Opinioni

L'analisi. Tappe di uno stesso viaggio da pellegrino disarmato

Mimmo Muolo sabato 13 settembre 2014
​Proprio mentre si accinge a visitare uno dei luoghi simbolo della memoria recente dell’Europa e del mondo, il Papa fissa un’altra tappa nel suo già intenso programma di viaggi. L’annuncio che Francesco si recherà in Turchia negli ultimi giorni di novembre, dato ieri dal portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, va così ad aggiungersi alle visite a Tirana (21 settembre) e a Strasburgo (25 novembre) e agli itinerari più lunghi che porteranno il Pontefice nello Sri Lanka e nelle Filippine a gennaio; e negli Stati Uniti e probabilmente all’Onu nel corso del 2015. Dall’odierna celebrazione nel sacrario militare di Redipuglia parte così un percorso, quasi un pellegrinaggio unico in più momenti, che ha come stella cometa la convivenza tra i popoli, il rifiuto della guerra, il dialogo e il rispetto tra le diverse religioni. In una parola la pace. E se Redipuglia costituisce il momento della memoria dolorosa dell’«inutile strage» di 100 anni fa, per ribadire al mondo che altrettanto inutile è ogni guerra di ieri e di oggi, le altre tappe del «pellegrinaggio» aggiungono a questa verità centrale ognuna un elemento complementare ma non meno importante. L’Albania con la sua testimonianza di una convivenza possibile tra religioni diverse, il Parlamento europeo di Strasburgo come incoraggiamento a rendere sempre più fecondo e secondo le intenzioni dei fondatori quel disegno di integrazione europea che, nato non a caso dopo l’altra e più atroce follia della Seconda guerra mondiale, ha assicurato al continente il periodo più lungo di pace e di prosperità della sua storia. L’Onu per la sua valenza di parlamento dei popoli e camera di compensazione (anche se non sempre con esiti compiuti) delle tensioni che si accendono nelle diverse regioni della Terra. Sri Lanka e Filippine come continuazione del discorso asiatico iniziato in Corea. E la Turchia per il dialogo interreligioso con l’islam da un lato e i rapporti ecumenici con l’ortodossia dall’altro. Anche se il programma non è stato definito, Francesco dovrebbe recarsi ad Ankara e ad Istanbul per rispondere al duplice invito del governo e del patriarca Bartolomeo. Ma è chiaro che sullo sfondo del viaggio c’è anche e soprattutto la situazione incandescente del Medio Oriente, dato che la Turchia – allo stesso tempo Paese musulmano con notevoli incertezze sul piano dei diritti umani (libertà religiosa in primis) e membro della Nato che vorrebbe entrare nella Ue – confina con la Siria e ha rilevanza strategica per l’intera regione. Tuttavia, Francesco non si muove in base a calcoli geopolitici, ma è spinto dall’unico desiderio di annunciare Cristo, vera pace. Ciò che è particolarmente evidente nell’odierno avvio di questo singolare itinerario. Si parte con la preghiera. Dapprima silenziosa, quando subito dopo l’arrivo il Papa si recherà in forma privata nel sacrario austro-ungarico. E poi corale con la Messa (cui presenzieranno il premier Matteo Renzi e 10mila fedeli) sulla spianata davanti a Redipuglia. Una partenza che indica la direzione di marcia e infonde speranza a tutto il cammino.