Opinioni

Il direttore risponde. «Voto: una sintesi del meglio». Ma attenti al peggio

sabato 28 agosto 2010
Caro direttore,nella sua risposta a una lettera del comune amico Cesare Cavalleri, lei giustamente difende, contro la attuale legge elettorale, l’uso della preferenza. La preferenza permette al cittadino di decidere lui chi deve andare in Parlamento e diminuisce la prepotenza delle oligarchie di partito che fanno le liste. Lei ha ragione, ma non ha nemmeno del tutto torto Cesare Cavalleri quando denuncia il rischio che con le preferenze si possa tornare la traffico di voti e favori che ha degradato gli ultimi anni della Prima Repubblica. Esiste un’altra soluzione? Noi abbiamo presentato una proposta di legge (ricalcata in parte sull’ordinamento tedesco) che prevede che una metà dei seggi vengano assegnati con un collegio uninominale. I partiti sono così incoraggiati e quasi forzati a scegliere candidati che godano di una ampia popolarità, più ampia di quella che può garantire una clientela, anche estesa. L’altra metà dei candidati sono scelti su liste di partito come quelle attuali. I seggi sono ripartiti fra i partiti in modo proporzionale, ma la scelta dei candidati vincenti è (per una metà) fatta direttamente dagli elettori. Avremmo più rappresentanza autentica e meno potere delle segreterie di partito senza rischiare il ritorno al traffico delle preferenze. In Germania il sistema ha funzionato bene per più di sessanta anni. La preferenza è meglio del sistema attuale, ma il sistema che proponiamo è meglio anche della preferenza e tiene conto delle preoccupazioni di Cavalleri.

Rocco ButtiglioneLorenzo Ria

Conoscevo già, gentili onorevoli, la proposta della quale – da deputati dell’Udc – vi siete fatti portatori in Parlamento. Indica una delle strade percorribili per restituire ai cittadini un giusto ruolo nella selezione dei nostri parlamentari. Non so se sia la più adeguata, ma so che si rifà a un modello importante: quello che ha dato e dà ancora buona prova di sé in Germania. So anche, tuttavia, che nessun modello è perfetto e che ogni Paese (e ceto politico, e corpo elettorale) ha le sue particolarità. Così come so che i legislatori italiani sono chiamati a trovare una soluzione convincente al problema di come far esprimere al meglio la volontà popolare e rifondare il rapporto tra eletti ed elettori in troppe situazioni reso ormai evanescente dal pressoché totale potere di scelta esercitato da ben 16 anni (e non solo negli ultimi quattro…) dai vertici politici dei partiti. Mi limito, qui, a sottolineare che un eventuale matrimonio tra il sistema dei collegi uninominali e quello delle liste bloccate potrebbe unire il meglio dei due metodi di elezione (nessun traffico di preferenze, ancoraggio dei candidati al territorio), ma anche il peggio (mera ratifica da parte degli elettori delle scelte dei capipartito, candidati estranei alle realtà territoriali perché "paracadutati" in esse). Si obietterà: il secondo scenario è un processo alle intenzioni … No, purtroppo, è ciò che abbiamo sperimentato abbondantemente nelle legislature succedutesi dal 1994 in qua, votando – prima – prevalentemente candidati di collegio (designati senza primarie) e – poi – prevalentemente liste di eleggibili preconfezionate e intoccabili (per l’impossibilità di esprimere una nostra preferenza). Mi auguro, perciò, che iniziative come la vostra, cari onorevoli Buttiglione e Ria, e riflessioni utili apparse anche in questa pagina, come quelle di Cesare Cavalleri e del senatore del Pd Stefani Ceccanti, consentano di mettere bene a fuoco i punti chiave della questione e, soprattutto, di risolverla. Mi ripeto, me ne rendo conto, ma non riesco ad accettare l’idea di una democrazia nella quale un pieno e ben regolato potere di scelta dei cittadini sia un problema. Per andare avanti e tornare a credere nella buona politica la nostra gente chiede anche rappresentanti diretti, effettivi e capaci, non solo tutori preoccupati di un qualche, frenante, "non tornare indietro". Buon lavoro, e un cordiale saluto. (m.t.)