Opinioni

Entropia e virtù privata e pubblica. Oggi più che mai serve l'esempio

Leonardo Becchetti domenica 18 agosto 2019

In questi giorni convulsi di crisi di governo e di rovente dibattito estivo sulla politica, sono affiorate più volte nelle cronache le fotografie totalmente opposte e stridenti che raccontano le vacanze di politici del oggi e di ieri. In tanti anni non sono cambiati solo i politici, sono cambiati e molto i "costumi" (da intendersi in senso sia letterale sia metaforico) e con essi la nostra società. La vita umana può essere una leggera passeggiata in salita che ci porta verso panorami mozzafiato mentre la percorriamo agevolmente se bene allenati, o una discesa molto attraente che spesso conduce verso burroni e precipizi.

Nella salute fisica come in quella affettiva, sociale e spirituale esiste un principio di entropia, quello che governa i sistemi chiusi garantendone l’equilibrio non l’equità e la bontà. La stasi, la sedentarietà è una "malattia", ammonisce oggi l’educazione ai corretti stili di vita e, se non facciamo movimento o non ci "alleniamo" con un certo impegno (l’allenamento funziona se è minimamente faticoso), il fisico tende a deperire. Lo stesso accade nella dimensione degli affetti, nella vita sociale e spirituale (non a caso un genio come sant’Ignazio ha inventato gli esercizi spirituali che sono diventati strumento di formazione per tutta la cristianità e non solo). Insomma, e rispettivamente, senza l’esercizio della virtù fisica, affettiva, sociale e spirituale il fisico, la capacità di costruire e coltivare relazioni, il senso civico e la vita interiore si rattrappiscono e avvizziscono. Senza allenamento e impegno costante non saremmo neppure capaci di esercitare una piccola virtù come quella di alzarci la mattina dal letto con una certa celerità per raggiungere in tempo la scuola o il lavoro.

Nelle società del passato, la cultura e le norme sociali erano tutte saldamente allineate in questa direzione e, con esse, i messaggi provenienti da famiglia, Chiesa e società. L’ascesi, la ricerca della virtù era l’imperativo morale e la tensione quasi naturale per le persone di quelle generazioni essendo anche munizione indispensabile per affrontare gli ostacoli di una vita molto più dura e difficile. Col tempo però alcune condizioni di contesto sono cambiate contribuendo a sgretolare progressivamente questo pilastro della nostra civiltà. Da una parte la vita, almeno come consumatori, è diventata enormemente più facile con l’accesso delle masse a una vasta gamma di beni di comfort disponibili a prezzi contenuti. Se non più necessaria per "conquistarsi" l’accesso a uno standard di vita di buona qualità la fatica della virtù è sembrata pian piano divenire per molti quasi un orpello e una fatica inutile.

Il progressivo indebolimento della centralità e della forza del messaggio religioso e della solidità delle famiglie ha ulteriormente indebolito due fonti tradizionali di stimolo all’allenamento affettivo, sociale e spirituale. Ed è così che molti giovani di oggi, precocemente esposti alle sollecitazioni dei media tradizionali e dei social, aspirano quasi istintivamente a diventare degli 'influencer' piuttosto che degli 'eroi', cercano cioè la scorciatoia più comoda possibile che è quella di diventare ricchi e famosi con il minimo sforzo necessario. La sfida chiave per una cultura umanamente sostenibile nel prossimo futuro sta nel dare nuove motivazioni (e nel rinnovare quelle antiche) allo sforzo dell’allenamento per una vita virtuosa nella dimensione privata così come in quella pubblica. Ci aiutano in questo le nuove evidenze sui fattori che rendono la vita soddisfacente e ricca di senso.

E le bellissime intuizioni di un economista geniale e non abbastanza valorizzato come Tibor Scitovsky autore della 'Società senza gioia'. Scitovsky inventa la distinzione tra beni di comfort e beni di stimolo. I primi (tra i quali possiamo includere tutti i tipi di dipendenze) producono eccitazione ed euforia a breve, ma creano dipendenza e riducono le energie necessarie per raggiungere i beni di stimolo. Le vite di chi non riesce a uscire dalla trappola dei beni di comfort e ne diventa eccessivamente succube finiscono molto spesso in dei vicoli ciechi. I beni di stimolo invece sono quelli che producono appagamento e soddisfazione duratura, ma non sono raggiungibili se non dopo un congruo investimento.

Imparare una lingua, sviluppare delle abilità sportive o professionali, sviluppare passioni e impegno civico e sociale, crescere nella vita spirituale sono beni duraturi che ci fanno compagnia nella vita dando senso e ricchezza alla stessa ma, per poter essere goduti e raggiunti, richiedono fatica, impegno, investimento e sforzo. Il fondatore dell’economia civile Antonio Genovesi e il sociologo Mauro Magatti ci ricordano infine che la generatività, ovvero la capacità dei propri percorsi di vita di incidere positivamente sulle vite altrui e di creare relazioni di qualità, è la chiave della soddisfazione e ricchezza di senso della vita. Se vogliamo uscire dalla legge dell’entropia, che sembra oggi prevalere, l’unica via percorribile è trasmettere il fascino e il valore dei 'beni di stimolo', non solo a parole ma attraverso l’esempio di una vita virtuosa e generativa.

Una responsabilità che grava in modo speciale su chi esercita ed eserciterà ruoli di leadership. È questo un metodo profondo ed essenziale per la rinascita umana, sociale, politica e economica del nostro Paese.