Opinioni

Il mancato riferimento ai cristiani nel documento della Ue /1. L'Europa che si volta dall'altra parte rinuncia alla forza dei suoi valori

David Sassoli, presidente della Delegazione del Pd al Parlamento europeo venerdì 4 febbraio 2011
È stata la rinuncia a costruire un mosaico comune di norme e valori, in grado di presentare l’Europa sulla scena internazionale con la voce di chi non ha paura di chiamare cristiani i cristiani, musulmani i musulmani ed ebrei gli ebrei. Il Consiglio dei ministri degli Esteri dell’Unione ha fallito per paura e interessi. E ha ribadito quanto l’Europa degli Stati prevalga sullo spirito comunitario e sugli interessi comuni. Il Parlamento europeo, d’altronde, aveva fatto la propria parte con equilibrio e orgoglio chiedendo di legare il rispetto della libertà religiosa agli accordi di cooperazione. Libertà civili e religiose camminano di pari passo. Parliamo di diritti fondamentali, di beni sociali fonte anche di stabilità. Una risoluzione votata a grande maggioranza, stravolta dall’Alto rappresentate, Catherine Ashton, con il documento sottoposto al Consiglio dei ministri degli Esteri. Non una parola sui cristiani vittime delle persecuzioni (Iraq) e del terrorismo (Egitto), sui diritti di tutte delle minoranze, sull’impegno in difesa delle libertà religiose. Criticare «le violenze interreligiose in Medioriente» è davvero troppo poco. Si è trattato, dunque, di uno schiaffo al Parlamento e della conferma che il governo italiano non è in grado di concertare, per mancanza di autorevolezza e iniziativa, dossier impegnativi neppure con i governi di centrodestra che – è bene ricordarlo – guidano la maggior parte degli Stati  europei. Il governo italiano non riesce a imporre le proprie priorità nell’iniziativa europea. Vale per la politica estera dell’Unione; vale sulla politica industriale, fiscale, energetica, agricola. La lista dei fallimenti, anche nell’ultima settimana, è significativa: sul regime linguistico dei brevetti, sul caso Battisti, sulle missioni Ue in Egitto e Tunisia. Il mancato documento sulle libertà religiose e le violenze contro i cristiani dimostra quanto marginale sia il ruolo della Farnesina. Il tema della libertà religiosa meritava ben altra attenzione da parte dell’Europa, così come ricorda un recente rapporto consegnato dal segretario di Stato americano, Hillary Clinton, al Dipartimento di Stato. Politica estera e azione dei movimenti per la libertà religiosa corrono di pari passo. E il Dipartimento di Stato non ha esitato a mettere sul banco degli imputati alcuni Paesi – Corea del Nord, Iran, Myanmar, Cina, Sudan, Eritrea, Arabia Saudita e Uzbekistan – dove con più violenza quei diritti vengono negati. «Siamo pienamente consapevoli – ha dichiarato Michael Posner, funzionario del Dipartimento presentando il rapporto – che anche Paesi con solide garanzie giuridiche, compresi gli Stati Uniti, non siano immuni da atti di intolleranza». L’Europa, invece, si volta dall’altra parte, dimenticando che la sua forza risiede in quel sistema di valori che oggi è utile per dare governo ai processi di globalizzazione. Ogni rinuncia equivale a marginalizzarci, facendo prevalere i vecchi tabù di un’Europa stanca.