Opinioni

Il direttore risponde. «Dovremmo chiudere le paritarie...» Non c'è solo Stato o mercato

Marco Tarquinio lunedì 27 luglio 2015
Cro direttore,
 
ci risiamo! Una sentenza della Corte di Cassazione obbliga le scuole paritarie a pagare l’Ici e l’Imu anche se svolgono la loro attività educativa senza trarne alcun lucro. Evidentemente per quei giudici della Cassazione non svolgono alcun servizio pubblico. La mia proposta sarà drastica, ma forse è l’unica che potrebbe portare chi di dovere a più saggie valutazioni: proviamo a chiuderle tutte queste “scuole inutili” e accusate di evasione fiscale, ma proprio tutte, contemporaneamente, e lasciamo allo Stato il compito di arrangiarsi a trovare una soluzione per il milione e passa di scolari e studenti che le frequentano. Vorrei vedere come i partiti e i parlamentari che ragionano solo con (e per) ideologia riusciranno a trovare una soluzione che salvi i conti dello Stato, ma soprattutto la libertà di cui spesso (e solo a senso unico) si riempiono la bocca. Per certi signori la libertà è giusto quella che coincide con il loro modo di pensare!
Don Carlo Comi
 
Il servizio pubblico svolto dalle scuole paritarie non statali è stato finalmente riconosciuto con la legge Berlinguer, quindici anni fa. Sembra però destinata a restare una chimera la concreta riconoscenza per ciò che esse fanno per centinaia di migliaia di scolari e studenti con enorme vantaggio anche per le casse dello Stato (che risparmia circa 6 miliardi di euro all’anno, grazie a questa “gamba” del sistema di istruzione nazionale) e per garantire la libertà di scelta educativa delle famiglie che nel resto d’Europa è regola largamente e pacificamente riconosciuta. E quando sembra maturare una consapevolezza seria e diversa di questa ingiustizia, caro don Comi, ecco che un qualche evento – ancora una volta una sentenza... – riprecipita il dibattito nella voragine dei luoghi comuni più triti, tristi e deformanti: educazione confessionale, ricche rette, privilegi fiscali, inutilità pubblica della funzione svolta... Capisco, dunque, la sua amarezza. E provo a risponderle con una citazione, anzi un’autocitazione.
 
Più o meno quattro anni fa, era il settembre del 2011, l’allora direttore dell’"Espresso" Bruno Manfellotto mi invitò a scrivere un breve articolo per quel settimanale sulla questione delle tasse da imporre sulle attività educative e socio-assistenziali promosse dalla Chiesa cattolica nelle sue diverse articolazioni. Conclusi quell’articolo, ricordando che “tassare la solidarietà” generata dall’umanesimo concreto e dalla passione civile dei cattolici (come di tutte le altre organizzazioni senza fini di lucro comunque ispirate) era una pretesa insensata e autolesionista. Lo penso più che mai, oggi che la regolazione della materia si è fatta ancora più accurata e le attività “profittevoli”, da chiunque siano promosse, sono senza dubbio alcuno sottoposte a giusto regime fiscale. Ma, ecco il punto, l’ultima considerazione che feci, quattro anni fa, fu appunto sull’idea che lei torna a evocare. La chiusura secca di tutte le scuole paritarie cattoliche. «Chiunque altro – scrissi – risponderebbe con una serrata dimostrativa di almeno sette giorni delle proprie attività». E annotai che una simile botta «l’Italia non se la merita e non se la potrebbe permettere» e che «i cattolici, poi, non sanno neanche come si fa una serrata». Anche di questo sono ancora convinto, caro don Carlo. Ma mi rendo conto altrettanto bene che forti gruppi di interesse (ideologico, certo, ma pure commerciale) non vedono l’ora che le scuole paritarie cattoliche (e non profit) siano “serrate”. Credo che si sogni il momento in cui la libertà scolastica diventerà soprattutto e solo un business, un affare, e non il servizio alla comunità che noi concepiamo. E allora, magari, assisteremo al laico ritorno dei “liberisti” e scopriremo che la scuola paritaria non statale è “progressista”. Già, strangolare l’attuale scuola libera (e per tanta parte, grazie soprattutto ai cattolici, senza fini di lucro) a colpi di indifferenza e di tasse è possibile, purtroppo. E forse ci stanno riuscendo. Ma sono sicuro che, sino all’ultimo, i cattolici impegnati su questo fronte continueranno a fare il bene dei “loro” e nostri ragazzi e del nostro Paese. Anche qui, finché avremo idee, energie e voce, ci saremo. Anche a scuola, soprattutto a scuola, non c’è solo Stato o mercato.