Opinioni

Il direttore risponde. Vecchi e nuovi rischi, e un’attesa

Marco Tarquinio martedì 20 novembre 2012
Gentile direttore,
so che lei considera la fase politica appena conclusa come il periodo del “bipolarismo furioso”. Mi perdoni, ma a me sembra che, se lo è stato, il merito va tutto alla sinistra militante che, in sintonia con larga parte della stampa laicista italiana ed estera e con parte della magistratura, ha messo letteralmente sotto assedio Silvio Berlusconi. Poi, è ovvio che lui si sia sentito e si senta attaccato e si difenda. D’altra parte, credo che il vero movente dell’offensiva condotta su vari piani contro Berlusconi e che lo ha costretto alla resa, sia stato tutto nel voler lasciare il nostro Paese nelle mani degli statalisti a oltranza, adoratori del sospetto e del controllo e sostanzialmente timorosi di qualsiasi tentativo di dare più forza alla capacità creativa della società civile. Che poi Berlusconi non fosse persona di alte virtù private (come tante altre, del resto) ne ha facilitato il suo essere messo sotto tiro soprattutto dai moralisti a intermittenza in servizio permanente, magari abortisti e favorevoli ai matrimoni gay, ma apparentemente inflessibili sulla sua condotta di vita privata e sui suoi atteggiamenti non convenzionali con alcuni statisti esteri. Vedo anche che non sono pochi i lettori che giudicano Berlusconi un “diseducatore” delle giovani generazioni. L’unica cosa vera è che ha inventato la televisione commerciale. Ma sia il divorzio che l’aborto, le cui leggi avvelenano l’intera società italiana, sono stati approvati quando Silvio si occupava d’altro. In sostanza, credo che il suo fallimento politico risieda nell’aver sottovalutato la resistenza al cambiamento del complesso statalista–burocratico che, di fatto, governa l’Italia da sempre. E che ha costituito, anche per Monti, la difficoltà maggiore all’ammodernamento dell’apparato statale di cui pure la società italiana ha bisogno per lavorare meglio, per pagare meno tasse, per creare più ricchezza e più posti di lavoro e per assicurare migliori servizi alla nostra gente. Chi lo sostituirà, anche fosse lo stesso Monti, avrà gli stessi problemi. Almeno, però, per ciò che non migliorerà, nessuno potrà incolpare Berlusconi. Cordiali saluti e tanti auguri di proseguire il vostro utilissimo lavoro.
Angelo Camanzi, Lugo (Ra)
 
Caro direttore,
venerdì scorso, 16 novembre, Berlusconi in visita ai suoi giocatori a Milanello conversando di politica con alcuni giornalisti ha dato un giudizio sprezzante sull’operato del governo Monti definendolo “disastroso”. A parte la poco eleganza – uso questo temine – mi chiedo come questo signore possa avere il coraggio e la sfrontatezza di emettere un giudizio così sprezzante, proprio lui che ha portato l’Italia allo sfascio. Le chiedo un parere, sempre equilibrato, su questa infelice uscita dell’ex premier.
Rosario Mamola, Bagheria (Pa)
 
Ancora oggi, gentili amici, sembra quasi impossibile ragionare con sufficiente freddezza e razionalità sulla stagione del “bipolarismo furioso” che io ritengo conclusa e che mi auguro tanti italiani “sentano” come davvero finita. Il rischio è, infatti, che essa si riproduca con attori nuovi e riproduca guasti e paralisi simili a quelli per cui stiamo pagando prezzi assai salati. Sono tuttavia sempre più convinto che questo Paese non volterà davvero pagina se non sapremo e potremo riconoscerci in una classe dirigente capace, sì, di posizioni nette e forti, ma mai demolitorie e rancorose. E se anche nel mondo dei mass media non verranno archiviate certe cattive abitudini e certi feroci strabismi. Le vostre diverse e civili lettere sono in questo senso, a mio avviso, un’evoluzione “dal basso” (ammesso che la parte dei cittadini-elettori sia il “basso”, per me lo è nel senso più solido e bello che si possa immaginare…). Pur nella nettezza delle convinzioni espresse, ponete entrambi problemi veri. Al signor Camanzi, che affronta per prima cosa il nodo della demonizzazione “a prescindere” dell’avversario e considera Silvio Berlusconi più vittima che protagonista dei grandi e continui scontri degli anni scorsi, dico che avremo presto la controprova. Visto che Berlusconi non sarà più il “numero uno” di un grande schieramento politico, vedremo che trattamento verrà riservato a chi occuperà un ruolo comparabile al suo e lo farà con storia e stile diversi. Al signor Mamola, che s’indigna per lo sprezzo riservato dall’ex premier a Mario Monti, suggerisco di considerarlo un risentimento del tutto inelegante, ma purtroppo frequente: peccato che Berlusconi non si renda conto di svalorizzare, così, anche la sua non facile e lucida scelta di farsi da parte un anno fa. Infine il gran tema sollevato di nuovo dal signor Camanzi: la strenua (e vincente) resistenza al cambiamento del «complesso statalista-burocratico che, di fatto, governa l’Italia da sempre». Mi sto facendo sempre più persuaso che una parte essenziale del “caso italiano” stia proprio qui. E penso che i mesi a venire ce ne daranno comunque conferme importanti. Non so ancora se positive o negative. Io me ne auguro ovviamente del primo tipo, con la coraggiosa continuazione del lavoro avviato dal presidente Monti, ma anche con un salto di qualità nell’attenzione al “pubblico” non statale (a cominciare dal “privato sociale”), e con una conseguente e bella ripulitura dei centri di controllo e degli ingranaggi della enorme e poderosa macchina della pubblica amministrazione. Macchina che dev’essere al servizio della società civile e delle sue energie, non stranamente impegnata a impacciarle e mortificarle. Grazie, cari amici, per la fiducia e per l’apprezzamento che riservate al lavoro dei miei colleghi e mio.