Opinioni

Il direttore risponde. Steve Jobs, la mela e il Buon Dio

sabato 8 ottobre 2011
Caro direttore, colpisce la serenità con la quale Steve Jobs ha vissuto e affrontato la malattia. Fino ad agosto è stato in prima linea nella sua Apple, azienda icona che aveva fondato, dalla quale era stato poi licenziato e che aveva contribuito a far rinascere dopo essere stato richiamato quando questa stava per fallire. E tutti sappiamo cos’è diventata oggi Apple. Credo che la sua idea di tecnologia fosse soprattutto quella di essere utile all’uomo. Il fatto che i suoi prodotti siano facili da utilizzare e molto belli, oltre che utili, penso si possa interpretare come una prova della verità della frase «La bellezza salverà il mondo». È passato alla storia, e anche Avvenire l’ha infatti ricordato, il suo famoso discorso tenuto nel giugno 2005 ai neolaureati dell’Università di Stanford concluso con il l’insolito augurio:«Stay hungry, stay foolish…» (Siate affamati, siate folli). Questa frase mi ricorda l’augurio rivolto dieci anni prima da don Giussani ai giovani al Meeting di Rimini: «Vi auguro di non essere mai tranquilli…». È stato un genio visionario, ma molto pratico. Chissà, magari oggi sarà festa grande in Paradiso. E allora mi immagino il Buon Dio che accoglie Steve Jobs e gli dice: «Grazie a te ho fatto pace con la mela... Dai tempi di Adamo ed Eva mi dava un po’ da fare...». Pino Micele, Reggio Emilia
Mela dopo mela, i suoi Mac mi fanno felice compagnia da molto tempo e, dunque, lo dico subito, quando parlo di Steve Jobs non sono “neutrale”.Ho sempre considerato quest’uomo un amico, per i regali che (sia pure mai gratis) mi ha fatto. Jobs era assai riservato riguardo alla sua sfera – personale e familiare – più “intima”, ma so che non era cristiano e che aveva manifestato la sua vicinanza al buddismo. Credo con san Paolo e con lei, caro signor Micele, che un uomo giusto è un uomo giusto. E mi hanno insegnato che la buona legge che è scritta nel cuore di un uomo giusto fa stare in pace, e nella pace, del Buon Dio. Ma, gliel’ho detto caro amico, io non sono “neutrale”. E l’unico giudice che conta è Lui.