
vorrei, se me lo consente, rispondere a una domanda retorica che il presidente del Consiglio Draghi ha posto mercoledì 6 aprile in conferenza stampa. Le sue parole sono state: «Cosa preferiamo: la pace oppure star tranquilli con l’aria condizionata accesa tutta l’estate?». Non soffro di nessuna sindrome da “benaltrismo”, ma se questo ragionamento dovesse informare tutte le nostre relazioni commerciali, allora avrei difficoltà a comprendere perché nel 2020 l’Italia ha importato 1,92 miliardi di dollari di greggio e 931 milioni dollari di petrolio raffinato dall’Arabia Saudita. L’Arabia Saudita guida una coalizione che in Yemen ha fatto almeno centinaia di migliaia di vittime, con conseguenze umanitarie devastanti quali un’epidemia di colera e una carestia a causa della quale sono morti, secondo Save the Children, 85mile bambini. Le cifre parlano di oltre 300.000 morti in Yemen. Io non voglio ovviamente minimizzare le atrocità che stanno emergendo dall’Ucraina né tantomeno far finta che la Russia non sia responsabile: le responsabilità sono evidenti, le notizie sono strazianti. Proprio per questo, trovo fuori luogo e poco elegante che il nostro Presidente del Consiglio utilizzi una tragedia umanitaria catastrofica per giustificare scelte politiche che nascondono una pericolosa ipocrisia di fondo. La ringrazio per la cortese attenzione, e per il prezioso lavoro del suo giornale, che offre un’informazione seria, di qualità e indipendente.

Filippo Benedetti dottorando in Storia delle istituzioni politiche all’Università di Roma Lumsa


Ci sono voluti anni, gentile dottor Benedetti, perché almeno non si consentisse più che ordigni bellici che un’azienda tedesca produceva in Italia, nel Sulcis bellissimo e povero di lavoro, finissero – triangolando, triangolando – sulla testa degli yemeniti schierati dalla “parte sbagliata”. Ma la disarmata battaglia di una bella parte della nostra società civile oltre che dei lavoratori portuali (soprattutto di Genova), le denunce delle Nazioni Unite e di coraggiose ong, una nostra campagna informativa all’inizio solitaria e snobbata, il “faro” – come si dice – acceso da alcuni attenti magistrati e infine, un soprassalto dignità di Parlamento e Governo durante la fase del “Conte secondo” hanno fatto cadere il muro di gomma ministeriale e fermato questa tragica illegalità. Si può fare, e sono d’accordo con lei che si deve, senza ipocrisie e con il solo obiettivo di far tacere le armi e mettere l’umanità prima degli affari. Altrimenti, in Ucraina e altrove, quali princìpi staremmo difendendo? Del «dilemma» di Mario Draghi – la pace o i condizionatori – mi piace la responsabilità che il premier chiede a noi cittadini. E io so – ho dialogato su questa pagina con diversi lettori – che tanti di noi sono pronti a fare ciò che è giusto, anche così: con personale sacrificio e senza violenza. Grazie e auguri per il suo dottorato.