Opinioni

Ridate ai piccoli ogni cura. Accuse di corruzione nella sanità napoletana

Maurizio Patriciello giovedì 6 aprile 2017

Liste di attesa lunghissime, snervanti, scoraggianti. Questa è l’Italia, un Paese dove non consola molto che il Parlamento si concentri in questi mesi sul diritto a rinunciare alle cure... E dove pesa il caso serio della sanità campana, che da anni mostra le sue fragilità. A farne le spese sono sempre e solo i pazienti più poveri. Coloro che possono permetterselo ricorrono, invece, alla sanità privata o scappano fuori regione. Per tuti gli altri ci sono le lunghe notti di chi attende di essere chiamato per una visita specialistica o per essere operato. Davanti agli ammalati occorre togliersi i calzari. Una persona che soffre coinvolge la famiglia intera. È tutta la famiglia a portare il peso della croce, soprattutto quando il paziente è un bambino. Andrea Pio ha sei anni. Soffre di una rara e grave patologia. Da due mesi si trova in Inghilterra con i genitori e i due fratellini adolescenti.

Un disagio enorme, il papà senza più lavoro, i fratelli lontani dalla scuola e dagli amici, la casa chiusa a chiave. Pesano troppo queste croci per lasciarle sulle spalle dei soli genitori. Andrea Pio è un bambino stupendo, di grande fede, cosciente della gravità del suo male. Prega. Anche papa Francesco ha potuto vedere un video dove il piccolo intona la coroncina alla Divina Misericordia. I piccoli pazienti come Andrea Pio ci richiamano alle nostre responsabilità. A Napoli sono due gli ospedali che si occupano di loro: il Santobono e il Pausilipon. Per noi campani questi luoghi sono considerati sacri. Il dolore dei piccoli ci addolora, ci confonde, ci coinvolge.

Ci mette le ali ai piedi per tentare di poterlo debellare o, almeno, attenuare. Gesù nei Vangeli è stato sempre dolce e misericordioso. Solo due volte diventa severo: quando gli uomini insozzano il tempio del Padre suo «luogo di preghiera» e ne fanno una «spelonca di ladri« e quando gli scandalizzano i bambini: «Sarebbe meglio per loro se si mettessero al collo una macina da mulino e andassero a gettarsi in mare». Chi lucra sui piccoli pazienti rischia di meritarsi quelle due invettive. Il Santobono e il Pausilipon ci stanno a cuore. Molto. Troppo. La notizia che anche sul dolore innocente si facessro sporchi affari con la complicità di ammministratori e qualche dipendente è stata una pugnalata al cuore. Speriamo ancora che si riveli non vera.

Tra quelle mura tanti nostri bambini lottano per poter ritornare a ridere e giocare. Tanti genitori pregano e piangono. Tante volte i piccoli pazienti non ce la fanno e si trasformano in angeli. Le piccole bare bianche sono un grido lanciato verso il cielo. Un monito per tutti a fare meglio, a impegnarci di più, a non lasciare soli i genitori, a continuare a credere che la morte non è l’ ultima parola. In questi anni ne abbiamo visti tanti di bambini volati in cielo insieme ai palloncini bianchi. Davide, sette mesi; Giovanni, cinque anni; Antonio, nove anni; Luciano, sedici anni… È duro fare ritorno a casa con il cuore a lutto e senza il figlio in braccio. È dura dover riprendere il cammino senza cedere allo scoraggiamento,e non ci si abitua mai.

Alla corruzione,invece, abbiamo fatto il callo. Purtroppo. Sembra una maledizone dalla quale non riusciamo proprio a liberarci. Una vipera velenosa al cui morso non sappiamo sottrarci. È proprio vero che «diavolo entra per le tasche» come dice papa Francesco. Lucrare sulla sofferenza dei bambini, però, è semplicemente vergognoso. Chiunque abbia ceduto alle lusinghe della sirena maledetta ha sbagliato di grosso. No, non sono i ladri a rendere insonni le mie notti. I ladri li troveremo fino alla fine del mondo.

Mi spaventa invece – e tanto – il cinismo, l’egoismo, la mancanza di pietà. Mi spaventa la cecità che non ci permette di vedere nei bambini ammalati il volto di Cristo crocifisso davanti al quale piegare il capo e le ginocchia. Non vogliamo anticipare i processi. Siamo garantisti. Se un solo euro destinato ai piccoli pazienti, però, è stato deviato altrove, anch’io prego e spero che i corrotti abbiano un rigurgito di umanità e, spontaneamente, lo riportino indietro. Tra tante cose l’ Italia necessita anche di questo. Che chi ha sbagliato abbia il coraggio di confessarlo pubblicamente e pubblicamente chiedere perdono. Non per essere messo alla gogna, ma per ritornare a essere finalmente uomo e infondere speranza nelle nuove generazioni.