Opinioni

La vicenda di Rovigo. Un'infernale esaltazione è far soffrire i sofferenti

Ferdinando Camon sabato 17 agosto 2019

A i carabinieri che lo hanno ripreso con le telecamere nascoste e adesso lo stanno interrogando e gli chiedono: 'Perché hai agitato uno straccio lercio davanti alla faccia di una signora ricoverata?', l’inserviente di una casa di riposo risponde: 'Non lo so'. Su quel 'non lo so' i giornali glissano via, come se fosse un dato insignificante. Credo invece che significhi molto. E che convenga tornarci sopra. Come sempre, non facciamo resoconto, non scriviamo per comunicare dati, ma per ricavarne, se possibile, spiegazioni. Il caso stavolta viene da Rovigo, dove c’è una casa di riposo, dentro la quale i carabinieri han tenute accese delle telecamere per mesi, e le immagini più disturbanti sono apparse su alcuni giornali il giorno dell’Assunta, a ferragosto.

A ferragosto tutti, ma specialmente quelli che hanno i loro anziani ricoverati in una casa di riposo, si permettono una vacanza. Magari un giorno solo. Per fare uno stacco con la vita quotidiana, le sue miserie, le sue tribolazioni. E soprattutto per staccare il pensiero dai vecchi, sono sicuri che i vecchi stanno bene, nel caso che non fossero trattati con amore saranno pur sempre trattati con professionalità. La vita è quello che è. Ma ci sono notizie dei nostri vecchi che ci raggiungono e ci inchiodano con la loro brutalità. Incomprensibile. Che senso ha sollevare con un congegno elettrico il letto di una degente, portarlo davanti alla finestra aperta, e dirle: 'Ti faccio fare un volo fino a casa tua'? Il giornale che ho davanti elenca «bestemmie, schiaffi, insulti », e tra gli insulti ne riporta alcuni: «scimmia», «letamaio». «Scimmia » vuol dire 'non umana'. «Letamaio » non vuol dire 'immondizia', ma 'cumulo o deposito di immondizie'.

C’è poi quella scena dettagliata, ed è la più rivelativa. Un inserviente pulisce per terra con uno straccio, una specie di moccio, un panno-spugna con manico, poi solleva il panno lercio e lo sospende davanti alla faccia di una signora, posso chiamarla così, con vero rispetto? I carabinieri convocano l’uomo e gliene chiedono conto: 'Perché le hai fatto questo?'. È qui che l’uomo, incastrato, risponde: 'Non lo so'. È una risposta importante. Vale per quest’uomo, ma vale anche per certi suoi colleghi e sue colleghe. Umiliando si sentono esaltati, e loro (io credo) non godono tanto dell’umiliazione che infliggono quanto dell’esaltazione che si regalano. Creano una specie di inferno con tanto di dannati, ma lo creano per sentirsene fuori, tra i salvati. Scelgono il dolore più doloroso con cui colpire l’anziana più vulnerabile, e lo usano con malizia, con sapienza, con raffinata cattiveria. Per sentirsi potenti. Tolgono la vita agli altri, per sentirsi pieni di vita. C’è un’anziana ricoverata che, come tutti a quell’età, si sente rinata nella figlia, e ne chiede notizie. Con perfidia, l’infermiera risponde: 'Tua figlia è morta'. Per vedere l’effetto che fa. Se le cose stan così, quegli infermieri non dovrebbero più essere infermieri, o per meglio dire quei degenti dovrebbero avere altri infermieri. A partire da adesso.