Opinioni

Una coincidenza che fa pensare: un mondo più gentile è meno povero

Marco Tarquinio sabato 12 novembre 2022

Caro direttore,

domenica 13 novembre si celebra la Giornata della Gentilezza nei luoghi di lavoro. Un valore da recuperare, in un contesto lavorativo indebolito e provato da diversi fattori destabilizzanti, in primo luogo la precarietà. La Giornata della Gentilezza è rappresentata da un “programma” interessante che ci invita a un cambiamento di prospettiva, culturale e civico. Mi riferisco al merito della condivisione e della solidarietà oltre che a quello di una sana competizione. E per questa strada che si arriva anche al miglioramento e alla crescita della produttività.

Mario Signoretta


Abbiamo ormai così tante Giornate mondiali o internazionali da celebrare, per provare a ricordare valori, avvenimenti e atteggiamenti importanti per la vita personale e collettiva che a volte è difficile tenerle a mente e segnalarle tutte. Il 13 novembre, domani, in questo tribolato 2022 ne vedrà coincidere due. La prima, anche per la rilevanza che ha assunto, è la Giornata mondiale dei Poveri, istituita da papa Francesco al termine del Giubileo straordinario della Misericordia, e che dal 2017 cade ogni anno a metà novembre, nella trentatreesima Domenica del Tempo Ordinario. La seconda è la Giornata mondiale della Gentilezza, nata in Giappone alla fine del secolo scorso, promossa da un movimento locale (che si è globalizzato nel 1998) e arrivata in Italia nel 2000. Non c’è nesso diretto tra le due Giornate e la coincidenza è casuale, e la Giornata della Gentilezza inoltre non mi sembra sia specialmente dedicata – come lei suggerisce, caro amico – all’ambito lavorativo, pur così importante e persino decisivo per la costruzione di una società giusta e a misura d’uomo e di donna. Eppure io credo che un nesso ci sia e che un mondo più gentile sarebbe un mondo con infinitamente meno povertà subita e imposta dalle arroganze egoiste, sfruttatrici e respingenti che purtroppo vediamo spesso all’opera e di cui consideriamo con amarezza i frutti.