Opinioni

Il direttore risponde. A Giuliano Ferrara un saluto da pagina 31

venerdì 22 gennaio 2010
Caro direttore,mi ha colpito vedere stamattina (21 gennaio) sulla prima pagina del Foglio il titolo di maggior risalto («Il diavolo a pagina 11») prendere di mira Avvenire. Ferrara sembra non aver digerito la sua scelta di pubblicare a pagina 11 dell’edizione del giorno precedente un commento – peraltro drasticamente avverso – alla candidatura di Emma Bonino alla presidenza della Regione Lazio. Ci dev’essere dell’altro, perché a me lettore normale e abbastanza attento quella scelta non aveva provocato alcun turbamento, anche perché l’argomentata linea critica di Avvenire nei riguardi dell’esponente radicale (e dell’acquiescenza del Pd nei suoi confronti) mi è apparsa in queste settimane assolutamente lineare e ferma. Mi ha viceversa sconcertato la scelta di Giuliano Ferrara di attaccare con tanta foga l’unico giornale che ha sempre tenuto la barra diritta sui temi della bioetica e della famiglia, difendendo i valori dell’antropologia cristiana. Spero che quella di Ferrara sia solo cecità transitoria: mi spiacerebbe che un incaponimento immotivato finisse per togliere intelligenza e acume alla sua lucida faziosità.

Sergio Seri

Che cosa Avvenire pubblica, e dove, e come, lo decide il direttore di Avvenire, caro Seri. Liberi tutti di giudicare, naturalmente anche i direttori di altri giornali. Persino quelli che «non s’impicciano più di tanto» – come dice di sé Giuliano Ferrara – ma poi lo fanno. E, ieri, il direttore del Foglio non s’è tenuto. Forse perché sa che noi di Avvenire lo stimiamo assai, e siamo convinti (e abbiamo anche scritto) che l’Elefantino straripa – quando straripa – solo per generosità, mai per secondi e cattivi fini. Ferrara nell’amicizia come nell’inimicizia sa infatti essere smisurato. E la dichiarata, totale, inimicizia per Emma Bonino e per i laziali di lei "amichi" lo sta portando a vedere connivenze e timidezze anche dove non ci sono state, non ci sono, né possono esserci. Che cosa è che ha, dunque, impressionato Ferrara? Che un intervento sulla candidatura Bonino a firma di Domenico Delle Foglie – portavoce di Scienza&Vita, direttore di Piùvoce.net e collaboratore nostro e di altri quotidiani – sia uscito in pagina politica, e non in prima pagina; dove altre, a mio giudizio, erano e sono le urgenze del momento. Saremmo per questo – noi di Avvenire e, per sovrappiù, la Chiesa italiana tutta – incerti e poco determinati nel valutare e dire. Ripeto: ognuno giudica, ma chi ci legge sa. Io, per quel che mi riguarda, sul contenuto della battaglia "fogliante" contro il senso politico e ideologico della candidatura (e della deriva) radicale del Pd e del centrosinistra nella regione di Roma nulla ho da eccepire, e figuriamoci... Sullo stile scelto in questo frangente da Ferrara per ridarle clamore, ovvero la critica frontale al giornale d’ispirazione cattolica, anzi al «giornale dei vescovi», qualcosina invece sì. L’ho detto e ripetuto già due volte: liberi tutti e sempre di giudicare quel che una testata mette in pagina. I direttori di giornale dovrebbero, però, sentirsi un po’ meno liberi di provare a dettare sulla propria "prima" temi, tempi, spazi, titoli e addirittura occhielli ai giornali d’altri. Non è una novità in questi vorticosi mesi lo spettacolo di un direttore (o un fondatore) che decide di tracimare, cercando di mettere mani e naso (stavolta solo una indignata proboscide) nelle redazioni idealmente dirimpettaie, sentenziando sugli altrui doveri d’informazione e d’opinione. Nessuna regola proibisce simili irruzioni. Ma io, per mia sensibilità e per i maestri del mestiere che ho avuto, continuo a pensare che certe regole uno se le debba dare. E da dare a Giuliano Ferrara ho solo un saluto amico e niente affatto irato, non certo la linea.Post Scriptum - Spero che il direttore del Foglio, che s’è stupito di trovare il 18 gennaio un intervento (anzi, stando a quel che scrive, addirittura il «diavolo») a pagina 11, non se ne voglia e non ce ne voglia di trovare queste righe a pagina 31. Se guarderà indietro, vedrà che nei giorni precedenti il caso Bonino è stato al centro – oltre che di interviste e cronache e lettere – di un’analisi di Pio Cerocchi pubblicata il 10 gennaio a pagina 10 e di due editoriali di Sergio Soave (il 9) e di Francesco D’Agostino (il 13) pubblicati a pagina 2. Il giornale noi lo facciamo così. Come anche lui (se appena ci pensa). E ogni pagina, ogni riga, conta.