Opinioni

«Sono orgoglioso di ciò che l'Italia fa per Alfie». Lo siamo in tanti

martedì 24 aprile 2018

Caro direttore,
oggi, lunedì 23 aprile 2018, è accaduta una cosa strana, e stupefacente. Per i ministri Angelino Alfano e Marco Minniti, Alfie Evans è cittadino italiano. La presidente dell’Ospedale pediatrico Bambin Gesù vola all’Alder Hey Hospital di Liverpool. Il Papa la invita a lottare per portare Alfie in Italia. La Corte europea dei diritti dell’uomo fa sapere che non interverrà, e l’esecuzione del bambino è nuovamente sospesa. Si avvicina un incidente diplomatico? Non saprei. Oggi sono frullato e sfinito dalle cose da fare, che scendono a pioggia come i cubetti polimorfi del tetris nell’ultima fase di gioco. A suo tempo, per una iniziativa simile, il presidente Napolitano negò una firma, ed Eluana Englaro morì. Ma se la cronaca concitata di oggi corrisponde alla verità dei fatti, per la prima volta da tantissimo tempo, forse da sempre, in questa battaglia di civiltà e per la vita, è accaduta una cosa che mi ha profondamente sorpreso e commosso: perché oggi mi sento orgoglioso di essere italiano.

Livio Podrecca Piacenza

Anch’io, caro avvocato Podrecca, sono orgoglioso di ciò che ha fatto il governo Gentiloni che sta accompagnando questa fase di transizione e, grazie alla iniziativa di Alfano e Minniti, si è concesso qualcosa che non possiamo proprio catalogare come ordinaria amministrazione. E sono sicuro che con lei e con me lo siano in tanti. Ovviamente, poi, posso rassicurarla, consolando la sua elegantemente polemica incredulità: certo che è vera la cronaca di ieri sul doloroso caso di Alfie Evans, malatino inglese che una dura, dura legge pretende di dare per morto. Così come sono state vere le tormentate, amare e a tratti luminose cronache della battaglia ingaggiata dalla sua famiglia. Cronache vere, verissime per quanto sinora snobbate dagli altri grandi giornali italiani persino quando papa Francesco ha fatto ripetutamente e delicatamente parlare gesti e parole... Vedremo domani che cosa accadrà, visto che ormai anche il mondo delle nostre Istituzioni sussulta per questo figlio fragilissimo e per i suoi genitori e che la sanità di Sua Maestà britannica e la giustizia d’Oltremanica ed europea sono definitivamente messe in punto di reputazione. Ma non importa, mi creda, che titoli ci saranno, importa che cosa si farà per Alfie sino a quando l’amore, la fede e la scienza sosterranno la sua vita e la speranza.