Opinioni

La nostra vera forza. Le tragedie dei migranti ci mettono alla prova

Davide Rondoni giovedì 23 aprile 2015
Occorre la forza di fronte a certi eventi. Occorre qualcosa che è giusto chiamare forza, sì, quando la vita o la cronaca ti riservano fatti di fronte ai quali si vacilla. Ma appunto, di che forza si tratta? Quando accadono fatti enormi, come il recente ennesimo naufragio, ecco che si naufraga pure noi un po’. Naufraga la mente tra le mille analisi, spesso vacue come chiacchiere indecenti, che si ascoltano. Naufraga il cuore, ferito da molte parti e quasi troppo colpito, stordito da una mole vasta e imprendibile di sofferenza e ingiustizia. E allora, noi stessi naufragando in una difficoltà di giudizio, in mezzo a onde di emozione, di parole, di polemiche, non sappiamo come fare a osservare quel che sta capitando nel Mediterraneo facendoci, come si dice, una idea. Ovvero formulando un pensiero che sia non solo una reazione emotiva, non solo una generica, colpevole, presa d’atto (eh, va così...). Insomma, cercando di formulare un giudizio che tenga conto il più possibile di tutti i fattori in gioco. Ma, appunto, da dove partire per guardare, per giudicare e comprendere nel modo il più umano, più vero possibile, fatti come questo? Quale è un punto di vista forte, un punto di appoggio che permetta al tempo stesso di giudicare cosa accade e di non censurare nulla della nostra umanità, della nostra ragionevolezza? Occorre essere forti, sì. Perché lo scempio è tanto. Ma di che forza si tratta? Si sono udite molte cose in questi giorni, come in altre occasioni. Molte di queste parole sembravano ostentare una forza. Ma una sola m’è parsa, tra le tante che pure si autoproclamano tali, una voce dotata di vera forza. Quello di un uomo che ha detto, innanzitutto pensando alle vittime e alla loro storia: sono come me, persone che hanno cercato la felicità. In questo punto di vista, espresso dal Papa a nome di tanti, a nome di una storia che ha in Cristo il suo appoggio e il suo chiodo, ho sentito una forza vera. A quella affermazione seguono, come è giusto, gli inviti a chi di dovere perché si faccia tutto per evitare questi drammi. Ma prima, l’iniziale mossa di giudizio, il punto di vista, parte da una forza incredibile. L’unica che mette in grado di vivere interamente con commozione e ragione tali eventi: uomini come me, alla ricerca di quel che ricerco anch’io.Su questo giudizio si fonda la disponibilità dell’accoglienza e la condivisione di un unico destino. Chi è forte è disposto ad accogliere e a condividere un unico destino. Chi è debole si chiude e teme che l’altro sia solo un ostacolo alla propria ricerca del bene. Cristo è forte. Perché è il Primo Accogliente e al tempo stesso è Colui che propone il vero bene. Chi è debole, e chiuso, pensa di non avere nulla da offrire. La posizione del Papa ha come conseguenza non un facile buonismo, non una idea banale di accoglienza. Si tratta di una domanda non più evitabile circa la nostra vera forza. Circa quel che davvero siamo. Intendo noi, Italia, Europa luogo a cui attraccano o naufragano queste onde di umanità. Quale è la nostra vera forza? C’è in noi una forza che ci rende disponibili all’altro e al tempo stesso proposta di qualcosa che c’entra con la sua ricerca della felicità ? O pensiamo all’altro solo come invasore, sfruttatore delle nostre debolezze e minaccia?Si tratta, lo vede chiunque non è accecato da ideologia o dabbenaggine, di una situazione grave, inedita, piena di tensioni e di ombre. Proprio in situazioni come queste, occasione di sbandamento, di costi alti di vite, occorre un punto di vista forte, che permetta di mettere in fila le cose, e di ordinare azioni che non finiscano per farci essere meno che umani, che non tradiscano quel che talune voci presunte forti dicono di voler difendere. Il debole, lo pseudo-forte, finisce infatti in uno strano paradosso. Finisce per difendere una immagine di se stesso, non la sua vera storia e la sua vera identità. Se fossero una storia e una identità forti non avrebbe paura di nulla.E qui appunto risuona la forza delle parole del Papa, che portano con sé anche una domanda: la sua è una posizione basata sulla esperienza, perché Cristo è accogliente e forte di fronte alla ricerca della felicità di ogni uomo. E noi di cosa siamo forti in questi giorni di prova?