Opinioni

Il direttore risponde. Testimoni (solitari) della cultura italiana

mercoledì 14 luglio 2010
Caro direttore,l’Europa la esclude, il mondo la cerca, l’Italia che fa? Ecco quanto scrive Ferdinando Camon nell’editoriale di domenica 4 luglio sulla lingua italiana. Ebbene, qui a Tirana abbiamo promosso l’Università Nostra Signora del Buon Consiglio con sette corsi di laurea e alcuni master tutti effettuati congiuntamente con sei Atenei italiani. Gli studenti (compresi 40 italiani) sono 1.300 e l’attività didattica è sostenuta da ben 500 (!) docenti italiani. E per interi programmi, non solo per qualche ora di lezione. La lingua di insegnamento è per il 95% quella di Dante. I corridoi dell’Università sono un’esposizione permanente del Rinascimento italiano. Abbiamo inoltre coinvolto aziende e tecnologie italiane per la realizzazione delle strutture e degli impianti, con qualche aiuto della Regione Lombardia e, soprattutto, della Provincia di Trento. Ritengo che questa sia la più consistente iniziativa culturale italiana all’estero. Un’opera non profit, tutta cultura e solidarietà. Ebbene, che fa l’Italia? Quanto ai suoi giornali, soltanto Avvenire ha dedicato un servizio, l’anno scorso. La Tv? Mai vista. E il governo? Se ne è accorto, forse, ma questo è tutto. Altri Paesi hanno una concezione ben diversa del proprio "sistema" e mai ignorerebbero una iniziativa del genere (www.unizkm.al). Mirupafshim! Arrivederci!

Fr. Ruggero Valentini Tirana (Albania)

Noi di Avvenire, caro fratel Ruggero, conosciamo piuttosto bene l’esperienza dell’Università italiana di Tirana promossa dalla Congregazione dei Figli dell’Immacolata Concezione, attraverso una fondazione di cui lei è presidente. E, poco più di un anno fa, con il servizio realizzato da Enrico Lenzi, abbiamo dato conto dei traguardi raggiunti da un giovanissimo (ha appena sei anni di vita), ma già ben strutturato Ateneo. Iniziative di questo tipo – anche perché totalmente senza fini di lucro e perciò capaci di coinvolgere all’insegna della solidarietà istituzioni pubbliche e realtà private – offrono una testimonianza assai bella e del tutto convincente, dimostrando che l’alta formazione dei giovani è il terreno ideale per costruire concretamente l’amicizia tra nazioni amiche e vicinissime. Credo che lei non esageri affatto nel definire l’Università Nostra Signora del Buon Consiglio «la più consistente iniziativa culturale italiana all’estero». I numeri che ci ricorda parlano chiaro e ribadiscono di che cosa sia capace il "privato sociale" cristianamente ispirato. Così come sono estremamente eloquenti i dati sul deficitario impegno dello Stato nel sostegno e nella promozione della lingua italiana (che nonostante tutto è, oggi, tra le cinque più studiate al mondo). L’editoriale del 4 luglio di Ferdinando Camon questo ha, con efficacia, messo in luce. C’è solo da augurarsi che l’esempio che viene dalla vostra iniziativa cominci finalmente a essere ben compreso e seriamente raccontato. Ma, soprattutto, che che si riveli contagioso.