Opinioni

Ucraina. Guerra giorno 433: la Cina condanna Mosca all'Onu. Ed ecco i Patriot schierati

Andrea Lavazza martedì 2 maggio 2023

Una batteria di missili Patriot

La guerra in Ucraina è giunta al suo 433° giorno con l’intensificarsi delle operazioni belliche in vista della ormai più che attesa controffensiva di primavera. Ma tra annunci e nebbie della propaganda per sviare il nemico, emergono fatti importanti, anche sul fronte diplomatico. In primo luogo, la rivelazione da parte del Papa di una missione capace di smuovere le acque stagnanti di un negoziato che non riesce nemmeno a partire. E poi il voto alle Nazioni Unite, per certi aspetti clamoroso e passato pressoché sotto silenzio, con cui anche Cina e India hanno condannato l’aggressione di Mosca.

Cominciamo da qui. Il 26 aprile, durante la 77esima sessione dell’Assemblea generale dell’Onu, è stata proposta una risoluzione da parte di 48 Stati, tra cui l'Ucraina, in cui si chiede cooperazione tra le Nazioni Unite e il Consiglio d'Europa. Nelle pieghe del testo, tra le varie premesse, a pagina 2 (su dieci pagine complessive) si afferma esplicitamente: si riconosce “anche che le sfide senza precedenti che l'Europa si trova ora ad affrontare dopo l'aggressione della Federazione Russa contro l'Ucraina, e prima ancora contro la Georgia, e la cessazione dell'appartenenza della Federazione russa al Consiglio d'Europa richiedono una cooperazione rafforzata tra le Nazioni Unite e il Consiglio d'Europa, in particolare al fine di ripristinare e mantenere tempestivamente la pace e la sicurezza basate sul rispetto della sovranità, dell'integrità territoriale e dell'indipendenza politica di ogni Stato, di garantire l'osservanza dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale durante le ostilità, di fornire un risarcimento alle vittime e giustizia a tutti i responsabili delle violazioni del diritto internazionale umanitario”.

La risoluzione dal titolo “Cooperazione tra le Nazioni Unite e le organizzazioni regionali e altre organizzazioni: la cooperazione tra le Nazioni Unite e il Consiglio d'Europa” è stata sostenuta da 122 Paesi su 145 votanti, con solo 5 voti contrari (Russia, Bielorussia, Corea del Nord, Siria e Nicaragua). Tra i 18 astenuti, ci si aspettava di vedere i grandi “non allineati”, ma questa volta soltanto il Sud Africa ha guidato una nutrita pattuglia di Paesi africani. Cina, India e Brasile (quest’ultimo non per la prima volta) hanno acceso la luce verde dell’approvazione complessiva del testo, sancendo di fatto l’ammissione ufficiale che Mosca ha aggredito l’Ucraina (e la Georgia) violandone l’integrità territoriale e l’indipendenza politica, con la conseguente richiesta di risarcire le vittime e processare gli invasori.

Non si tratta di una risoluzione diretta esplicitamente a questo scopo, come quella votata in febbraio, sulla quale Pechino e New Delhi si erano astenute ma, forse, si è approfittato di una situazione non cercata per dare un primo messaggio morbido a Putin sul fronte delle organizzazioni sovranazionali. Nelle votazioni intermedie, la Cina si è astenuta sulla premessa sopraccitata, ma poi ha detto sì al documento nel suo complesso. Non era obbligata a farlo, poteva continuare con la linea dell'astensione. È un passo da mettere in collegamento con la telefonata di Xi Jinping a Volodymyr Zelensky e il dichiarato proposito cinese di promuovere una iniziativa di pace con un proprio inviato nell'area? Troppo presto per dirlo, ma certo due segnali sono meglio di uno, anche se probabilmente non sono ancora un indizio.

Alla pace si dedica con maggiore dedizione Papa Francesco, che però non trova ancora sponde alle iniziative della Santa Sede. Domenica sera, sull’aereo che lo riportava a Roma dall’Ungheria, ha parlato con i giornalisti di una “missione”, senza dare ulteriori dettagli. Da Kiev e Mosca sono arrivate smentite circa una mediazione vaticana. Le cose non sono in contraddizione: inviati più o meno ufficiali della Santa Sede e del Papa sono in movimento, non vi è ancora una mediazione in senso proprio, però. Il motivo è che le due parti resistono a questa possibilità, anche se ascoltano coloro che sono “in missione” per conto del Vaticano.

In assenza – o in attesa – di una trattativa seria, le parti in guerra si preparano a uno scontro che potrebbe essere in fase di avvicinamento. A Bakhmut si registra una piccola avanzata ucraina, in una battaglia che si rivela sempre più tragica e insensata, nella quale sarebbero caduti 20mila combattenti russi – tra forze regolari e mercenari della Wagner. Una cifra subito negata dal Cremlino, che non ha mai diffuso dati sulle perdite effettive.

Kiev prepara intanto le forze per l’offensiva. Nelle ultime ore, il solitamente ben informato reporter del “Kyiv Independent” Illia Ponomarenko ha confermato che dopo quasi un anno di rifiuti ed esitazioni, i sistemi di difesa aerea MIM-104 Patriot forniti dall'Occidente sono arrivati e diventati operativi in Ucraina. Il 21 e il 26 aprile, l’Aeronautica militare ha confermato il pieno impiego di due batterie dei missili tanto attesi. Dal momento che le capacità di difesa aerea di epoca sovietica del Paese aggredito si stanno riducendo, si prevede che i Patriot possano contrastare non solo gli aerei e i missili da crociera russi, ma anche i sistemi balistici che l'Ucraina non ha potuto finora intercettare.

Il personale ucraino ha completato l'addestramento negli Stati Uniti e in Germania tra gennaio e fine marzo, anche se in genere un corso dura fino a 10 mesi. Si spera ora che i Patriot possano intercettare anche i Kh-22, missili da crociera che Mosca ha ripetutamente utilizzato per sferrare attacchi devastanti sulle città. Un Kh-22 è stato responsabile, il 14 gennaio scorso, della distruzione di uno stabile per appartamenti a Dnipro, provocando la morte di 45 civili.

L'Ucraina, in ogni caso, avrà sempre un numero limitato di intercettori Patriot che costano almeno 1 milione di dollari l'uno, mentre la Russia continua con i suoi massicci raid. Il 28 aprile, sono stati lanciati 23 missili da crociera Kh-101 e Kh-555. Un Kh-101, mancato dalla difesa aerea, ha colpito un edificio residenziale nella città di Uman, uccidendo 23 persone, tra cui almeno quattro bambini.

Quanto alle mosse di Kiev, secondo l’ex generale Usa e analista militare Mark Hertling, sarà una fase molto dura, con unità ucraine di recente formazione che cercheranno (per la prima volta) sfondamenti su larga scala con armi combinate contro le posizioni difensive preparate con dovizia di mezzi dall’esercito della Federazione. Hertling è convinto che le forze ucraine si comporteranno bene (anche meglio di prima) e le forze russe continueranno a comportarsi male (anche se non così male come in passato). Ciò anche per il cambio di ruolo: i difensori diventano attaccanti e viceversa.