Opinioni

Il direttore risponde. «Terra dei fuochi, etichetta da allarmista per chi resiste». Il guaio sono i riduzionisti

Marco Tarquinio martedì 22 dicembre 2015
Caro direttore, domenica scorsa il quotidiano “Il Mattino” ha dedicato due intere pagine sul rapporto tra inquinamento e tumori nella «terra dei fuochi». Dopo aver messo in fila cose già dette e scritte mille volte dai giornalisti di “Avvenire”, il giornalista conclude che «L’unica certezza è la non certezza». Magra soddisfazione. Ancora si brancola nel buio. E la colpa di chi è? Della povera gente costretta a respirare nauseabondi veleni puzzolenti o di chi ha la responsabilità di vigilare e tutelare l’ambiente e la salute? Quindi, bisognerebbe concludere che i timori, le paure, le incertezze, le proteste della gente della “terra dei fuochi” sono più che giustificati. Ma a quanto pare, no. Perché non bisogna “eccedere”. Le foto delle bare bianche e i nomi di battesimo delle giovanissime vittime non sono troppo graditi. «Una cosa è l’emozione un’altra cosa è la scienza», sentenzia il direttore del registro tumori, Mario Fusco. Avrebbe ragione lui, se il dato scientifico fosse scientificamente noto. Ma, a quanto pare, il dato scientifico non c’è. Al suo posto ci sono le illazioni dei negazionisti. I quali chiamano «allarmisti» coloro che s’impegnano per mettere fine a tanto scempio. Benedetto il tempo in cui le parole avevano un significato. Perché mai – mi chiedo – costoro sentono il bisogno di tacciare di allarmismo chi democraticamente, civilmente, faticosamente, fraternamente chiede che si faccia luce su un inquietante disastro ambientale sottaciuto, camuffato, nascosto per tanti anni? Perché prendono le distanze da chi non si rassegna allo scempio che ha visto camorristi, industriali disonesti e politici corrotti o collusi fare affari sulla pelle della povera gente? Non poteva mancare, nell’articolo, qualche allusione al prete dalle «roventi omelie», che sarebbe il sottoscritto. Eppure i tre anni e mezzo passati dalla discesa in campo di parroci come me e dell’intera Chiesa campana, del quotidiano nazionale che tu dirigi, dei tanti volontari via via più organizzati e collegati, sono sotto gli occhi di tutti. E così i risultati ottenuti i termini di consapevolezza, di sensibilizzazione, di reazione. Non credo che senza l’impegno costante, faticoso, estenuante dei nostri comitati, movimenti, associazioni, il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, avrebbe ottenuto dal governo la somma di 450 milioni di euro per la bonifica di un solo sito inquinato, quello di “Taverna del re” in Giugliano. Non penso che si sarebbero avute a riguardo due leggi: una sulla «terra dei fuochi», l’altra, attesa invano da anni, sui reati ambientali. Il nesso di causalità ambiente-tumori non è facile da trovarsi. Lo sanno tutti che il cancro ha una serie di concause. Sta di fatto che in una regione come la Campania, dove la disoccupazione raggiunge vette da capogiro, la gente si ammala e muore come e più delle regioni fortemente industrializzate. Unicuique suum. A ciascuno il suo. A me, prete di periferia, compete il dovere di stare accanto alla mia gente, raccoglierne il grido di dolore, amplificarlo e farlo giungere a chi di dovere e competenza. Spetta, poi, agli scienziati studiare seriamente il fenomeno e dare risposte certe. I politici invece, dopo aver preso atto della vergognosissima situazione venutasi a creare in Campania, farebbero bene a chiedere perdono, come fece il ministro Andrea Orlando, al martoriato popolo della «terra dei fuochi» e correre ai ripari per arrivare a una soluzione veramente degna di questo nome. Noi non aspettiamo altro. Abbiamo già troppo sofferto e pazientato. don Maurizio Patriciello Sai bene, caro padre, che da giornalista giudico semplicemente insostenibile ogni forma di “negazionismo” di fronte al mortale e clamoroso scandalo rappresentato dalle pratiche criminali che hanno portato all’avvelenamento di quella parte dell’antica Campania felix che viene chiamata «terra dei fuochi». Così insostenibile da essere ormai impossibile. Molto più pericoloso e subdolo considero invece il “riduzionismo”, cioè il tentativo di confinare tra le nuvole dell’incertezza la terribile realtà del dramma provocato nei territori del Napoletano e del Casertano piagati dal patto tra malavita, malindustria e malapolitica. Grazie a te, dunque, e a tutti coloro che, in questi anni, sono riusciti a far emergere il problema nella sua interezza e nelle giuste proporzioni. Grazie per come l’avete fatto: agendo in modo positivo e propositivo “dal basso”, valorizzando il dolore e la coscienza della gente semplice, avendo caro il sostegno dei vescovi campani, di un gruppo di medici coraggiosi, di uomini delle istituzioni seri e determinati, di magistrati e inquirenti tenaci. Continueremo a starvi accanto, puoi esserne certo. Raccontando i fatti e dando voce alle persone: senza forzare i toni, ma senza rassegnarci alle sordine suggerite o imposte per paura, interesse, calcolo politico. Marco Tarquinio