Opinioni

Il direttore risponde. Tre grandi problemi da risolvere

lunedì 11 luglio 2011
Caro direttore,le agenzie di rating hanno espresso giudizi negativi su Grecia, Portogallo e Italia, avallando l’idea che questi Paesi non siano in grado di riassestare le rispettive economie. In conseguenza a ciò le Borse sono crollate, anche perché le stesse agenzie sono al contempo giudici e giocatori, mobilitando un’enorme potenza finanziaria. Con questo scandaloso conflitto di interessi Standard&Poor’s, Moody’s e Fitch si aggirano per il mondo, simili ad avvoltoi alla ricerca di Paesi in difficoltà per dare loro il colpo di grazia e “papparseli” in fretta. Quasi certamente falliranno l’obiettivo perché le loro previsioni sono datate e non tengono conto della solidarietà intra–europea (vedi la dichiarazione del Cancelliere tedesco). “Beccheranno” comunque qualche brandello molto doloroso. Un elemento peculiare di debolezza dell’Italia è rappresentato dal fatto che l’opposizione condanna da anni acriticamente qualsiasi proposta del governo, facendo mancare la necessaria solidarietà intra–nazionale che su questi temi dovrebbe invece essere scontata, come ripete continuamente anche il presidente della Repubblica. Questi episodi evidenziano ancor più l’errore di non aver definito e avviato, a livello mondiale o almeno europeo, un sistema di controllo degli abusi finanziari. Bisognerà proprio porvi mano!

Camillo Ronchetti

Lei pone tre problemi fondamentali, caro signor Ronchetti. Il primo, in modo speranzoso, dando per certa e per efficace la «solidarietà intra-europea» di fronte agli attacchi scatenati contro le economie più “vulnerabili” degli Stati dell’Eurozona. Il secondo, sostanzialmente pessimista, riguarda la capacità politica dei partiti italiani di tutelare in frangenti come questi prima e sopra di tutto l’interesse nazionale. Il terzo, giustamente incalzante, ripropone il gran tema del controllo e della regolazione delle attività finanziarie e speculative. Sul primo problema si concentra l’editoriale di prima pagina affidato a Giorgio Ferrari e rimando a quelle conclusioni: l’eurosolidarietà c’è, ed è in qualche modo inevitabile, ma non è automatica perché non può prescindere da un alto grado di consapevolezza della posta in gioco per la patria comune europea (e non solo per il suo “mercato”). Sul secondo punto, invece, abbiamo ragionato ieri nella pagina degli editoriali con Sergio Soave. E mi fa piacere che i leader delle due diverse opposizioni, Pierluigi Bersani e Pier Ferdinando Casini, abbiano ognuno per la propria parte lanciato un monito convergente con quello del Governo e di Bankitalia a chi “scommette” contro il nostro Paese. Torno ad augurarmi che, oltre che tra di loro, riescano a parlarne anche direttamente con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Quanto alla terza, importantissima, questione, posso solo ripetermi, richiamandomi ancora una volta al lucido e pressante richiamo di Papa Benedetto nella Caritas in veritate e in diversi altri interventi magisteriali: il tempo della libertà irresponsabile va archiviato con lungimiranza e con urgente senso di giustizia anche sui mercati, soprattutto sui mercati. I cinici giochi dei “poteri irresponsabili” fanno male all’Europa, ma altrove – tra i poveri del mondo – portano letteralmente morte. Marco Tarquinio