Opinioni

Il direttore risponde. Scuole e docenti: come valutare la qualità?

martedì 2 marzo 2010
Caro direttore,scorrendo i giornali sono incappato nella notizia proveniente dagli Usa, dove in una scuola di Central Falls, alla periferia (povera) di Providence, nel Rhode Island, il sovrintendente all’istruzione ha licenziato in blocco tutto il personale dell’istituto (docente e non docente) a causa dei risultati insufficienti conseguiti dagli studenti, ampiamente al di sotto della media nazionale. Da tempo in Italia si discute di valutazione dell’efficacia dell’insegnamento. È recentissima la diffusione di dati che confermano la forte divaricazione geografica tra un Nord in cui le scuole bene o male funzionano e un Sud in cui spesso arrancano. Le carenze generalizzate dei nostri giovani nelle materie scientifiche è notorio. Ma sono anni e anni che sentiamo ripetere note dolenti, senza però che finora si sia riusciti ad avviare dei cambiamenti effettivamente risolutivi. La via americana è probabilmente troppo drastica per noi, ma non le pare che oramai sia indispensabile arrivare a qualche forma di valutazione del valore delle scuole e dell’efficacia del lavoro dei docenti?

Luigi Sarti

Le tutele di cui godono i dipendenti a tempo indeterminato sono nel nostro Paese molto forti, e diventano addirittura ferree se il datore del lavoro è lo Stato. Forse i nostri lettori ricorderanno l’episodio della dirigente scolastica di Villafranca Padovana, licenziata nell’agosto scorso dalla Direzione regionale, dopo anni di proteste dei genitori e ripetute ispezioni. Ebbene, è stato necessario reiterare il provvedimento perché la dirigente era stata reintegrata dal Tribunale del lavoro nello scorso novembre. La vicenda si è chiusa definitivamente solo pochi giorni fa, il 16 febbraio. Siamo quindi davvero all’estremo opposto rispetto agli Usa. Ovviamente ritengo che la strada per riqualificare la scuola, dove questa si mostra incapace di raggiungere risultati formativi accettabili, non può in alcun caso essere quella di procedere a un indiscriminato taglio di teste. Ma non ci si può neanche rassegnare allo status quo. Sono, insomma, dell’avviso che vadano finalmente adottate procedure trasparenti di valutazione delle scuole e dei docenti, superando ogni resistenza, più o meno corporativa. Qualcosa si è cominciato a fare; esiste infatti l’Invalsi (l’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione), impegnato in un programma di "Valutazione di sistema e delle scuole". Ma è un progetto che riguarda solo un gruppo limitato e volontario di scuole e i cui risultati «sono restituiti in modo riservato alle sole scuole partecipanti alla sperimentazione», come precisato nel sito dell’Istituto. Il fatto è che quei risultati non interessano solo i responsabili degli istituti coinvolti, ma anche – e forse soprattutto – studenti e famiglie. E certo non basta un progetto che riguarda «un campione significativo di scuole (circa 200)». Bisogna che si arrivi con ragionevole celerità a procedure che coinvolgano tutti gli istituti pubblici (statali e no), divulgando i risultati. È questo il primo passo, conseguito il quale si potrà ragionare sulle misure più efficaci per intervenire nelle situazioni che risultassero deficitarie e per proporre a modello e incentivare le esperienze più positive. Quanto tempo bisognerà ancora attendere per arrivarci?