Opinioni

San Benedetto, crolli materiali e morali. Un tempo (europeo) per ricostruire

Marco Tarquinio martedì 1 novembre 2016

Caro direttore,

l’Italia in questi giorni sta vedendo andare in polvere suoi preziosi monumenti, di grande significato storico-artistico, ma anche di immenso valore simbolico. Penso in particolare alla basilica di San Benedetto a Norcia. Visto il ruolo di San Benedetto e dei benedettini per il nostro continente, sarebbe importante che l’Europa comunitaria, attraverso i suoi competenti organismi, s’impegnasse coralmente per la ricostruzione di quella chiesa, «culla valoriale e culturale» delle nostre terre, dei nostri popoli, della nostra civiltà comune. Sarebbe un segno importante in questo tempo di crisi e di sospetti verso la nostra «casa comune» europea. Davvero un eloquente segnale...

don Andrea Vena, Bibione (Ve)

Caro direttore,

con la forte scossa del 30 ottobre 2016 è crollata a Norcia la basilica di San Benedetto, edificata sul luogo della sua casa natale. San Benedetto, fondatore dell’Ordine benedettino, è patrono d’Europa. Lui e i suoi monaci hanno avuto un ruolo importantissimo nella conservazione del patrimonio religioso e culturale del continente. Il crollo della Basilica dedicata a questo grande santo, dovuto a un evento naturale, potrebbe avere un altro livello di lettura per il suo forte simbolismo: l’Europa sta rinnegando le sue radici cristiane e aspira a diventare sempre più “laicista” rigettando i valori eterni della famiglia, della vera solidarietà e della cultura fondati sul cristianesimo e su un umanesimo genuini. Ora si tratta davvero di ricostruirla...

Pier Angelo Piai, Cividale del Friuli (Ud)

Gentile direttore,

debbo confessare che fra le drammatiche notizie che ci giungono dal cuore dell’Italia, ancora una volta sconvolto da una serie di scosse sismiche, il crollo della basilica di San Benedetto a Norcia è quella che mi ha più colpito, anche per la sua simbologia! San Benedetto da Norcia, fondatore del monachesimo occidentale, è uno dei patroni dell’Europa. Lo è perché dai monasteri benedettini, sparsi su tutto il territorio europeo, è partita la ricostruzione del tessuto civile e religioso europeo, dopo la rovinosa e sanguinosa caduta dell’Impero Romano d’Occidente. Benedetto XVI un giorno ebbe a dire che l’epoca che stiamo attraversando assomiglia molto a quella. Chi osserva l’attuale disastroso panorama sociopolitico e culturale del nostro continente, e lo raffronta con le immense luci che il passato ha saputo trasmetterci – compreso il preziosissimo e meraviglioso patrimonio culturale e artistico, ora minacciato dal terremoto –, non può non rimanere sgomento, anche perché le élite politiche, culturali e mediatiche, non sembrano più in grado di comprendere il significato profondo del grido che ci viene da quelle pietre che crollano. Esse ci dicono che senza il riconoscimento da parte degli Stati, perlomeno di una legge morale naturale da tutti riconosciuta, anche la «casa comune» europea è destinata a crollare. Ma quelle sante pietre ci mandano anche la Voce di Colui che ha detto: “Senza di me non potete fare nulla”! San Benedetto, ascoltando la voce di Cristo, e seguendolo, ha disseminato i suoi monaci ovunque nel continente, diffondendo cultura, ospedali, lavoro, scoperte, fraternità tra i popoli. Poi venne la drammatica divisione tra i cristiani, quella a Oriente e quella che ricordiamo in questi giorni a 500 anni dalla Riforma Luterana, le utopie e le ideologie con la sanguinosa Rivoluzione Francese, i totalitarismi del secolo scorso, e ora, più subdolo dei precedenti, ecco in atto il totalitarismo del pensiero unico, del relativismo, della rivoluzione antropologica del gender, dell’aborto di Stato e della futura eutanasia. Pensiamo davvero che su questa cultura di morte si possa costruire qualcosa di solido? Bisogna riscoprire Benedetto da Norcia e gli altri grandi santi, artisti, poeti e letterati, tornando a essere umili costruttori di un futuro diverso. Ci risveglieremo dal sonno stanco delle nostre anime?

Claudio Forti, Trento

Caro direttore,

il terremoto del 30 ottobre ha fatto crollare la basilica di San Benedetto a Norcia, e molto molto altro, purtroppo. Ogni ferita che si è aperta è grave, ma san Benedetto è il patrono d’Europa. Suggerisco all’Arcidiocesi di Spoleto, in cui sono ricomprese Norcia e gran parte della Valnerina terremotata, di avviare in collaborazione con i principali gestori telefonici europei una raccolta fondi con messaggini solidali per la ricostruzione. Proprio in ragione dei grandi numeri, anche solo con la raccolta di un euro per messaggio, si potrebbe fare molto. Tanti cattolici europei, data la valenza del patronato del Santo che travalica ogni confine nazionale, ma non solo loro, potrebbero rispondere positivamente. Magari davvero, con questi soldi si potrebbe ricostruire la basilica e gli altri edifici di valore storico-artistico della zona. E azione e risorse del Governo italiano si potrebbe concentrare soprattutto sulle case della gente. È solo una proposta...

Antonio Parillo, Chieri (To)

Lasciano il segno e fanno riflettere eventi sconvolgenti come il terremoto che sta flagellando da settimane e settimane il Centro Italia e che domenica scorsa, 30 ottobre, ha colpito con speciale durezza la Valnerina e il Maceratese, continuando a infierire anche sulle realtà laziali e umbro-marchigiane già piagate dalle scosse di fine agosto. Una riflessione che va oltre la contingenza, e che si può fare molto profonda. Le lettere che precedono queste righe sono state scritte sotto questo segno. Sono una parte dei messaggi che, in tante maniere, stanno arrivando in redazione per esprimere dolore, solidarietà umana, concreto impegno a fianco di chi è stato privato di tanto o persino di tutto dal sisma. Ringrazio questi amici lettori e invito tutti a usare con fiducia e generosità i canali solidali che la Chiesa italiana, soprattutto attraverso la Caritas, mantiene aperti per portare soccorso e conforto a persone, famiglie e comunità. Mi limito poi a una piccola sottolineatura, accompagnando le lettere che ho scelto proprio per la limpida intenzione costruttiva e ricostruttiva, in senso materiale e morale, che in vario modo le anima. San Benedetto, la sua figura, la sua visione, il suo coraggio cristiano e umano, il seme buono che la sua opera è stato ed è, sono una fonte di ispirazione e un monito serio e forte anche per noi e, in modo davvero speciale, nel nostro “tempo europeo” confuso e teso. Abbiamo davvero bisogno di una scossa costruttiva e ricostruttiva. Torno su quei due aggettivi perché la consapevole fatica che evocano e a cui chiamano è il gran compito che ci sta davanti. In Valnerina e molto al di là di quella suggestiva porzione d’Umbria.