Opinioni

Ucraina. Guerra giorno 273: Kiev al buio e Russia "terrorista", la tragica escalation

Andrea Lavazza mercoledì 23 novembre 2022

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La guerra in Ucraina è giunta al giorno 273, nove mesi di una tragedia nel cuore dell’Europa che sta diventando sempre di più un calvario per i civili, messi nel mirino, direttamente o indirettamente, in spregio a ogni norma del diritto internazionale e ogni regola di umanità. L’aggressione russa è diventata il cannoneggiamento delle persone affamate in fila nella Kherson riconquistata, il bombardamento di case e strutture mediche. Tutto questo ha portato alla condanna esplicita del Parlamento europeo, che ha votato a maggioranza una risoluzione che definisce la Federazione russa uno Stato sostenitore del terrorismo.

Nelle ultime ore due persone sono rimaste uccise durante un attacco a Kupyansk, nella regione orientale di Kharkiv: "L'esercito di Mosca ha bombardato la città. Sono stati colpiti un ospedale e un condominio di nove piani, due passanti sono morti", ha riferito il vice capo dell'Ufficio presidenziale Kyrylo Tymoshenko. Un missile russo aveva colpito in precedenza il reparto maternità dell'ospedale Vilnianska, vicino Zaporizhzhia. A denunciare l'attacco, che ha provocato la morte di un neonato di due giorni, il governatore della regione, Oleksandr Starukh. L’intera struttura è stata poi evacuata.

Nel frattempo, non si fermano i colpi mirati dal cielo sulle centrali elettriche e sulle infrastrutture energetiche, con l’effetto di una diffusa mancanza di elettricità e di riscaldamento nelle abitazioni. Una serie di attacchi ha interrotto la fornitura di energia elettrica e di acqua corrente in gran parte dell'Ucraina, tra cui Leopoli, Odessa e Kiev (dove poi la fornitura è stata ripristinata). Anche più della metà della Moldavia è rimasta a lungo senza elettricità. Tre centrali elettriche sono state scollegate dalla rete nazionale ucraina. La benzina alle pompe comincia a scarseggiare.

E Kiev, dove quattro persone sono morte sotto le bombe, potrebbe affrontare il "peggior inverno dalla Seconda guerra mondiale" a causa dei blackout, secondo il sindaco della capitale, Vitaliy Klitschko. I residenti, ha detto il primo cittadino, devono prepararsi allo scenario di interruzioni di corrente diffuse che si aggiungeranno alle basse temperature tipiche del periodo.

La tenaglia militare del Cremlino si sta quindi sempre più stringendo sulla resistenza della popolazione dopo i nove mesi di combattimenti che non hanno dato a Putin i successi sperati. Per questo, l’Europarlamento di Strasburgo ha approvato una risoluzione per riconoscere la Russia come "stato sponsor del terrorismo". Il documento è stato adottato con 494 voti favorevoli, 58 contrari (tra cui 3 deputati italiani del gruppo Sinistra e Democrazia) e 44 astensioni (tra cui quella dell’intero Movimento 5 Stelle), sottolinea che gli attacchi e le atrocità intenzionali delle forze di Mosca, la distruzione delle infrastrutture civili, e altre gravi violazioni del diritto internazionale e umanitario sono atti di terrore e crimini di guerra.

"Accolgo con favore la decisione di riconoscere la Russia come Stato sponsor del terrorismo e come Stato che utilizza metodi terroristici. La Russia deve essere isolata a tutti i livelli e ritenuta responsabile per porre fine alla sua politica terroristica di lunga data in Ucraina e in tutto il mondo", è stato il commento del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Ben diversa la reazione di Mosca. “Propongo di riconoscere il Parlamento europeo come sponsor dell'idiozia", ha scritto su Telegram la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova. Successivamente, però, è scattato un attacco hacker al sito Internet dell’Assemblea di Strasburgo, rivendicato da un gruppo pro-Cremlino, secondo la presidente Roberta Metsola.

Al volgere dei nove mesi di guerra, sono gli stessi commentatori sulle tv russe a rendere esplicita la linea di Putin: colpire senza pietà i civili per spingerli a capitolare o a rovesciare Zelensky. Sembra assodato anche a Mosca che il conflitto non può essere vinto con l’avanzata dell’esercito sul campo e che, dunque, l’unica via è quella di mettere al freddo, al buio e senz’acqua un intero Paese. Una strategia che non prevede spazio per la diplomazia e le trattative, ma punta a una sostanziale resa dell’Ucraina, con la rinuncia ai territori occupati, equivalente a una sconfitta dell’Occidente che l’appoggia e a un successo di chi ha voluto questa guerra e non è riuscito a vincerla sul campo di battaglia.

La domanda è su quanto il popolo ucraino potrà resistere di fronte – e a che prezzo - a questa offensiva russa e a condizioni di vita ogni giorno più proibitive. Non basteranno i nuovi sistemi di contraerea in arrivo nelle prossime settimane e nei prossimi mesi dalla Nato e da altri Paesi amici per fermare gli attacchi russi. Come ha mostrato l’iniziativa del Parlamento europeo, l’unica strada al momento sembra quella di mettere Putin di fronte a un’alternativa secca: può vincere con il “terrorismo” ma dovrà scontare un isolamento ferreo e totale capace di mettere in ginocchio il suo regime. Sembrava che il G20 di Bali e il disgelo americano-cinese spingessero verso una pressione coordinata sul Cremlino per una soluzione negoziata alla crisi. Gli ultimi sviluppi dicono che questa speranza non si sta concretizzando. E a pagarne le spese sono milioni di cittadini ucraini.