Opinioni

Secondo noi. Spagna all'attacco della Settimana Santa: proposta offensiva

domenica 20 marzo 2011
La creatività di chi ragiona secondo le tetre categorie del pensiero politicamente corretto non conosce il limite del rispetto e della vergogna, quella elementare autodisciplina che suggerisce di fermarsi un attimo prima di rendere ufficiale un’idea tanto bislacca quanto offensiva. Per fortuna, il senso comune della gente è ancora abbastanza consapevole di sé da costringere a precipitose retromarce i più o meno improvvisati ideologi della spocchia relativista che – guarda caso – ha sempre di mira cultura e tradizioni religiose. A José Marìa Barreda, presidente della Castiglia La Mancia – la regione spagnola attorno alla capitale Madrid, non proprio un piccolo distretto periferico –, chissà com’è saltato in mente di cambiar nome alla Settimana Santa con circolare su carta bollata, ben sapendo che alla religiosità iberica i giorni verso la Pasqua sono particolarmente cari. Barreda, socialista zapateriano di plumbea osservanza, ha tentato di estirpare dal calendario scolastico la definizione cristiana associata alle vacanze pasquali per introdurre un gelido concetto da rivoluzione francese. Il «Riposo fra il secondo e il terzo trimestre» non solo è ridicolo e imbarazzante, ma spietatamente ideologico: un arrogante esperimento verbale destinato alla spazzatura dell’intolleranza post-moderna.