Opinioni

Il direttore risponde. Terra dei fuochi, grazie a un buon prete e a chi si batte con lui

Marco Tarquinio mercoledì 12 febbraio 2014
Caro direttore,
le chiedo di volersi rendere interprete della mia profonda partecipazione ed ammirazione per l’opera che don Maurizio Patriciello da anni conduce a favore della persone colpite dal tremendo problema della "terra dei fuochi". È questo un argomento che mi ha sempre colpito in quanto mi richiama l’impegno che mio padre, imprenditore negli anni 60, aveva messo in atto a Casavatore nei confronti della popolazione che partecipava al lavoro della sua nuova azienda (Alfa-Indelmo), con occupazione, mensa, scuola per i dipendenti. L’entusiasmo e le fatiche di mio padre non poterono durare molti anni a causa delle difficoltà, non solo economiche, di quei tempi e il dolore di tutta la mia famiglia nel lasciare quella gente ha segnato per molto tempo la nostra vita. Ora, sapere che quella regione e quei paesi stanno soffrendo a dismisura per azioni delittuose e disumane, ha riaperto la ferita. La figura di don Patriciello mi è subito entrata nel cuore e, aver letto recentemente che lui avrebbe voluto che la sua missione ideale potesse essere solo quella del prete, mi ha commosso. Sono sicura che quello che sta facendo per i suoi fedeli lo mette totalmente sul cammino tracciato da Cristo. Il suo coraggio e la sua "diplomazia" stanno poco a poco ottenendo qualche risultato e anch’io, nel mio piccolo, lo ricordo sempre nella preghiera. Veda lei, caro direttore, come far arrivare questo messaggio a don Maurizio, valido collaboratore del suo bel giornale che io e mio marito prediligiamo e seguiamo ogni giorno.
Paola Tavolato - Brugherio (Mb)
Recapito il suo messaggio nel modo più diretto e più pubblico, cara signora Paola. Lo merita don Maurizio, lo merita lei e lo meritano tutti quelli che affiancano e sostengono – anche con la preghiera – il generoso parroco di Caivano. Grazie a lui e a coloro che – incoraggiati dalla parola e dall’affetto dei vescovi campani guidati dal cardinale di Napoli, Crescenzio Sepe, e dal vescovo di Aversa e vicepresidente della Cei, Angelo Spinillo – si battono per fermare l’avvelenamento della "terra dei fuochi" e dei suoi figli. Se c’è una "periferia" da mantenere al centro dell’attenzione per dimostrare che il male non vince quando ognuno – gente comune, istituzioni locali, Stato centrale – fa la propria parte, è proprio questa. Lo stiamo constatando proprio in questi giorni, che – dopo anni e anni di incredibile noncuranza – hanno visto le istituzioni cominciare a fare ciò che è necessario per riportare la legge e tutelare la salute dei cittadini. Con predicazione cristiana e civile (anche da queste nostre pagine), con lucida azione pastorale, con vigorosa e disarmata pazienza, don Patriciello lavora per tenere accesa la speranza di tante persone "per bene" che non si rassegnano né allo strapotere due volte criminale dei camorristi trafficanti di rifiuti tossici né alla complicità o all’ignavia di chi vive quella stessa realtà e purtroppo si lascia soggiogare né ai pregiudizi di chi guarda da lontano e crede di aver capito tutto. Anche lei, cara amica, ricorda a ciascuno noi che guardando – o concretamente arrivando – "da lontano" si può dire e fare la cosa giusta, con umiltà e decisione, dando sostegno a chi lo merita, dimostrando che la buona ricchezza si crea in modo onesto, ed è sempre condivisa.