Opinioni

Dopo 20 anni c’è l’Anagrafe dell’edilizia. Scuole più sicure adesso basta alibi

Antonio Maria Mira sabato 8 agosto 2015
​«Meglio tardi che mai». Viene in mente subito questa frase per commentare il varo, finalmente, dell’Anagrafe dell’edilizia scolastica, prevista da una legge del lontanissimo 1996. Sempre rinviata per quasi vent’anni. Eppure, come ripetuto e straripetuto in questi quattro lustri, si tratta dello strumento indispensabile per conoscere la "salute" delle scuole dove ogni giorno portiamo i nostri figli. Dove li accompagniamo con fiducia. Ma dove non poche volte questa fiducia è stata tradita. Drammaticamente tradita. L’Anagrafe non solo fornirà le informazioni sulla sicurezza degli istituti scolastici ma permetterà di intervenire laddove è davvero necessario, di spendere dove è realmente utile. Strumento prezioso, dunque, soprattutto quando i soldi non sono molti, e anche ora che il Governo, con i piani per la "buona scuola" e per la "scuola sicura", sembra aver finalmente scelto di non finanziare più la sicurezza col contagocce. L’Anagrafe è anche uno strumento di trasparenza. Da lunedì ogni mamma o papà potrà leggere sul sito del Ministero lo stato di salute della scuola dei propri figli. Magari si tranquillizzerà, oppure si preoccuperà perché, almeno a leggere i dati nazionali forniti ieri, ancora troppe scuole mancano di certificati fondamentali come quelli "di collaudo statico", di "agibilità/abitabilità" o di "prevenzione incendi". Troppe davvero. Ma ora lo si saprà con certezza: una trasparente insicurezza. In tutti questi anni erano state le associazioni di volontariato, da Cittadinanzattiva a Legambiente, a supplire ai ritardi dello Stato fornendo ogni anno preziosi rapporti sulla sicurezza nelle nostre scuole. Documenti importanti, ovviamente, ma per forza di cose parziali. Oggi finalmente lo Stato adempie ai propri obblighi. Dunque, meglio tardi che mai. Peccato che sia davvero tardi per i 27 piccoli e per la maestra di San Giuliano di Puglia morti il 31 ottobre 2002 nel crollo della loro scuola, tardi per il giovane Vito Scafidi, morto il 22 novembre 2008 nel crollo del controsoffitto del Liceo Darwin di Rivoli. Scuole certamente insicure, le loro, ma senza alcuna Anagrafe (già attesa allora da 6 e 12 anni...) è toccato alle loro giovani vite sperimentarlo. «Una buona notizia, ma per noi è molto amara...», ci ha detto Antonio Morelli, papà di Morena, uno degli "angeli di San Giuliano". Come dargli torto. Nel corso dello straziante funerale Nunziatina, mamma del piccolo Luigi, così si era rivolta alle autorità: «A tutti chiedo una sola cosa: che le nostre scuole siano più sicure perché altre mamme e altri papà non debbano soffrire come noi». Sull’onda dell’emozione partirono piani straordinari per la messa in sicurezza. Fu molto lodevole l’impegno in questo senso della Protezione civile. Ma poi scattarono intoppi burocratici, assurde rivendicazioni di competenze e, mentre gli anni passavano, della sicurezza si è parlato sempre meno, e ancor meno dell’Anagrafe. E quando si parla poco anche i fondi svaniscono o si assottigliano. Poi un nuovo crollo, per fortuna senza lutti, ci ricorda la pessima condizione delle nostre scuole. Ma è la cronaca a dircelo. Ora finalmente arriva lo strumento tanto atteso. Bene. Non si può che plaudere all’iniziativa del Governo, dopo tanti esecutivi inadempienti. Ma ora non ci sono davvero più alibi. Se una scuola non ha il certificato di collaudo statico – quello che mancava (perché non poteva averlo) alla scuola di San Giuliano – si provveda rapidamente, senza risparmiare. Lo abbiamo detto e ripetuto ormai all’infinito: la vera "grande opera" è la messa in sicurezza del Paese, a partire dai luoghi più sensibili come sono le scuole, dove vive e cresce il nostro futuro. Lo strumento ora c’è, il Governo promette fondi e soprattutto controlli perché siano spesi davvero e bene. Solo così non sarà davvero tardi.