Opinioni

Pace, parità, rifugiati, ambiente. Sette priorità per l'Onu più vicina ai cittadini

María Fernanda Espinosa martedì 13 novembre 2018

Quando sono stata eletta Presidente dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, ho promesso di rendere l’Onu più rilevante e accessibile a tutti. Non posso fingere nemmeno per un istante che questa sarà un’impresa facile. Tuttavia, è essenziale rivolgerci soprattutto ai giovani e il nostro compito non potrebbe essere più chiaro. Dobbiamo informarli su ciò che fanno le Nazioni Unite; coinvolgerli e ascoltare le loro idee e le loro soluzioni, poiché nessuno ha il monopolio della saggezza. Quando le persone si identificano con gli impegni assunti dai loro leader nelle sedi multilaterali, il sostegno politico per la loro attuazione è assicurato. L’entità del compito è diventata più chiara nella mia prima intervista da Presidente in un programma televisivo, in cui uno dei temi principali trattati non è stato il cambiamento climatico, ma come la congestione del traffico, causata dall’Assemblea Generale a Manhattan, avrebbe potuto scombussolare le giornate dei newyorchesi. Tralasciando la congestione del traffico, voglio riflettere su ciò che abbiamo raggiunto e dare uno sguardo alle sfide future. Mi piace descrivere l’Assemblea Generale come un 'Parlamento del mondo'.

Quest’anno, 77 capi di Stato e 44 capi di Governo hanno partecipato all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Tutti i 193 Stati membri e tre Stati osservatori/enti hanno preso la parola. Ogni Paese, grande o piccolo, ha un seggio, un microfono e un voto. Ho incontrato di persona i leader di 50 Paesi, tra cui 7 donne capi di Stato e di Governo. Questo potrebbe non far notizia, ma ciò che ho trovato più interessante durante i miei incontri con i leader mondiali sono stati gli argomenti affrontati, argomenti come il cambiamento climatico, la risoluzione dei conflitti, il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile e l’importanza vitale del multilateralismo. Sfrutterò ogni occasione per sostenere gli accordi internazionali che abbiamo negoziato e che sono stati realizzati grazie alla cooperazione di tutti gli Stati membri. A livello mondiale, con l’approvazione di circa 3.300 accrediti stampa, l’Assemblea Generale ha riscosso un enorme interesse mediatico.

Poiché una delle mie sette priorità è la parità di genere, sono stata lieta di aver avuto l’opportunità di incontrare delle donne leader mondiali e alcune delle 44 donne ambasciatrici degli Stati membri presso le Nazioni Unite. A mio parere, il momento clou della settimana scorsa è stato il Mandela Peace Summit, per celebrare i 100 anni dalla nascita del figlio più famoso del Sudafrica, Nelson Mandela. Personalmente, sono stata anche molto colpita dalla cerimonia per commemorare la morte dell’ex Segretario Generale, Kofi Annan, e rendo omaggio al suo lavoro per la pace e lo sviluppo. Ho preso parte ad una cerimonia di alto livello per la firma e la ratifica del Trattato per la proibizione delle armi nucleari. Sette paesi (Antigua e Barbuda, Benin, Myanmar, Brunei, Guinea-Bissau, Timor Est e Seychelles) lo hanno firmato e quattro (San Marino, Vanuatu, Samoa, Gambia) lo hanno ratificato. È stato un momento importante per il multilateralismo e per il disarmo.

Abbiamo avuto anche due dichiarazioni finali molto importanti che sono state approvate per migliorare le condizioni di salute di milioni di persone; una riguardante gli impegni presi per porre fine alla tubercolosi, una malattia che potrebbe essere curata e prevenuta e che uccide ancora 1,6 milioni di persone ogni anno. Una seconda dichiarazione è stata adottata per contrastare le malattie non trasmissibili. È fondamentale sapere che oltre il 70% dei decessi oggi è causato da malattie non trasmissibili come il cancro e il diabete. Ora dobbiamo adottare tutte le misure necessarie per far sì che questi decessi, peraltro prevenibili, non si ripetano più.

Ho partecipato anche ad altri eventi in cui abbiamo previsto e pianificato ciò che abbiamo chiamato Road to Marrakesh, una conferenza internazionale in Marocco, a dicembre, in cui verrà adottato il Global Compact per una migrazione sicura, ordinata e regolare. Studiare un nuovo accordo globale per i migranti e i rifugiati è una delle mie principali priorità. Ho avuto anche il privilegio di partecipare ad un incontro sullo sviluppo economico e sulla migrazione in Africa. Ho parlato ad altri eventi come, ad esempio, al 'Gruppo dei 77' Paesi in via di sviluppo + Cina (G-77 + Cina), l’Asean, gli incontri sui Paesi meno sviluppati, Caricom (Comunità caraibica), Paesi a reddito medio e paesi in via di sviluppo senza sbocco sul mare.

Guardando al futuro, le mie sette priorità, che sono state scelte nel corso delle consultazioni con gli Stati membri, saranno il motore che guida la nostra agenda. Del resto, i discorsi tenuti al dibattito generale sono stati di grande aiuto. Queste priorità sono: parità di genere, migrazione e rifugiati, dignità del lavoro, persone con disabilità, piano di azione ambientale, gioventù, pace e sicurezza e il rilancio delle Nazioni Unite. Molte di queste priorità combaciano l’una con l’altra e intendiamo attuarle grazie a campagne e azioni speciali, come ad esempio una campagna globale partecipativa volta a ribaltare il trend dell’inquinamento plastico, compresi gli 8 milioni di tonnellate di plastica che si disperdono nell’oceano ogni anno. Il successo di ognuna di queste dipenderà non solo dal sostegno dei leader mondiali, ma anche dalla società civile e dai singoli cittadini in tutto il mondo.

Presidente dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite