Opinioni

Ragazzi che eccedono, giuste correzioni. Piccoli e grandi teppisti

Ferdinando Camon giovedì 8 settembre 2011
Non se ne parla mai abbastanza, eppure il fenomeno si ripete continuamente, ora qua ora là, nelle città grandi come nei piccoli paesi. Si tratta delle bravate dei bulli, e delle prepotenze sui ragazzini più giovani di loro. Nel giro di pochi giorni episodi del genere sono avvenuti più volte non lontano da dove abito, e hanno avuto dalle autorità risposte su cui vale la pena di ragionare. Non sono punizioni, mai come per gli errori commessi dai minorenni vale l’evangelico «non sanno quello che fanno», e perciò la soluzione non sta nel castigarli, ma nel fargli capire bene cos’hanno fatto.Il primo episodio è avvenuto al Lido di Venezia. Due ragazzini delle medie si son divertiti a tracciare con la vernice nera, di notte, una grande svastica sul muro esterno del cimitero ebraico, firmandola con nome di «Adolf». Poi s’erano pentiti, e prima di andar via avevano tentato di cancellare il disegno, tracciando degli scarabocchi sulla svastica, per camuffarla. Una correzione inane. È intervenuta un’associazione incaricata dal Comune, per cancellare il tutto. A quel punto uno dei due ragazzini, in lacrime, ha confessato la bravata al padre. E qui parte la correzione: sospensione dei due futuri uomini dalla paghetta settimanale (una pena economica) e obbligo di leggere «Il diario» di Anna Frank, «Se questo è un uomo» di Primo Levi, «L’Amico ritrovato» di Fred Uhlman. È questa la parte della correzione che trovo ottima: i libri come medicine. Perché i libri "sono" medicine. L’uomo che non legge è malato, la lettura lo guarisce. I ragazzi che insozzano lapidi o cimiteri ebraici sono malati d’ignoranza: non sanno cos’han patito coloro che sono sepolti sotto quelle lapidi. Oltraggiare o mancare di rispetto, oggi, verso gli ebrei vissuti sotto il fascismo-nazismo vuol dire approvare e anzi ripetere i torti che hanno patito allora. Alcuni (altri dicono: tanti) contemporanei di quegli ebrei, anche fascisti e anche nazisti, potevano forse non conoscere quei torti. Quando fu liberata Dachau, gli americani fecero uscire di casa gli abitanti di Monaco e li condussero dentro il Lager, a vedere i morti e i morenti, e chiamarono Hitchcock a filmare il pellegrinaggio. Si vedono tedeschi e tedesche guardarsi sbalorditi, con l’aria di dire: «Mai sapute queste cose». Oggi però quelle cose si sanno. Chi non le sa, è colpa sua. Se i due giovani teppisti veneziani non le sapevano, leggere quei libri fa loro bene. È come, per un’infezione, prendere antibiotici.Il secondo episodio stava sui giornali ieri, mentre scrivevo. È accaduto a Monselice, sui Colli Euganei. Qui tre ragazzini (due marocchini minorenni e un 18nne italiano, il capo) picchiavano e torturavano i ragazzini più piccoli di loro, quando li trovavano da soli nei giardini pubblici. «Perché?», han chiesto i carabinieri. «Per noia», ha risposto uno. Ma un altro: «Per finire su YouTube». È probabile che la risposta vera sia la seconda. La piccola gang sparava pallini con una pistola ad aria compressa sul sedere dei coetanei, e filmava la scena, per mostrarla su YouTube. Adesso piagnucolano davanti ai carabinieri. Il primo pensiero è: metterli su YouTube così piagnucolanti. Imparerebbero che c’è gloria e gloria, una da cercare e una da fuggire. Ma il fatto è che siamo noi a insegnargli il loro comportamento. I giovani imparano da noi che "comparire" è importante, per comparire si fa qualunque cosa. Ci sono adulti che, pur di comparire, son disposti a corruzione, prostituzione, pornografia. Girano un sacco di opere, libri film eccetera, che di artistico non hanno niente, ma fanno chiasso, se ne parla, quindi fanno soldi, perciò sono imitate. È facile punire i piccoli teppisti, difficile è smettere di premiare i grandi teppisti.