Opinioni

La legge-bavaglio. Aborto: gli effetti della norma liberticida varata a Parigi

Gian Luigi Gigli* sabato 10 dicembre 2016

Caro direttore,
salvo improbabili rovesciamenti nella Commissione bicamerale incaricata di comporre le differenze tra il testo approvato dall’Assemblea nazionale e quello uscito dal Senato, presto in Francia chi si opporrà all’aborto rischierà due anni di prigione e 30mila euro di ammenda. L’aborto in Francia è stato legalizzato nel 1975 ed è gratuito dal 1982. Nel 1993 la legge Neiertz ha introdotto il delitto di «ostacolo all’Ivg», mentre la legge del 4 luglio 2001 ha trasformato l’aborto in diritto, estendendo il concetto di ostacolo all’Ivg dalle minacce e dagli atti di intimidazione già sanzionati alla nozione di «pressioni morali e psicologiche». Con la legge del 4 agosto 2014 sono state sanzionate anche le azioni che mirano a ostacolare l’accesso alle informazioni nelle strutture che praticano l’Ivg.

Come i quasi 200 deputati firmatari orgogliosamente rivendicano nella relazione di accompagnamento, con la nuova legge si vuole ora colpire quanti si ostinano a dare informazioni alle donne, soprattutto a mezzo Internet, per «indurre deliberatamente in errore» rispetto alla 'verità di Stato' sull’aborto. Ci si propone in particolare di bloccare i siti che propongono numeri verdi d’informazione o che fanno riferimento a centri di ascolto e di aiuto, in quanto questi siti «sviano chi naviga in Internet da una informazione affidabile e oggettiva» (quella abortista dello Stato).

Sulla base di queste considerazioni, la nuova legge sanziona quanti, in particolare su Internet, diffondono e trasmettono «affermazioni, indicazioni o presentazioni false e di natura tale da indurre intenzionalmente in errore, con intenti dissuasivi, circa la natura, le caratteristiche o le conseguenze mediche di una Ivg o di esercitare pressioni psicologiche sulle donne che s’informano su una Ivg». Se una legge simile passasse in Italia, dovrebbe chiudere Sos Vita, la struttura che per 24 ore al giorno, 365 giorni all’anno, ascolta le donne in difficoltà sul numero verde telefonico e sul sito Internet. Dovrebbe anche chiudere il sito ufficiale mpv.org così come quello prolife.it.

Dovrebbero chiudere pagine Facebook e indirizzi Twitter. Soprattutto, non nascerebbero più quei 12mila bambini all’anno che sono frutto della proposizione di alternative all’aborto da parte delle strutture del Movimento per la Vita italiano. Dovrebbero chiudere, infatti, gli oltre 350 Centri di Aiuto alla Vita operanti sul territorio nazionale, visto che ogni incoraggiamento a tenere il bambino potrebbe essere qualificato come «pressione psicologica e morale». In una parola, verrebbe silenziata la voce di chiunque affermi una visione diversa dalla verità di Stato e che proponga alternativa all’aborto alle gestanti in difficoltà. La traslazione all’orizzonte italiano ci aiuta a comprendere la valenza liberticida di questa legge. Come ha efficacemente rammentato il presidente della Conferenza episcopale di Francia, questa legge mette in causa i fondamenti stessi dello Stato liberale e particolarmente la libertà di espressione «che non può essere a velocità diverse secondo i soggetti».

Essa crea inoltre un pericolosissimo precedente per la libertà della rete, tanto più grave perché riguardante la libertà di coscienza. Se l’égalité è sempre stata un miraggio e la fraternité poco più che un richiamo a un generico 'volemose bene', anche la liberté della famosa triade verrebbe meno con questa legge-bavaglio, essendo evidente che essa porta ai princìpi democratici una minaccia degna del pensiero unico di uno Stato totalitario, estensibile poi ad altri temi eticamente significativi, per esempio con le leggi contro l’omofobia. Insieme alla libertà democratica viene umiliata però la libertà stessa delle donne che intendono abortire, visto che l’accesso alle informazioni è la base stessa di una scelta pienamente libera e consapevole. Secondo la nuova legge, infatti, alle donne che «s’informano su una Ivg» dovrebbe essere evitato l’accesso a informazioni diverse da quelle compatibili con la morale relativista dello Stato laicista, scopiazzando i canoni della disinformazione di antico stile sovietico.

Se la legge voluta dai socialisti francesi passasse definitivamente, e con essa il tradimento del diritto fondamentale di esprimere le proprie opinioni, si inoculerebbe nel tessuto europeo un virus non meno pericoloso dei muri che qualcuno sogna di erigere tra gli Stati, dando spinta a chi ormai sente soffocante l’aria che si respira in Europa. Sarebbe l’ultimo, avvelenato regalo del peggior presidente avuto dalla quinta Repubblica francese. Se non vogliamo che prima o poi questo germe attecchisca anche in Italia, è il momento per levare alta la protesta di quanti amano la libertà.

*presidente del Movimento per la Vita italiano