Opinioni

Il direttore risponde. Sanzionare assenteismo e furbizie? È giusto, anche per difendere gli onesti

Marco Tarquinio sabato 24 ottobre 2015
Caro direttore, in questo periodo nei telegiornali non si fa che parlare di assenteismo nel lavoro pubblico (pur timbrando, poi i lavoratori se ne vanno a spasso). Giustamente essi vanno richiamati e sanzionati. Tuttavia mi chiedo, proprio a partire dalla mia esperienza personale, dove erano i loro superiori ovvero coloro che erano preposti al controllo delle presenze? Non ritiene che anche questi ultimi andrebbero puniti o quantomeno richiamati? La loro negligenza non procura forse danno pari a quello dei lavoratori assenteisti? Pietro Albergoni San Giovanni Bianco (Bg) Penso, caro signor Albergoni, che a ognuno tocchi la sua parte di responsabilità. E penso che le negligenze che svalutano il lavoro negli uffici e nei servizi pubblici siano imputabili sia ai dirigenti che dirigono poco e male sia ai dipendenti che non fanno il proprio dovere (e non dimentico di certo le storture prodotte dalle degenerazioni corporative – o, peggio, di camarilla – della sacrosanta tutela sindacale). Credo anche che l’«infedeltà» di chi non si impegna e serve nelle funzioni pubbliche di cui è incaricato con «disciplina e onore», secondo la bella immagine della nostra Costituzione, debba avere necessarie e serie conseguenze. Per la mia esperienza di cronista, e di cittadino, mi sento anche di dire che la pensa come lei e come me una davvero grande maggioranza dei lavoratori delle diverse amministrazioni pubbliche. I lavoratori onesti e coscienziosi – nel settore pubblico come in quello privato – sono sempre le prime vittime dei furbi, dei disonesti, dei senza coscienza. Vittime, anzi, due volte: per le ricadute sul loro lavoro quotidiano e per le dosi di ingiusto sospetto e persino di insulto che subiscono immeritatamente. Marco Tarquinio